Decennale morte Fortugno, Irto: "Suo assassinio colpo durissimo al cuore della democrazia calabrese"
Si riporta nella sua stesura integrale il discorso del presidente del Consiglio regionale Nicola Irto in occasione della giornata in memoria di Francesco Fortugno nell'Aula consiliare del Comune di Locri:
"Il barbaro assassinio di Francesco Fortugno segnò il punto più basso raggiunto dalla comunità calabrese, che prima di allora forse non aveva mai compreso quanto fosse fragile e vulnerabile. L'uccisione di Franco, definita 'un delitto politico-mafioso' sia dal Procuratore nazionale antimafia del tempo, sia dai giudici del processo a carico di esecutori e organizzatori, ha rappresentato un attacco alle istituzioni di questa Regione, ma soprattutto un colpo durissimo al cuore della democrazia calabrese. Le modalità e la scelta del giorno, del luogo, del momento in cui fu spezzata la vita del Vicepresidente non furono casuali. Tutto venne individuato con cura, con l'obiettivo di consumare fino in fondo il disegno delittuoso e al contempo mandare un messaggio inequivocabile: quello che il cambiamento, in Calabria, non avrebbe mai attecchito e che nulla sarebbe potuto avvenire senza il “benestare” di quei poteri forti e oscuri, le cui ombre si sono sempre stagliate in lontananza, sullo sfondo di questa vicenda. La nostra volontà di ricordare Francesco Fortugno qui, a Locri, nella sala del Consiglio comunale nasce proprio dall'intenzione di mandare un messaggio altrettanto chiaro. Il sangue di Franco non è stato versato invano e, dieci anni dopo, nulla è andato disperso dei frutti della coscienza civile, germogliata dal seme della legalità e della ribellione pacifica e spontanea allo strapotere della criminalità e del malaffare. Questa solenne commemorazione si svolge nella sede della democrazia cittadina, con la partecipazione dei vertici della Regione– della Giunta e del Consiglio– perché vogliamo dimostrare la nostra attenzione istituzionale, reale e non di facciata, nei confronti della Locride. Il Consiglio regionale è uscito dalla sua sede ed è venuto qui. Ma di Locri, anche a Palazzo Campanella, ci sono tracce profonde e indelebili: la nostra aula consiliare è intitolata proprio alla memoria di Fortugno e delle vittime della 'ndrangheta e il grande dipinto che sovrasta l'aula raffigura il primo legislatore della storia, il locrese Zaleuco, che tiene in mano la tavola delle leggi. Tra i saggi e i giusti, immortalati in quel quadro, c'è anche Franco, con lo sguardo buono, cristallino e sereno che ricordiamo noi che abbiamo avuto l'onore di conoscerlo. Questa commemorazione intende essere solenne, ma senza discostarsi da quella sobrietà e semplicità che l'uomo Fortugno incarnava e che i cittadini chiedono, oggi più che mai, alla politica. Questa non è una passerella. E' l'assolvimento di un nostro preciso dovere di cittadini, di donne e uomini impegnati in politica e di rappresentanti delle Istituzioni democratiche. Ma la nostra presenza non può limitarsi a essere puramente simbolica. Il Consiglio regionale, oggi, deve interpretare le esigenze avvertite dai cittadini di una comunità che anche negli anni seguenti al delitto Fortugno ha avvertito una presenza dello Stato e delle Istituzioni più professata che attuata, più strillata che effettiva. I locresi hanno diritto alla sostanza e non solo alla forma; a loro è dovuta un'attenzione concreta soprattutto dopo che le luci dei riflettori si saranno spente. Questo è il compito della politica. La Locride continua a soffrire di un'inaccettabile condizione di isolamento. E' una marginalizzazione complessiva, una lunga e profonda distanza dai centri nevralgici delle decisioni pubbliche e dello sviluppo socio-economico. Qui, dieci anni dopo il delitto Fortugno, si continua a rivendicare il diritto di guardare al futuro senza una compressione dei servizi essenziali, ma con una visione fondata sulla crescita, non sul ridimensionamento dell'esistente. I trasporti, le politiche socio-sanitarie e del lavoro, la lotta al dissesto idrogeologico e all'erosione costiera, la salvaguardia dell'ambiente, la tutela e promozione del patrimonio archeologico e artistico - culturale, la valorizzazione della posizione baricentrica nel Mediterraneo di questo comprensorio, che dista poche decine di chilometri da Gioia Tauro. E ancora: il sostegno alle filiere di eccellenza dell'agroalimentare, la promozione del turismo, la diffusione della banda ultra-larga e dei servizi da ‘'smart cities'. Ecco le sfide che la nostra Regione, negli anni a venire, dovrà affrontare sulla frontiera della Locride assieme a quella che è la madre di tutte le battaglie: la lotta alla criminalità organizzata. Consentitemi di essere sincero fino alla ruvidità: fino a quando lo Stato non vincerà la sua guerra– ché di questo si tratta – contro la 'ndrangheta, nessuno sviluppo vero in questo territorio sarà possibile. Ma perché lo Stato vinca, perché il bene prevalga sul male, è indispensabile investire in maniera massiccia sulla sicurezza: uomini e mezzi per aiutare quanti sono già impegnati su questo fronte e, nonostante tutto, stanno continuando a ottenere risultati importanti sul versante repressivo. Tuttavia, nulla potrà davvero cambiare senza un'azione profonda e radicale per la promozione della cultura della legalità. Solo partendo dalle giovani generazioni sarà possibile gettare le basi di un futuro diverso per la Locride, per la Città metropolitana di Reggio e per la Calabria. Qui, nel 2005, i ragazzi ebbero il coraggio di ribellarsi. Scesero nelle piazze, nelle strade, e mostrarono senza paura i loro volti partecipando a una pacifica rivoluzione contro lo strapotere dei clan e di quanti, con la 'ndrangheta, fanno gli affari. E' da lì che occorre ripartire. Dall'energia e dall'entusiasmo di quei ragazzi e quelle ragazze che oggi sono uomini e donne e che spesso, purtroppo, hanno scelto la strada dell'emigrazione, sancendo la vera sconfitta della politica e delle Istituzioni. Sei anni dopo quella dei ragazzi di Locri, sulla sponda opposta del Mediterraneo, in Tunisia e in Egitto, sbocciò un'altra Primavera, quella araba. C'è un dato storico che accomuna la mobilitazione dei nostri giovani a quella avvenuta sulla riva Sud del Mediterraneo: l'opposizione a sistemi di tirannia che soffocavano diritti e opportunità di sviluppo. La 'ndrangheta è da considerare tale, al pari di un sanguinoso regime che sparge sangue innocente e che impedisce ogni forma di libertà e democrazia. La nostra battaglia contro l'odioso Leviatano dell'antistato non è vinta. Ma da qui, oggi, nel ricordo di Franco Fortugno, solennemente rinnoviamo il nostro Patto per la Locride che deve essere fondato sulla lotta alla subcultura mafiosa. Per iniziare a scrivere il futuro dobbiamo cancellare la parola 'ndrangheta. Solo dopo conosceremo il significato della libertà".
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