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Acqua non potabile, cresce il numero dei paesi coinvolti. Quali sono le cause?

È sempre più vasta l’area entro la quale non è possibile usufruire dell’acqua potabile. Dopo Serra San Bruno, Parghelia e Argusto, anche a Chiaravalle è stata emessa l’ordinanza di divieto di utilizzo del prezioso liquido a fini alimentari (valori batteriologici fuori norma per la sorgente “Labrisi” del rione “Cona”). Il problema non è dunque inquadrabile in un ambito ristretto, ma coinvolge diverse realtà della parte centrale della Calabria. Il nodo stavolta non è legato solo a Sorical: è l’acqua che sgorga dalle nostre montagne a non rientrare nei parametri stabiliti dalle legge. Al momento non sono chiare le cause di quanto sta accadendo, di certo c’è che i disagi aumentano. Inoltre, il prolungarsi della situazione snerva i cittadini che, a lungo andare, rischiano di cadere nell’errore di utilizzare l’acqua per fini vietati per dimenticanza o semplicemente perchè stanchi di ricorrere a nuovi acquisti. Oltre al monitoraggio, serve uno studio per capire le origini e il motivo della permanenza della non potabilità. È evidente comunque che la soluzione è meno facile di quanto si potesse immaginare: sganciarsi dall’Alaco potrebbe non bastare per vivere nella normalità.

 

Serra, sbloccati i lotti boschivi. Rosi: “Boccata d’ossigeno per l’economia e l’occupazione”

Novità di rilievo per la cittadina della Certosa. La giunta regionale ha dato il disco verde alla delibera n. 330/2015 recante “Art. 7 Legge regionale 45/2012 – Comune di Serra San Bruno (VV) – Piano di assestamento forestale dei beni agro-silvo-pastorali di proprietà comunale - Annualità 2013-2029. Approvazione” e ciò costituisce la concretizzazione delle aspettative del sindaco Bruno Rosi che su questa battaglia aveva riposto molte delle sue speranze. Sostanzialmente, per come specifica lo stesso capo dell’esecutivo serrese, si tratta dello sblocco della vendita dei lotti boschivi con la conseguenza che diventano reali le entrate finanziarie per l’Ente di piazza Carmelo Tucci. Si risolvono così alcuni potenziali problemi connessi alle poste di bilancio e diventano possibili interventi, anche nel campo sociale, finanziabili attraverso questi introiti. “È una vera e propria boccata d’ossigeno per la nostra comunità – ha affermato Rosi che in riferimento alla risoluzione positiva della problematica si è sempre mostrato convinto – poichè ci potranno essere delle importanti ricadute dal punto di vista dell’economia e dell’occupazione”.

 

Rosi replica al priore dell’Addolorata: “Anomali giudizi politici”

La scomposta reazione del signor Vincenzo Vavalà a delle mie semplici affermazioni, animate dall’esclusiva volontà di valorizzare i talenti locali e non certo tese a mettere in discussione i generali principi di economicità e trasparenza nè tantomeno ad incidere sull’autonomia del seggio stesso, confermano una strana tensione e una insolita tendenza allo scontro solitamente non presenti in chi fa della fede cristiana un concreto impegno quotidiano”. Il sindaco Bruno Rosi è sorpreso da una sortita trasformatasi in un contrattacco e chiarisce il senso delle proprie dichiarazioni sottolineando l’atteggiamento di quella che è divenuta, in questo dibattito, la controparte. “Allo stesso modo – rileva il primo cittadino -  l’ingiustificata minaccia di utilizzare le vie legali per tutelare il buon nome della Confraternita, che nessuno ha mai compromesso, rappresenta una sortita anomala ed apparentemente indecifrabile. Non vorrei – è il suo sospetto - che alla base di tutto ciò ci sia  lo spirito che ha caratterizzato le altre dichiarazioni di Vavalà e cioè quelle connesse ad un giudizio prettamente politico sull’operato dell’amministrazione comunale che costituisce una novità rispetto alle attività del priore di una Confraternita”. “Non basta battersi il petto – conclude il sindaco – per essere un perfetto cattolico praticante, ma bisogna agire di conseguenza senza farsi inculcare, da parte di suggeritori nascosti, pensieri che non fanno parte del proprio modo di approcciarsi al prossimo”. 

 

Indecisioni e rinvii: Oliverio è già ad un bivio

La sensazione che questa legislatura sia costellata di intralci e sgambetti si sta trasformando, giorno dopo giorno, nella constatazione di fatti: il consiglio regionale svoltosi ieri ha confermato che il presidente Mario Oliverio non ha in pugno la situazione. Scegliere il presidente della commissione contro la ‘ndrangheta e quello della commissione vigilanza sta diventando un’impresa titanica. Eppure era un (facile) adempimento di inizio legislatura ed, invece, è passato quasi un anno dalle elezioni e quelle caselle sono ancora vuote. A parte i giganteschi problemi che la Calabria si porta dietro da tempo immemorabile e a parte i guai scaturiti da indagini giudiziarie che affondano le radici nel passato, Oliverio deve fare i conti con altre questioni: quelle che ha creato lui stesso, incartandosi prima con una modifica statutaria che lo ha bloccato per mesi e poi con la nomina di una giunta composta da soli esterni. Le complicazioni politiche si sono così moltiplicate perchè il governatore, anche se contornato da tanti adulatori pronti a chiedere e a prendere, in realtà inizia ad avvertire la solitudine politica. Logorato il rapporto con Guccione, scricchiolante quello con Scalzo, incerto quello con Ciconte, non gli rimane che qualche consigliere alla prima esperienza che ancora deve avere esatta contezza del funzionamento del Palazzo. Sia chiaro: nessuno proporrà una mozione di sfiducia, anche (e soprattutto) perchè non è semplicissimo trovare un impiego altrettanto redditizio come quello di sedere fra gli scranni del parlamentino calabrese. Però, fra un’inibizione e un ricorso della Ferro, fra una Rimborsopoli e un ripensamento della Lanzetta, ci può essere qualche pensiero che turba la serenità di chi sta cominciando a capire cosa significa davvero governare una regione in cui ogni mattina c’è una nuova emergenza. La strategia per uscire dal pantano non può essere quella di inseguire, uno ad uno, i consiglieri per portarli a più miti consigli. Serve, al contrario, persuaderli della bontà e della necessità della propria azione amministrativa. Avendo coraggio, carisma e qualcosa da offrire, potrebbe essere fattibile. Solo che quando le spalle non sono coperte, tutto ciò che prima era scontato diviene all’improvviso labile e nebuloso.

 

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