“Operazione Good”: produzione e spaccio di droga, 9 misure cautelari

Questa mattina, nel Reggino, i militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 9 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di produzione, detenzione, cessione di sostanze stupefacenti e porto e detenzione abusiva di armi comuni da sparo.

L’operazione, denominata “Good”, giunge ad esito di una complessa attività d’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova.

In particolare, le investigazioni sono state avviate nel gennaio del 2021, quando, nel corso di un controllo in strada, i militari della Stazione di Nicotera Marina hanno fermato due minorenni provenienti dalla piana di Gioia Tauro, trovandoli in possesso di alcuni grammi di marijuana. I successivi accertamenti hanno permesso di risalire all’identità di uno degli odierni indagati, ritenuto responsabile di aver ceduto lo stupefacente ai due sedicenni.

Il quadro indiziario ha permesso quindi di raccogliere un dettagliato scenario probatorio e di identificare i responsabili negli odierni destinatari della misura cautelare. Fra questi, un intero nucleo familiare, originario di Anoia, i cui componenti, sulla base delle valutazioni del gip, si sarebbero resi autori di almeno 30 episodi di cessione, acquisto o detenzione di sostanze stupefacenti di varia tipologia, in particolare marijuana e hashish.

In ordine all’ipotesi d’accusa formulata, gli stessi sono stati anche ritenuti responsabili di aver detenuto armi comuni da sparo, precisamente due fucili e una pistola, alcune delle quali portate lungo la pubblica via. Due degli indagati, inoltre, sulla scorta delle risultanze investigative, si erano anche vantati di avere fatto, nella notte di Capodanno del 2021, il tiro al bersaglio contro la segnaletica stradale in contrada Tubà, frazione di Anoia dove dimorano i catturati.

I numerosi fotogrammi raccolti nell’ambito dei vari servizi di osservazione svolti, hanno permesso al gip di ricavare il proprio convincimento circa il riconoscimento dei principali indagati, quali responsabili della realizzazione della piantagione di canapa indiana scoperta dai carabinieri a giugno 2021, in contrada Tubà .

Pertanto sulla scorta degli elementi raccolti il gip ha emesso l’ordinanza con la quale è stata disposta la custodia in carcere per due degli indagati, gli arresti domiciliari per altri cinque e l’obbligo di presentazione alla pg per i restanti due.

'Ndrangheta, operazione “Saggio compagno”, eseguiti 5 ordini di carcerazione

Nel corso della notte, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova hanno dato esecuzione all’ordine per la carcerazione disposto dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti di 5 imputati dell’operazione “Saggio Compagno”, indagine che, fra il dicembre del 2014 ed il gennaio del 2015, aveva portato a due retate finalizzate alla disarticolazione della “locale” di Cinquefrondi, cosca operante in tutta la piana di Gioia Tauro ed attiva nel traffico di sostanze stupefacenti e nel contrabbando di armi da sparo.

I Carabinieri coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, avevano infatti dato esecuzione a tre provvedimenti restrittivi nei confronti rispettivamente di 36, 29 e 19 persone, ad esito di un’attività investigativa che ha permesso di documentare come i vertici delle famiglie “Forigilio” “Petullà” e “Ladini” sarebbero riuscite, grazie alla forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e omertà che ne derivavano, ad imporre il loro volere sul territorio dei comuni di Cinquefrondi e di Anoia, assicurandosi anche il controllo del fiorente settore degli appalti boschivi e di ogni attività ad esso strumentale. A far luce sulle dinamiche della cosca erano state le dichiarazioni di un intraneo al sodalizio poi divenuto collaboratore di giustizia, che, grazie alle sue dichiarazioni, aveva permesso di dare luce sulla strategia e gli obiettivi di un presunto 'ndranghetista, associato alla carica del "Vangelo" e indicato quale boss di Cinquefrondi. In pochi anni, l’uomo avrebbe scalato le gerarchie della ‘ndrangheta e, forte di un vero e proprio esercito di picciotti, avrebbe dato vita ad una sua ‘ndrina, destinata a guadagnarsi fama per la spudoratezza delle modalità di azione, come poi riscontrato dalle stesse indagini dei carabinieri all’esito delle quali sono stati contestati reati particolarmente gravi, fra cui estorsione, detenzione abusiva di armi, furto aggravato, ricettazione, favoreggiamento personale, danneggiamento seguito da incendio, violazioni delle disposizioni per il controllo delle armi, armi clandestine, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tutti fatti aggravati dal metodo mafioso. L’operazione aveva anche portato al sequestro di beni mobili, immobili, attività commerciali e rapporti bancari per un valore di circa 500 mila euro.

