Lite tra familiari per confini di terreni culmina in un tentato omicidio, due arresti

Nel pomeriggio di mercoledì scorso, i carabinieri di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Rc) sono stati contattati dal 118, dopo che una persona, con ferite d’arma da fuoco ad una gamba, si era presentato al posto di primo soccorso. Avviate le indagini, i militari hanno scoperto che l’uomo - prima di essere ferito - sarebbe stato minacciato insieme alla moglie da due persone armate di pistola e bastoni. I presunti aggressori, che sarebbero parenti della donna, sarebbero entrati in azione nelle campagne di Melicuccà, su terreni contesi da tempo tra le famiglie coinvolte. I due sono stati individuati, identificati e infine fermati  con l’accusa di tentato omicidio.

Al termine delle attività di rito, gli indagati sono stati trasferiti nel carcere di Palmi.

La vittima, invece, è stata ricoverata - fuori pericolo di vita - presso l’ospedale di Reggio Calabria.

Sorpresi a tagliare il castagneto di proprietà del vicino, 5 persone finiscono in manette

Melicuccà - Il bosco del vicino è sempre più verde. E’ parafrasando un noto proverbio che può essere riassunto quanto accaduto in località “Paluci”, a Melicuccà (Rc),dove O. D., 50 anni, avrebbe tagliato oltre 3,5 ettari di un bosco di castagno di proprietà del vicino.

Dopo aver abbattuto e depezzato gli alberi, la legna veniva accatastata nella proprietà del 50enne, all’insaputa dei proprietari.

L’intervento dei Carabinieri forestale di Sant’Eufemia d’Aspromonte ha interrotto l’azione criminosa ed ha portato all’arresto, in flagranza di reato, delle 5 persone impegnate nel taglio. Oltre a O.D., sono stati arrestati D. G., 47 anni, B. A. (27), A. V. (27) e L. A. (23). Gli arresti sono stati convalidati dall’autorità giudiziaria che ha vagliato le singole responsabilità ed ha disposto per O.D., l’obbligo di firma.

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Fucile nascosto in un agrumeto, due arresti

I carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia, hanno arrestato Domenico Fusca e Giuseppe Vomera, rispettivamente di 38 e 59 anni.

I due, originari di Dasà e Melicucco, sono accusati di possesso ingiustificato di armi e munizioni.

In particolare, durante una perquisizione in un un agrumeto ubicato nella zona “Marepotamo”, al confine tra i comuni di Dasà e Dinami, i militari hanno rinvenuto un fucile sovrapposto calibro 12 con matricola abrasa e undici munizioni dello stesso calibro.

L'arma ed i proiettili sono stati trovati in un tubo metallico posto nelle adiacenze dell’impianto frenante di un autoarticolato.

Il terreno è risultato di proprietà degli arrestati, entrambi presenti sul posto al momento della perquisizione.

Dopo aver sequestrato quanto rinvenuto, i carabinieri hanno arrestato Fusca e Vomera, i quali, al termine delle formalità di rito, sono stati posti ai domiciliari.

 

'Ndrangheta: i dettagli della cattura del latitante scovato nel bunker sotterraneo

Nelle prime ore di oggi a Melicuccà, frazione Tarapondica, in provincia di Reggio Calabria, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati da militari dello Squadrone Cacciatori Calabria e della Compagnia Carabinieri di Palmi, hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria su conforme richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, Paolo Alvaro, 50 anni, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, procurata inosservanza di pena e riciclaggio. Latitante dal febbraio 2009 quando si era sottratto all’arresto nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata "Virus", è stato individuato all’interno di un bunker sotterraneo in muratura della superficie di circa 15 metri quadri, con accesso tramite botola scorrevole su binari, ricavato nel pavimento di un capannone adibito a rimessa attiguo alla propria abitazione. Alvaro è ritenuto responsabile di aver fatto parte di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, insediata nei Comuni di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosoleto, Villa San Giovanni, Reggio Calabria ed altri Comuni della Piana di Gioia Tauro, con ramificazioni in Roma e Torino, denominata "Cosca Alvaro", intesa "Carni i cani", finalizzata al conseguimento di ingiusti profitti e vantaggi attraverso il controllo del detto territorio e delle relative attività economiche e produttive, la quale, facendo leva sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, si sarebbe dedicata anche alla commissione, in particolare, di delitti contro la persona e contro il patrimonio. Inoltre, unitamente al padre Domenico, si sarebbe prodigato ad assicurare la latitanza del capo cosca, Carmine Alvaro, fornendogli supporto logistico, relazionandosi con lo stesso per diramare i suoi ordini agli associati e per il compimento di ogni altra attività connessa. In particolare avrebbe messo a disposizione di quest’ultimo la propria masseria in contrada Caracciolo nel Comune di Melicuccà, dove avrebbe trovato rifugio e base logistica e che contestualmente utilizzava, secondo la ricostruzione degli inquirenti, per lo svolgimento di incontri con gli altri associati, finalizzati alla gestione degli affari in corso della 'ndrina; avrebbe preso parte a tali riunioni; svolto funzioni di vigilanza in favore del capocosca latitante ed avrebbe fatto da tramite tra il capocosca e gli altri associati, con particolare riferimento alla gestione delle operazioni di riciclaggio di valuta estera.

 

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