L'Arma ha ricordato i carabinieri Caruso e Condello
Questa mattina, a Taurianova, alle ore 10:00, ha avuto luogo la cerimonia commemorativa in occasione della ricorrenza del 46° anniversario dell’omicidio dell’appuntato Stefano Condello e del carabiniere Vincenzo Caruso.
I Carabinieri hanno sentito forte il dovere di ricordare, con un momento di raccoglimento la memoria dei commilitoni che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere. Un ricordo indelebile, un esempio costante nella vita di ogni carabiniere, foriero di indicazioni proprio in questo momento della vita del paese in cui il servizio reso al prossimo è quanto mai sentito.
L’evento, alla presenza del Prefetto di Reggio Calabria, Dott. Massimo Mariani, del Comandante Provinciale di Reggio Calabria, Col. Marco Guerrini, ha riunito le massime autorità militari e civili, i vertici della Magistratura, rappresentanze dell’Arma territoriale e dell’Associazione Nazionale Carabinieri, con la sentita partecipazione anche dell’amministrazione comunale. Dapprima si è svolto un breve momento di raccoglimento presso il monumento eretto a Taurianova, nella piazza intitolata ai decorati, carabinieri M.O.V.M. App. Condello e Car. Caruso, trucidati nella strage di Razzà dell' aprile 1977.
A seguire, la celebrazione della Santa Messa, presso la locale “Chiesa Matrice”, officiata dal Cappellano Militare Don Aldo Ripepi, e, per finire, presso il cippo eretto sul luogo dell’eccidio, è stato deposto a cura dei militari della locale Stazione Carabinieri di Taurianova, un cuscino di fiori devoluto dall’Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Taurianova.
Rievocazione dei fatti storici
Il 1° aprile 1977, alle 13.00 circa, l’Appuntato Stefano Condello, ed i Carabinieri Vincenzo Caruso e Pasquale Giacoppo, iniziarono il loro turno quotidiano di lavoro. All’epoca i tre militari erano in servizio all’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Taurianova.
Una volta usciti dalla caserma, i tre militari percorrendo la Statale 101-bis in direzione di contrada Razzà di Taurianova notavano quattro autovetture ed una vespa parcheggiate sul lato della strada nei pressi della masseria di un pericoloso pregiudicato.
Il Carabiniere Caruso riconobbe in una della auto l’appartenenza ad un noto pregiudicato della zona, il quale, alla luce di alcune notizie acquisite dall’Appuntato Condello, era noto anche per aver favorito dei latitanti.
L’Appuntato Condello ed il Carabiniere Caruso decisero così di lasciare il Carabiniere Pasquale Giacoppo a presidio del mezzo di servizio e si incamminarono sulla mulattiera in direzione della masseria.
Una volta giunti sul posto, si resero conto che due noti pregiudicati tra tutti quelli presenti erano armati di pistole. Ne nacque così una colluttazione, durante la quale l’Appuntato Condello ed il Carabiniere Caruso riuscirono a disarmare i malviventi, pur essendo comunque investiti da una pioggia di colpi di lupara e di pistola esplosi in loro direzione dagli altri pregiudicati presenti.
L’Appuntato Condello rispose al fuoco ma venne ferito alle spalle. Il Carabiniere Caruso lo raggiunse e riuscì a colpire gli aggressori del commilitone, ferendoli mortalmente. Ma al sopraggiungere di altri malviventi, anche il Carabiniere Caruso finì per soccombere sotto gli incessanti colpi d’arma da fuoco.
Il Carabiniere Pasquale Giacoppo, che nel frattempo aveva udito gli spari, decise di avvicinarsi ai colleghi, imbattendosi subito in tre individui armati di fucile: con loro ingaggiò un altro scontro a fuoco, per fortuna senza conseguenze per la propria incolumità, determinando la fuga dei malviventi.
Giunto sul posto e trovando i due commilitoni stesi a terra esanimi, il militare tornò immediatamente all’autovettura di servizio per dare l’allarme, ma il collegamento radio non funzionò e si vide così costretto a far rientro in caserma per chiedere aiuto.
Le indagini fecero piena luce sull’eroico comportamento dell’Appuntato Condello e del Carabiniere Caruso: quel giorno i Carabinieri avevano sorpreso in quella casa colonica ben undici mafiosi, che stavano tenendo una riunione di ‘ndrangheta. Si trattava di esponenti delle più potenti famiglie della Piana di Gioia Tauro, che si stavano confrontando per gestire i rispettivi spazi di potere e spartirsi appalti e tangenti.
Il 21 luglio 1981 la Corte d’Assise del Tribunale di Palmi condannò i responsabili dell’eccidio a pesanti pene detentive, ed in particolare a trent’anni di reclusione per omicidio continuato ed aggravato in concorso Giuseppe Avignone, Girolamo Albanese, Vincenzo Zinnato, Domenico Lombardo, Francesco Furfaro, Domenico D’agostino, Domenico e Damiano Cianci.
In relazione al comportamento dei militari, è stata loro concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
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