Con l’odierno provvedimento, si è così giunti al capolinea dell'iter giudiziario. A nulla, infatti, è valso il ricorso in Cassazione avanzato a seguito della sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Gli ermellini, infatti, si sono pronunciati il 12 novembre scorso, ritenendo insussistenti le doglianze avanzate dalle difese e perché venisse data esecuzione alla condanna definitiva: per i cinque arrestati si sono quindi aperte le porte del carcere di Palmi, dove dovranno ora scontare pene dai 3 ai 9 anni.

Gli arrestati

Costantino Tripodi, 76 anni, ritenuto il capo locale e imputato per essere talmente intraneo ai segreti della ‘ndrangheta da averne preso parte ai riti di affiliazione che sancivano l’ingresso dei nuovi picciotti nelle consorterie e che servivano a regolamentare i rapporti interni ed esterni alle ‘ndrine. Proprio in questa veste, gli sarebbe stato riconosciuto un posto di spicco nelle tradizionali riunioni della Provincia a Polsi. Fatti, per cui dovrà ora scontare 9 anni e 8 mesi di reclusione.

Antonio Zagari, 73 anni, ritenuto intraneo alla 'ndrangheta, rivestendone la carica di capo società e contabile della locale di Cinquefrondi. A lui, inoltre, era stata data la dote del Vangelo, il quale a seguito del ricalcolo della pena da parte della Procura Generale del periodo di detenzione “presofferto”, dovrà scontare la pena della reclusione per anni 7 e 6 mesi.

Ettore Crea, 49 anni, considerto il custode delle armi da guerra, dovrà scontare 4 anni e 4 mesi di reclusione, nonché provvedere al pagamento di una multa pari a 6 mila euro. Crea era stato già arrestato il 1° marzo 2014, poichè trovato in possesso di un fucile mitragliatore di provenienza illecita.

Francesco Longordo, 42 anni, ritenuto colpevole del favoreggiamento personale del boss in ascesa, al quale avrebbe in più occasioni garantito l’elusione delle investigazioni dei Carabinieri, “bonificando” l’abitazione del capo ‘ndrina dalle telecamere installate dagli investigatori e suggerendogli le cautele ritenute più idonee a non essere intercettato. Dovrà ora permanere nell’istituto di pena per 6 mesi, avendo già scontato, fra custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari, 4 anni e 5 mesi.

Antono Raco, 35 anni, unico dei cinque arrestati già in carcere, dovrà scontare 6 anni di reclusione essendo stato ritenuto responsabile dalla Corte di Appello di Reggio Calabria delle contestazioni mosse dalla Procura Generale. L’imputato, nel 2017 era già stato condannato definitivamente per aver condotto un fiorente traffico di sostanze stupefacente ed ora, alla pena irrogata per quei motivi è stata cumulata l’odierna condanna, scaturita dal suo coinvolgimento nelle dinamiche della ‘ndrina, per conto della quale avrebbe movimentato le armi .

Oltre alle pene detentive, per 3 dei 5 arresati, è stata disposta la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni a partire dalla fine della detenzione. Per tutti è stata comunque disposta la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per anni 5 e la revoca delle prestazioni previdenziali.

Piantagione di canapa indiana scoperta nel Reggino

C’erano 125 arbusti di canapa indiana alti più di un metro e mezzo, nella piantagione scoperta dai carabinieri ad Anoia, nel Reggino.

La coltivazione, individuata dai militari della compagnia di Taurianova, era dotata di un sistema d’irrigazione che ne garantiva l’alimentazione.

Secondo una stima dell’Arma, le piante avrebbero permesso di produrre una quantità di droga che avrebbe fruttato diverse migliaia di euro.  

Canapa indiana coltivata in giardino, denunciato

Un 41enne del luogo è stato denunciato ad Anoia (Rc) perché accusato del possesso di droga.

In particolare, i carabinieri della Stazione di Cinquefrondi, durante una perquisizione a casa dell’uomo, hanno rinvenuto 5 piante di canapa indiana coltivate in giardino.

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Piantagione di marijuana a conduzione familiare, misura cautelare per un 20enne

Taurianova - I Carabinieri di Taurianova (Rc) hanno eseguito la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla pg, emessa dal Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di F.N., 20 anni, di Melicucco, ritenuto responsabile, in concorso, del reato di coltivazione di sostanza stupefacente.

Negli scorsi mesi i militari della locale Compagnia avevano arrestato, in flagranza di reato, il padre ed il cugino mentre il giovane era sfuggito al controllo.

I fatti risalgono ad agosto 2020, quando gli uomini dell’Arma di Cinquefrondi e dei Cacciatori di Calabria, hanno rinvenuto, in una zona impervia compresa tra i comuni di Anoia e Melicucco, una piantagione di marijuana composta da 211 arbusti.

Nello specifico, i militari, dopo aver avuto accesso alla coltivazione da una galleria scavata tra i rovi, avevano sorpreso ed arrestato in flagranza di reato Pasquale Fossari, 51 anni ed il nipote Francesco Fossari (26).

