Assalto a un furgone portavalori, individuati i presunti responsabili
All’alba di oggi, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, nell’ambito dell’operazione denominata “Terramala”, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare, emessa dal gip di Palmi, nei confronti di sette persone, ritenute responsabili a vario titolo di diversi reati in materia di armi e ordigni esplosivi, lesioni personali aggravate, danneggiamento, furto e ricettazione, rapina.
L’ operazione, giunge al termine di una complessa attività investigativa condotta dai militari dell’Arma, che ha portato all’individuazione dei presunti componenti di un gruppo criminale, radicato nei comuni di San Procopio, Seminara, Sinopoli e ritenuto responsabile di diversi reati.
Nello specifico, le investigazioni hanno consentito di identificare i presunti componenti della banda responsabile dell’assalto a un furgone portavalori avvenuto nel maggio 2019 tra Melicuccà e San Procopio che fruttò 627 mila euro e una pistola in dotazione ad una delle guardie giurate, successivamente rinvenuta in località “Terramala”, nel comune di Seminara.
Le indagini hanno permesso d’identificare i presunti componenti della banda, sette dei quali sono stati raggiunti dall’ordinanza eseguita stamane, di cui tre sono ritenuti gli esecutori materiali dell’assalto.
Alcuni dei destinatari della misura erano già stati arrestati tra dicembre 2019 e febbraio 2021, poiché ritenuti coinvolti in un tentativo di rapina compiuto a ottobre 2019 ai danni dell'ufficio postale di Rosalì, frazione del comune di Reggio Calabria.
Nel corso dei vari accertamenti, i militari dell’Arma sono inoltre riusciti a reperire e sequestrare, oltre alla pistola della guardia giurata coinvolta nella rapina di maggio 2019, ritrovata con matricola punzonata, diverse armi, munizioni e sostanze stupefacenti, tra cui, un fucile calibro 12, una cartucciera da caccia, munizioni di diverso calibro, 2 kg di droga, autovetture e macchinari agricoli rubati. Sono emersi, inoltre, formule e riti riconducibili ad affiliazione ‘ndranghetista, trovati in possesso degli indagati, così come “pizzini” relativi a somme di denaro per un totale di circa 90 mila euro, corrispondenti, secondo l’ipotesi investigativa, alla quota pro capite della spartizione del bottino dell’avvenuta rapina.
Oltre a ciò, le acquisizioni documentali e gli accertamenti patrimoniali svolti, hanno consentito di documentare una sproporzionata disponibilità economica e di stile di vita dei soggetti coinvolti rispetto a redditi dichiarati.
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