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L’Asd Sporting Club si aggiudica la piscina di Serra: a breve la riapertura

Ha avuto luogo stamattina l’aggiudicazione provvisoria della piscina comunale della cittadina della Certosa: la struttura sarà gestita dall’Asd Sporting Club di Lamezia Terme. Le procedure prevedono ora la verifica di tutti i requisiti ed, al termine di questa operazione, ci potrà essere l’aggiudicazione definitiva. Un dettaglio che desta curiosità è quello relativo al fatto che l’Asd Sporting Club è guidata da Carmine Donnarumma, che è il direttore generale dell’Us Catanzaro. Dunque, sembrano finalmente potersi riattivare, dopo un lungo periodo di fermo, le strutture sportive di via San Brunone di Colonia, che hanno visto la luce grazie ai finanziamenti del Patto territoriale “Area boschiva delle Serre calabre”. La ripresa del funzionamento delle vasche era attesa dagli amanti del nuoto del comprensorio e da coloro che praticano questo sport per fini di carattere sanitario.

 

Acqua non potabile, Mirko Tassone accusa l’amministrazione: “Carente anche l’informazione sul problema”

“Ormai siamo alla farsa. Non ci sono parole per commentare quel che continua ad accadere nella nostra cittadina in merito al problema dell’acqua. Mentre il sindaco si esercita nel formulare promesse cui non crede neppure lui, i cittadini sono alle prese con l’ennesima ordinanza che vieta l’uso dell’acqua”. Il riesplodere del caso legato alla non potabilità del liquido incolore fa emergere nuove difficoltà per la popolazione della cittadina della Certosa e il consigliere di minoranza Mirko Tassone chiama così in causa l’amministrazione comunale ritenendola carente su diversi aspetti. “Sarebbe tutto normale, o quasi – spiega il rappresentante di ‘Al lavoro per il cambiamento’ -  se non fosse che il divieto in questione è stato emanato lo scorso 3 settembre, mentre quello relativo al serbatoio ‘Ninfo’ ed alla fontana della ‘Scorciatina’, risale addirittura a dicembre 2014. In un paese dotato di un’amministrazione comunale responsabile ed attenta ai bisogni dei suoi cittadini ci si sarebbe prodigati se non per risolvere il problema, quantomeno per fornire un’informazione puntuale. Invece, niente di tutto ciò, le fontane pubbliche oggetto del divieto continuano, tutte, ad erogare acqua senza che nessun cartello sia stato apposto. Il risultato è che per ignoranza, distrazione o semplice dimenticanza, i malcapitati continuano ad usarle”. Inoltre, “alla luce del lungo arco temporale dalla pubblicazione delle ordinanze – precisa Tassone - sarebbe stato quanto mai opportuno reiterare le comunicazioni al fine di rammentare ai cittadini di astenersi dall’uso dell’acqua. Non può bastare, infatti, la semplice pubblicazione sul portale del Comune. L’ampia fascia di popolazione, soprattutto anziana, che non ha dimestichezza o familiarità con gli strumenti informatici non ha alcuna possibilità di accedere all’informazione. Stesso discorso dicasi per i cittadini che pur usando la rete, non necessariamente, frequentano il sito del Comune”. Riprova della carenza informativa é, secondo l’esponente dell’opposizione, “l’assenza di spiegazioni in merito a quanto riportato nell’ordinanza, nella quale si dispone testualmente ‘il divieto all’uso dell’acqua  erogata nel territorio comunale’. Cosa voglia dire una tale espressione rimane un mistero. Interpretandola letteralmente sembrerebbe che i cittadini non dovrebbero fare alcun uso dell’acqua che arriva dai rubinetti. In tal caso, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto rifornire i cittadini con cisterne e autobotti. In ogni caso, sarebbe stato opportuno indicare in maniera dettagliata gli usi consentiti, al fine di non ingenerare ulteriore confusione”. Questione saliente è quella legata alla “longevità delle ordinanze” e Tassone sostiene che “visto il tempo trascorso dalla data di pubblicazione del divieto, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto quantomeno attivarsi per offrire un sollievo alla fascia più debole della popolazione. In un paese come il nostro in cui molti anziani, complice l’emigrazione dei figli, vivono soli sarebbe stato quanto mai opportuno agevolare l’accesso all’acqua potabile. Non è tollerabile, infatti, che con tutte le fontane pubbliche sottoposte a divieto i pensionati, con le loro magre pensioni, siano costretti ad acquistare l’acqua. Al disagio economico – rileva ancora Tassone -  si aggiunge quello di ordine logistico dal momento che molti anziani privi di automobile non hanno la forza e la possibilità di portare pesanti casse d’acqua dal supermercato fino a casa. Un discorso a parte andrebbe poi fatto sull’informazione relativa alla tipologia degli agenti inquinanti, poiché sarebbe quanto mai opportuno informare i cittadini sulle conseguenze per la salute, tanto più che in molti casi i genitori di neonati o bimbi piccoli non sanno, ad esempio, se è opportuno o meno fare il bagno ai loro figli con acqua sistematicamente inquinata. Con tutta evidenza, però, i problemi che attanagliano i serresi non interessano gli inquilini del palazzo di piazza Tucci. Consapevoli di vivere l’ennesima scena da commedia dell’assurdo – è la sarcastica conclusione - i serresi, come il grande De Filippo, pensano che ‘ha da passà a nuttata’. Speriamo passi presto”.