I successivi risvolti investigativi hanno permesso di scoprire che tra i soggetti coinvolti figurerebbe anche F.N., ritenuto responsabile di essersi preso cura della coltivazione insieme ai congiunti.    

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Morde una capra e posta il video in rete, denunciato

L'ultimo video che circola sui social network ha dell'incredibile, uno di quei video che se ti vengono raccontati stenti a credere.

Il filmato, della durata di soli 7 secondi, si apre con i lamenti di una capra che un uomo corpulento, con le mani imbrattate di sangue, tiene sollevata da terra per il collo e per le zampe anteriori; è un attimo che l'uomo, con veemenza e crudeltà, morde il povero animale sul muso. Un morso vero, assestato con forza, che fa urlare ancor di più la malcapitata bestiola, urla che sembrano quelle di un bambino.

Come se non bastasse il macabro video finisce in rete diventando immediatamente virale. Le reazioni allo scioccante video sono ovviamente di sconcerto e rabbia tanto che, nel giro di poche ore, la Stazione dei Carabinieri di Taurianova viene tempestata di segnalazioni al riguardo. 

Il follemente lucido gesto è stato compiuto ad Anoia, piccolo comune della città metropolitana di Reggio Calabria; il responsabile è un disoccupato del luogo, R.F. 38enne con precedenti per minaccia e violenza a pubblico ufficiale.

Sul fatto hanno immediatamente dato il via alle indagini i militari dell'Arma della Stazione di Cinquefrondi che, in poco tempo, sono riusciti a rintracciare ed identificare l'uomo protagonista del filmato portandolo in caserma.

Successivamente i Carabinieri, con l’ausilio dei veterinari dell’Asp di Reggio Calabria e delle guardie Ecozoofile di Cittanova e Reggio Calabria, hanno svolto un controllo amministrativo e sanitario in una stalla nella disponibilità dell’uomo, per verificare lo stato di salute degli altri animali presenti. Nel corso della verifica sono stati ritrovati nove ovi-capriniquattro suini e cinque cani, privi della tracciabilità prevista per garantire un costante controllo sanitario.

Gli animali sono stati quindi sottoposti a sequestro sanitario preventivo, in attesa dei successivi provvedimenti da parte dell’Azienda sanitaria provinciale e sono state anche elevate delle sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro.

L’uomo è stato invece denunciato: oltre alle sanzioni dovrà ora rispondere del reato di maltrattamento di animali, che prevede una pena dai 3 ai 18 mesi di reclusione e una multa che va da 5 mila fino a 30 mila euro.

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Pascolo abusivo, denunciata allevatrice

I carabinieri della Stazione di Cinquefrondi e della Stazione Forestale di Laureana di Borrello hanno denunciato un’allevatrice di Mammola, ritenuta responsabile d’introduzione e abbandono di animali in fondo altrui, pascolo abusivo e malgoverno di animali.

In seguito ad una segnalazione, i militari sono intervenuti in un terreno di Anoia, nel quale si erano introdotti due bovini.

Una volta effettuati gli accertamenti del caso, i militari sono risaliti alla titolare di un’azienda agricola di 68anni, quale proprietaria degli animali.

La donna è stata, quindi, denunciata e dovrà rispondere del pascolo abusivo e di eventuali danni causati dai bovini.

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Scoperta una maxi piantagione (VIDEO)

Nella giornata di giovedì 15 giugno u.s., ad Anoia(RC), in località Contrada Precurato - Cerasare, i Carabinieri della Stazione di Melicucco, alle dipendenze della Compagnia di Gioia Tauro, in collaborazione con lo Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia, nel corso di un mirato servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati in materia di sostanze stupefacenti, rinvenivano una vasta piantagione di marijuana, all’interno di un terreno di proprietà privata, composta da circa 2500 piante di canapa indiana del tipo olandese nana dell’ altezza media di 1,50 mt,  in pieno stato vegetativo, disposte su 3 terrazzamenti, ognuno dei quali largo mediamente  1,40 mt circa.

Le piante, il cui peso complessivo è stato stimato in circa 1500 kg, avrebbero fruttato sul mercato della droga illeciti profitti sino ad un importo superiore ad 200 mila euro.

La sostanza stupefacente, previa campionatura, è stata distrutta sul posto, mentre i campioni prelevati e sequestrati saranno trasmessi al RIS di Messina per le analisi tossicologiche.

Il rinvenimento di ieri è già il secondo operato dai militari della Compagnia di Gioia Tauro nel corso dell’anno: infatti, solo due settimane addietro, a Gioia Tauro, in località Bosco Sovereto, era stata rinvenuta una maxi piantagione di circa 15000 piante, disposte all’interno di tre serre, che aveva portato all’arresto in flagranza di reato di un incensurato di Rosarno.

 

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