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Serra, pagare le tasse con lavoro. L’amministrazione studia come farlo

Si chiama baratto amministrativo ed è previsto dal cosiddetto “Sblocca Italia”. Idea semplice: non hai i soldi per pagare le tasse? Allora puoi lavorare per il Comune fino a quando il debito non sarà saldato. Ovviamente l’attuazione non è altrettanto elementare perché il bilancio dell’Ente non consente un’applicazione generalizzata, ma solo a determinate categorie di cittadini, quelle che vivono in condizioni particolarmente disagiate, poichè le famiglie di appartenenza non riescono a produrre reddito. Gli inquilini del palazzo municipale di piazza Carmelo Tucci stanno vagliando una serie di ipotesi, il problema è far quadrare i conti e mantenere un’impostazione equa. I dettagli dell’operazione sono spiegati dall’articolo 24 del Decreto Legge 133/2014 (lo “Sblocca Italia”, appunto), che recita testualmente: ”I comuni possono definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare. Gli interventi possono riguardare la pulizia, la manutenzione, l'abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano. In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere. L'esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell'esercizio sussidiario dell'attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute”. Lo scopo è dunque quello di aiutare i nuclei familiari bisognosi, senza intaccare gli equilibri finanziari. Ecco perchè l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Rosi prima del disco verde definitivo vuole essere sicura che lo strumento sia effettivamente funzionale e non un boomerang che svuoti completamente le casse del Comune, impedendogli di garantire i servizi.

 

Acquaro, Barilaro pronto a licenziare dipendenti comunali: emanato codice disciplinare

Reca la firma del segretario comunale Michela De Francesco, ma è evidente che nel Codice disciplinare pubblicato sull’albo pretorio del Comune di Acquaro c’è anche la farina del sacco del sindaco Giuseppe Barilaro. Che, peraltro, sui social network spiega i motivi alla base della sua strategia e delle sue azioni: “le numerose inadempienze, i ritardi, le condotte lesive della dignità dei cittadini, perpetrate da alcuni dipendenti comunali – sostiene – sono ormai intollerabili. Ho deciso di intervenire – precisa – per normalizzare il funzionamento di alcuni uffici e soprattutto per ‘aggredire’ reiterate condotte irriguardose. Ho dato impulso all’avvio dei giusti procedimenti disciplinari che verranno prontamente predisposti e perfezionati. Non ci saranno sconti. Se le condotte integrano i presupposti per il licenziamento dei dipendenti responsabili, ben venga”. Dunque, tempi duri per chi cerca di fare il furbo o l’arrogante servendosi della propria posizione, perchè Barilaro è più che determinato ad andare fino in fondo. “Il posto di lavoro pubblico – afferma il sindaco – è una risorsa, una ricchezza. Per le nuove generazioni, un miraggio. Chi lo detiene – conclude – deve onorarlo fino in fondo, pena il fatto di perderlo”.

A Serra i raduni tecnici della Federazione Italiana Atletica Leggera

“Dopo il fruttuoso incontro con il commissario straordinario del Centro Nazionale Sportivo Libertas per la Calabria Santo Mineo e con il parroco del Santuario di Santa Maria del Bosco don Bruno La Rizza si è giunti ad un importante accordo: si svolgeranno a Serra San Bruno, a Villa Bonitas, i diversi raduni tecnici della Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL) e del Centro Nazionale Sportivo Libertas per le diverse discipline dell'atletica leggera”. È quanto comunica il Comitato provinciale del Cns Libertas, orgoglioso del fatto che “ad agosto la cittadina della Certosa ospiterà la rappresentativa calabra di marcia composta da atleti, tecnici, dirigenti e giudici”. Ottima notizia, dunque, per il principale centro montano del Vibonese che torna alla ribalta per rilevanti avvenimenti sportivi che possono contribuire a migliorare l’immagine della cittadina offrendo uno spunto per il rilancio economico e sociale.

Quelle spiagge di Davoli deturpate dalla rassegnazione

Essere circondati da uno spettacolare patrimonio naturale e non riuscire a tradurlo in spinta economica. Ma soprattutto non saper avere rispetto della comunità, di se stessi, delle future generazioni. I paradossi della Calabria sono troppi, ma hanno un unico comune denominatore che, però, assume diverse sembianze: la mancanza di senso civico, l’incapacità di guardare oltre il momento, il menefreghismo e, infine, la rassegnazione. Dimostrazione lampante di questo ragionamento è quel settore turistico che dovrebbe essere, come va di moda dire fra la classe politica, “un volano di sviluppo” e che, invece, diventa la testimonianza della profonda diversità sociale e culturale fra le regioni avanzate e quelle arretrate. Mentre in Emilia Romagna basta poco per attirare visitatori da ogni dove, in Calabria, con sconfinati chilometri di coste e con paesaggi da incanto tutto sembra terribilmente complicato. Non è tanto la mentalità imprenditoriale che manca, è piuttosto l’essere in grado di vedere oltre il proprio naso ad essere carente. Cosa dovrebbero dire coloro che, ad esempio, giungono sulle spiagge di Davoli per specchiarsi nelle acque joniche e sbattono contro visioni orrende e odori a dir poco sgradevoli. Frigoriferi abbandonati per strada, brandine, rottami, bottiglie, indefinite materie plastiche, segni di “falò” occasionalmente allestiti per distruggere la spazzatura ed eliminare sterpaglie inducono a mettersi le mani nei capelli e chiedersi come sia possibile distruggere la propria immagine con spaventosa disinvoltura. Quello che fa più rabbia è una sorta di indifferenza shakerata con la scomparsa di ogni reale speranza di cambiamento. Ripassare, giorno dopo giorno, dallo stesso posto e ritrovare la medesima situazione fa toccare con mano un degrado, prima di tutto culturale, ormai dominante. E c’è chi pensa che, tanto, il problema non lo riguarda da vicino.

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