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Aut aut di Oliverio: “Calabria mortificata, Scura sospenda il decreto sulla rete ospedaliera”

“Il decreto assunto dai commissari per il riordino della rete ospedaliera è un provvedimento deciso al di fuori del necessario confronto con la Regione, con i sindaci e le forze sociali. Una disposizione che non considera la tutela e cura della salute dei calabresi”. Non usa mezzi termini il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio per bocciare il decreto n. 30/2016 vergato dai commissari ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura e Andrea Urbani e per sfogare un orgoglio che sembra essere stato calpestato con atti che, con un eufemismo, potremmo definire come “non graditi”. “Non possiamo continuare a subire mortificazioni. Non è possibile – sentenzia il governatore - essere costretti a rivolgersi fuori regione per le prestazioni sanitarie. È necessario – è il suo aut aut - interrompere questa spirale negativa che dura da anni e che con il commissario si è ulteriormente aggravata. I calabresi devono essere rispettati. I commissari – conclude Oliverio - devono sospendere immediatamente i provvedimenti assunti e come Regione assumeremo ogni iniziativa necessaria a tutela dei cittadini”.

Sanità. Punti di Primo Intervento: il destino di Soriano e Chiaravalle. I DETTAGLI

Nel “Documento di  riorganizzazione  della  Rete ospedaliera,  della  Rete dell’Emergenza-Urgenza e delle  Reti tempo-dipendenti” vergato dal commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro Massimo Scura sono presenti importanti informazioni che vanno ad incidere in maniera significativa sulla vita delle popolazioni delle Serre e delle Preserre. “A seguito della riconversione dell’attività di un ospedale  per  acuti  in  una struttura  territoriale – viene specificato - potrebbe rendersi necessario prevedere, per un periodo di tempo limitato, il mantenimento nella località interessata di un Punto di Primo Intervento, operativo nelle 12 ore diurne e presidiato dal sistema 118 nelle ore notturne. Qualora gli accessi superino le 6.000 unità per anno la responsabilità clinica e organizzativa ricade sul DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse  specialistiche, con adeguata formazione, presenti nella struttura. La mission dei Punti di Primo Intervento - è il chiarimento -  è la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 entro un arco temporale predefinito, implementando l’attività  territoriale  al  fine  di  trasferire  al  sistema  dell’assistenza  primaria le  patologie  a  bassa  gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB  o Spoke di riferimento e Distretto, mantenendo rigorosamente separata la funzione di urgenza da quella dell’assistenza primaria”. Saliente è il passaggio in cui viene sottolineato che “nei  Punti  di  Primo  Intervento non è prevista l’osservazione breve del paziente. Punti di Primo Intervento con casistica inferiore ai 6.000 passaggi annui sono direttamente affidati al 118 come postazione territoriale. Possono essere organizzati Punti  di Primo Intervento anche per esigenze temporanee ed in occasione di manifestazioni di massa, gestiti funzionalmente e organizzativamente dal sistema 118”. Altre previsioni di rilievo: “nella fase di transizione verso la gestione del 118, la loro funzione per le urgenze si limita unicamente ad ambienti e dotazioni tecnologiche atti al trattamento delle urgenze minori e ad una prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità, al fine di consentirne il trasporto nel Pronto Soccorso più appropriato. Per questa funzione sono necessari unicamente ambienti e dotazioni tecnologiche atti al trattamento delle  urgenze minori ed a una prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità, al fine di consentirne il trasporto nel Pronto Soccorso più appropriato. Esclusivamente per il tempo di mantenimento previsto, i Punti di Primo Intervento si distinguono in:

- Punti di Primo  Intervento,  mobili  (allestiti  per  esigenze  estemporanee)  o  fissi  (con  numero  di  accessi  < 6.000  se  attivi  24  ore  o  <  3.000  se  attivi  12  ore,  assegnati  al  “Servizio  di  Emergenza  Sanitaria  Territoriale 118”);

- Punti di Primo Intervento  con  numero  di accessi  >  6.000  fino  a  20.000 se  attivi 24  ore  o  >  3.000  se  attivi  12 ore  eventualmente  assegnati  alle  strutture  delle  Aziende  Sanitarie  dopo  l’attuazione  della riorganizzazione  della  rete ospedaliera  (PS,  SPOKE,  HUB); 

- Punti di Primo Intervento  in  zona  montana  con  un  forte  presidio  del 118. I  PPI  in  zona  montana  richiedono  una  particolare  attenzione  da  parte  dello  SPOKE  (o  dell’HUB)  a  cui  si  riferiscono, con  gestione  diretta  da  parte  degli  stessi  medici  operanti  nel  Dea  di  riferimento  e  con  la  particolare implementazione  di  attività  qualora  i  numeri  lo  richiedano  (vedi  anche  Pronto  Soccorso  Semplice  dell’Ospedale Generale)”.

