Alla scoperta dei grani antichi e del lievito madre
"Impariamo a conoscere le farine e il lievito madre - guida all'utilizzo delle farine di grani antichi per le preparazioni di cibi fatti in casa".
Questo il tema della settimana proposto, in Calabria, dal progetto culturale “Naturium”.
Si comincia domani, 12 dicembre, alle ore 17. Appuntamento presso il “NaturaSì” di Cosenza, in viale Giacomo Mancini, con una speciale sessione curata dalla dottoressa Valentina Mazzuca, biologa nutrizionista, esperta in nutrizione nell'età pediatrica. A seguire show cooking con la pasticcera Lucia Riillo.
Con il termine di pasta madre si intende un lievito naturale in grado di fermentare e quindi lievitare nuovi impasti, teoricamente senza limiti di tempo. La madre veniva coperta da un canovaccio pulito preferibilmente in lino per poter “respirare” ovvero per prendere contatto con l’ossigeno necessario per la lievitazione. La sera prima si scioglieva la “madre” con un po’ di acqua tiepida e farina e si metteva a riposare, ovvero si rinfrescava in maniera tale da averla pronta per poterla impastare con la farina al mattino presto successivo.
Per utilizzare al meglio il lievito madre la cosa migliore è impiegare farine integrali di altissima qualità, molite a pietra per mantenere il più possibile integro il germe di grano (che è la parte vitale) che ha un contenuto in microflora batterica che è di 200/300 volte maggiore di una farina bianca con molitura industriale e, quindi, una forza decisamente superiore.
Purtroppo, oggi, delle 400 varietà di frumento, e le moltissime di farro, orzo e avena che si coltivavano all'inizio del secolo scorso in Italia resistono appena 50 varietà, di cui 7 formano la base dell'industria cerealicola europea.
Moltissimi consumatori e produttori hanno iniziato a ricostruire filiere del grano autentiche, riscoprendo varietà con meno glutine e più micronutrienti (vitamine, sali minerali, antiossidanti).
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