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Stop femminicidio: Enas Ugl avvia una campagna di sensibilizzazione

È un tema di stretta attualità che richiede l’attenzione e la determinazione di tutti i cittadini. Per questo, in 100 piazze dal 30 luglio al 6 agosto ci saranno manifestazioni “per dire no al femminicidio”. Il patronato Enas Ugl ha promosso una campagna di sensibilizzazione su questo importante argomento ponendosi un obiettivo: essere accanto alla donne, sostenerle, capirle. I dati sono allarmanti: il femminicidio uccide 100 donne ogni anno. “Piangere e indignarsi – è il richiamo che mira a toccare le coscienze - non le farà tornare indietro”. Anche nella provincia vibonese l’Enas risponderà presente: sono infatti previste iniziative su corso Vittorio Emanuele III di Vibo Valentia e sulla via Marina di Pizzo il 30 luglio e il 6 agosto per “una battaglia da vincere insieme”. 

Dalla fabbrica d’armi al Museo delle reali ferriere borboniche: Mongiana fra passato e futuro

Se si scava nelle proprie radici, si scoprono tesori (in termini soprattutto di patrimonio culturale) che poi accompagnano il cammino di ogni singolo e rafforzano il senso di appartenenza ad una specifica collettività. Ma fra i monti delle Serre, c’è una comunità - quella di Mongiana - che con i frammenti del passato ci convive e, ad ogni sorso di quotidianità, riassapora l’orgoglio dei propri fasti. Fino ad un secolo e mezzo fa, in questo fazzoletto di Calabria, fiorivano le attività di una fabbrica d’armi che riusciva a soddisfare un quarto della richiesta del Regno di Napoli (inglobato nel Regno delle due Sicilie). Il complesso strutturale, sorto nel 1813 e riedificato in seguito all’alluvione del 1850, fornì armi bianche e da sparo di riconosciuta qualità: le risorse del territorio vennero, dunque, utilizzate a scopi produttivi movimentando l’economia. Il ferro lavorato in questa sede fu adoperato anche per scopi civili divenendo elemento essenziale per la ghisa o l’acciaio dei ponti. Gli addetti giunsero a superare il migliaio e ciò dimostra come la fiorente attività contribuì in maniera decisiva alla rilevanza dell’intera area. Ma l’unità d’Italia si trasformò in un autentico spartiacque: l’aumento della tassazione abbinato al crollo delle commesse statali si tradusse nella drastica riduzione della produzione. L’abbandono statale prese inoltre forma con la mancata concretizzazione di interventi migliorativi e di ammodernamento e con la vendita all’asta. L’aggiudicazione a vantaggio del senatore Achille Fazzari ed il sopraggiunto disinteresse di quest’ultimo segnarono la fine delle ferriere, smantellate e spedite verso il nuovo polo siderurgico di Terni. Cessata l’attività produttiva, la zona visse poi quella depressione che l’ha condotta fino ai giorni nostri. Gli studiosi ipotizzano che le vicende concernenti la fonderia di Mongiana siano la plastica rappresentazione di una strategia nazionale volta a rimodellare l’apparato industriale italiano. Oggi, la testimonianza di quegli anni gloriosi è contenuta nel Museo delle reali ferriere borboniche che, attraverso l’archeologica industriale, ripropone un modello che rappresentò la crescita economica. La strada dello sviluppo prende così altre direzioni a partire dalla valorizzazione della storia: sta ai cittadini incanalare le esperienze e le energie positive verso competitivi sistemi orientati futuro.

Stagione turistica a Serra. Carenza segnali stradali, Codacons: “Pronti ad azioni per risarcimento”

"Siamo ormai nel cuore della stagione turistica e, purtroppo, la zona delle Serre deve ancora convivere con la carenza di segnali stradali indicanti le destinazioni. È una situazione a cui si deve porre rimedio, perché i danni per il territorio sono consistenti”. È quanto dichiara il responsabile del Codacons per il comprensorio montano del Vibonese Antonio Carnovale che sottolinea come “non ci sono nella provincia segnali che possano essere da guida per i visitatori che vogliono raggiungere Serra San Bruno. E dove sono presenti – precisa – la dicitura indicante la cittadina della Certosa è stata cancellata dagli agenti atmosferici. Inoltre, non viene indicato come raggiungere la Trasversale delle Serre e, nell’area soveratese, le indicazioni sono antiquate e suggeriscono percorsi tortuosi o sconsigliabili da percorrere. Per i turisti diventa una scoraggiante caccia al tesoro. Proprio per questo – è la conclusione - siamo pronti a sostenere le azioni legali miranti a risarcire i titolari di esercizi commerciali o strutture turistiche che hanno subito e continuano a subire l’ennesima beffa. Attendiamo, inoltre, di conoscere quali azioni di potenziamento della rete di emergenza-urgenza sanitaria il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio ed il commissario per il Piano di rientro Massimo Scura hanno intrapreso in previsione delle presenze turistiche”.

La Trasversale delle Serre e i suoi veri “padroni”: i cittadini tornino protagonisti

Con decenni di ritardo ed un cammino di crescita culturale, sociale ed economica compromesso, si sta materializzando, passo dopo passo, quell’opera indicata come strumento decisivo per “spezzare l’isolamento” delle aree montane e collegare l’area jonica con quella tirrenica. L’accelerazione degli ultimi mesi, oltre a risvegliare la speranza e l’entusiasmo dei cittadini, ha generato accese polemiche fra il Comitato appositamente costituito e la classe politica, con particolare riferimento al deputato del PD Bruno Censore. Dall’esterno, è stata percepita quasi la sensazione di un’autoattribuzione dei meriti, da ambo le parti, che non ha stimolato simpatia. Di chi è la Trasversale delle Serre? Di tutti e di nessuno in particolare; dei calabresi che la percorreranno nei prossimi anni e anche dei turisti che la utilizzeranno quest’estate. Di sicuro, la Trasversale non è “solo” di qualcuno. Non è solo dei politici e non è solo del Comitato. Intendiamoci: forse entrambe le parti in causa avranno contribuito a velocizzare gli ultimi movimenti, ma nessuno può affermare in maniera perentoria che questa arteria è frutto unicamente della propria azione. E nessuno può “allontanare” gli altri dalla Trasversale, invitando magari a non avvicinarsi in occasione di specifici eventi. I cittadini non hanno bisogno di essere indirizzati: sapranno valutare, senza essere tirati – di qua o di là – per la giacca, il comportamento di ognuno. Va poi detto che qualcosa nella tempistica di Anas è cambiato: probabilmente il periodo storico ha influito e, d’altronde, non può essere ignorato ciò che è stato fatto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ora c’è l’ennesima chance per i calabresi: dopo gli errori del passato – già, perché anche i cittadini, con il loro approccio alla comunità ed al futuro della stessa, hanno le loro responsabilità – sprecarla equivarrebbe a scavare un solco, ancor più profondo, fra una terra ferita e le realtà che viaggiano spedite verso nuovi orizzonti.

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