"Nel Punto  di  Primo  Intervento  è  però  sempre  prioritaria – viene aggiunto -  la  garanzia  del  trasferimento  protetto  del  paziente stabilizzato  al centro  più  idoneo. Attualmente  il  servizio  dei  PPI  attivati  negli  ex  ospedali  riconvertiti  in  strutture  territoriali,  è  erogato  in  12H/24H per  prestazioni  in  emergenza-urgenza  per  casi  di  media-bassa  complessità. L’obiettivo,  in  linea  con  quanto  sopra definito,  è  quello  di  trasferire  delle  attività  previste  per  i  PPI  delle  CdS  alla  gestione  del  118  entro  un  anno  (28 febbraio  2017),  previa  contestuale verifica  della  funzionalità  della  rete EMUR”.

Elezioni comunali Serra, l’apertura di Ciconte: “Lista civica, no agli steccati politici”

“Da un po' di tempo ci stiamo guardando attorno notando uno stato di degrado”. È partito da questo concetto Michele Ciconte nell’affrontare la tematica relativa alle prossime elezioni amministrative durante la trasmissione “On the news” di RS 98. “Abbiamo cercato e stiamo cercando di coinvolgere tanti giovani che hanno voglia di fare e di lavorare per Serra San Bruno – ha affermato – e voglio sottolineare che non c’è un aspetto politico, ma di rinnovamento al di là degli steccati politici. Il dialogo è aperto con tutti: noi cerchiamo di fornire un contenitore e un libro ancora da scrivere”. Quanto all’operato dell’amministrazione comunale, Ciconte ha specificato che “avrebbe potuto dare un input diverso. Capiamo che ci sono dei limiti, soprattutto in termini di bilancio, ma sicuramente si poteva fare di più, specie sulla raccolta differenziata e sulla potabilità dell’acqua. Nulla da dire – ha precisato – dal punto di vista personale su Bruno Rosi, ma ciò non sposta il mio giudizio amministrativo. Con lui mi sono confrontato tante volte sui problemi ed è sempre stato disponibile, ma per chi vuole un progetto di rinnovamento non ci può essere la riproposizione del sindaco uscente”. Confermata la presenza di Carmine Franzè nel suo gruppo, il vicecoordinatore provinciale di Forza Italia ha ribadito di “non aver mai avuto bisogno di figure alle spalle. Io ci metto la faccia ed il cuore. Mi piacerebbe – ha spiegato – un programma orizzontale, costruito con il contributo di tutti, non una struttura verticistica”. Dopo aver speso parole di elogio per Rosanna Federico, Ciconte ha chiarito che c’è la necessità di dire “basta all’idea di andare contro qualcuno. Vogliamo – ha aggiunto – andare incontro a Serra e vogliamo investire sull’educazione civica. Va abbandonata la divisione netta che si è creata nel corso degli anni e che si è riversata sul tessuto sociale. Il percorso di rinascita – ha concluso - dovrà partire dalla cultura e dai servizi sociali".

Ufficiale il nuovo decreto di Scura: ecco come sarà l’ospedale di Serra. I DETTAGLI

Il commissario ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura ha ridisegnato la dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati (pubblici e privati) con il decreto n. 30/2016 che va a modificare il decreto n. 9/2015. Quanto agli “Ospedali di zona disagiata” vengono definiti “strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per il mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna”. Devono essere “dotati di:

·         un reparto di 20 posti letto di Medicina generale con un proprio organico di medici ed infermieri;

·         una Chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week surgery, la copertura in pronta disponibilità per il restante orario, da parte delle équipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;

·         un Pronto Soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come previsto dal D.M. 30/01/1998 e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo”.

“Appare necessario – viene specificato – prevedere la possibilità di eseguire indagini con trasmissione di immagine collegata in rete al centro Hub o Spoke più vicino ed indagini laboratoristiche semplici in Pronto Soccorso. Deve essere predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall’Ospedale di zona disagiata al centro Spoke o Hub. È prevista la presenza di una Emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall’Ospedale Hub o Spoke più vicino. Negli Ospedali di zona disagiata – viene aggiunto – è prevista la presenza di un ambulatorio di Oncologia funzionalmente integrato con lo Spoke di riferimento al fine di evitare ai pazienti oncologici dei relativi territori i disagi dovuti agli spostamenti per i controlli oncologici. Viene mantenuto il Laboratorio analisi esclusivamente per i degenti. L’organico medico dell’Ospedale di zona disagiata è così dimensionato:

·         quattro medici di Medicina generale (presenza di un medico 12H 5GG la settimana + 6H 2GG alla settimana + reperibilità) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento;

·         cinque medici di Chirurgia generale (16 ore 7 GG la settimana + reperibilità notturna) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento;

·         cinque medici anestesisti (16H 7GG la settimana + reperibilità notturna) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento;

·         cinque medici di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza (presenza di un medico 24 H 365 GG l’anno e con la Medicina generale che partecipa all’attivazione della Guardia attiva) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento”.

Dunque, al “San Bruno” ci saranno:

·         cinque posti in Day surgery chirurgico;

·         venti posti in Medicina (18 + 2 in Day hospital; 9 posti di Emodialisi);

·         venti posti per Recupero e Riabilitazione;

·         venti posti per Lungodegenti.

Rimane la discussa postilla secondo cui “il nuovo presidio (di Vibo) è maggiore dei posti letto programmati e sostituisce totalmente l’attuale offerta pubblica dell’area interessata”.

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