I calabresi e il problema della potabilità dell’acqua: i dubbi sulle soluzioni ipotizzate

“Lo schema acquedottistico Alaco è una tra le principali infrastrutture idrauliche della Calabria e le acque erogate da tale acquedotto, indispensabili e senza nessuna valida alternativa tecnicamente possibile, rappresentano l’unica significativa risorsa idrica per un moderno e razionale approvvigionamento idropotabile della Calabria centro-meridionale”. Quanto si legge sul sito di Sorical non convince troppo gli abitanti della parte interessata della Calabria abituati, ormai da diversi anni, a fare i conti, soprattutto nel periodo estivo, con ordinanze che vietano l’uso dell’acqua in quanto i valori dei campioni analizzati non sono conformi rispetto ai limiti dei parametri stabiliti dalla legge. Non piace, specie alle famiglie in cui sono presenti anziani o bambini, dover ricorrere ad acquisti di notevoli quantitativi di acqua minerale dai supermercati (con annesso problema di trasporto) per far fronte alle più elementari esigenze. Ed il ripetersi degli episodi di non potabilità ha generato dubbi nella cittadinanza che così è divenuta sospettosa anche nei periodi in cui non ci sono atti formali che mettono in guardia dall’utilizzo dell’acqua. Si pensa ad eventuali effetti “collaterali” ed i più timorosi non si astengono dal parlare di possibili malattie. I confini fra verità ed allarmismo si intersecano e si confondono. In sostanza, c’è un’incertezza che stenta a svanire perché la sfiducia ha raggiunto livelli elevati, alimentata da fatti che si prestano a molteplici interpretazioni. La soluzione che viene prospettata negli ambiti politici ed amministrativi è quella del distacco da Sorical con la riattivazione delle sorgenti comunali. Si tratta di un’operazione costosa che potrebbe offrire (non assicurare) una buona qualità dell’acqua se abbinata ad una manutenzione straordinaria (o rifacimento) della rete idrica, ma che non è esente da rischi: va messo in preventivo che, nelle settimane più calde dell’anno quando peraltro la popolazione aumenta a dismisura per effetto del ritorno degli emigrati e dell’arrivo dei turisti, i disagi potrebbero derivare dalla carenza del prezioso liquido. Ma non va dimenticato nemmeno che non ci sono  garanzie assolute sul rispetto costante dei parametri microbiologici. La matassa è, insomma, difficile da sbrogliare: si potrebbe comunque cominciare facendo luce fino in fondo sulle origini dei valori talvolta alterati dell’acqua dell’invaso dell’Alaco.

 

Dasà, s’insedia il commissario Lucia Iannuzzi

Si è insediata oggi la dottoressa Lucia Iannuzzi, viceprefetto vicario di Vibo Valentia, al Comune di Dasà. Il suo compito sarà quello di traghettare il piccolo centro del Vibonese verso le prossime elezioni amministrative. Laureata in giurisprudenza, la Iannuzzi è stata capo di Gabinetto presso la prefettura di Messina, viceprefetto vicario commissariato del Governo di  Trento, commissario straordinario per la gestione del Comune di Limbadi e commissario straordinario per la gestione dell’amministrazione provinciale di Vibo. A causare lo scioglimento del consiglio comunale di Dasà erano state le dimissioni del sindaco Giuseppe Corrado, apparso stanco di continuare ad affrontare i gravosi compiti amministrativi in un periodo di norme stringenti e difficoltà economiche e convinto della sua scelta anche dall’incompatibilità della figura di sindaco con alcuni incarichi professionali. 

 

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