Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Falcomatà annuncia al popolo l'arrivo del Bibliobus: sicuro che non esistesse prima?

"A Reggio Calabria è partito il BiblioBus: una vera biblioteca Itinerante per tutti i cittadini. Una pratica diffusa nelle principali metropoli europee che finalmente diventa realtà anche qui". Ad annunciarlo al popolo di Facebook e Twitter è Giuseppe Falcomatà. Il sindaco di Reggio, legittimamente orgoglioso per il (ri)lancio dell'iniziativa, spiega che: "All’interno del bus sono liberamente consultabili i libri donati da molte associazioni e da editori. Questa è un'occasione di crescita collettiva e di condivisione: il Bibliobus offre infatti l’opportunità di mettere a disposizione i propri libri e consultarne di nuovi". Tutto bello, tutto meritevole di applausi, se solo non si tralasciasse un dettaglio che, in un'epoca dominata dal flusso ininterrotto di informazioni, rischia facilmente di essere dimenticato da quegli stessi cittadini ai quali il Primo Cittadino si rivolge rivendicando l'originalità bontà dell'idea, come sottolineato dalla frase "finalmente diventa realtà anche qui". Basterebbe, infatti, resettare la memoria, evidentemente colma di input zampillanti a getto continuo, per afferrare dal recente passato quello che serve: nel caso specifico, infatti, si tratta di un servizio che era stato avviato nel gennaio del 2011, come facilmente riscontrabile consultando lo stesso sito del Comune di Reggio Calabria, dal quale abbiamo catturato l'immagine a corredo dell'articolo. Il "particolare"  non è passato inosservato agli occhi di un'utente Facebook, Dominella Maio, che, infatti, ha subito commentato il post del sindaco scrivendo: "Iniziativa interessante, ma è un evento già realizzato nel nostro Comune qualche hanno fa, con un successo strepitoso!!! Evento per il quale sia la città che le scuole hanno risposto con interesse, e tanto entusiasmo, tanto che il bibliobus era oramai un punto di incontro. Al solito, progetto iniziato, senza un seguito, dove, gli Enti promotori e di gestione, erano di pertinenza, settore Cultura, ed il personale assolutamente qualificato, con un patrimonio librario arricchito con ultime edizioni. Peccato che dei vecchi progetti fatti, oggi, sembra tutto nuovo!! E che le persone addette specializzate siano ad oggi disoccupate". Considerazioni identiche che sono state messe per iscritto anche da altri fan del Primo Cittadino, evidentemente muniti di fosforo a sufficienza per ricordare quel che è stato. Merito, dunque, di Falcomatà e della sua "squadra" aver (ri)proposto il Bibliobus, esperienza felice ed interrottasi lungo il percorso,  ma onestà intellettuale esige, da parte nostra, rimettere ordine nel cassetto in cui sono riposte le azioni compiute dai pubblici amministratori succedutisi nel corso del tempo. 

 

Polizia Municipale di Reggio: a rischio anche la "radio-nomina" di Militello a comandante

Sembra non trovare una soluzione la delicata ed intricata vicenda legata alla posizione di Comandante della Polizia Municipale di Reggio Calabria. Accertata  l'incompatibilità con Rocco Romeo, a cui due settimane fa non è stato rinnovato il contratto, il sindaco Giuseppe Falcomatà aveva annunciato, scegliendo per farlo l'irrituale modalità radiofonica, che a sostituire il funzionario di Polizia alla guida dei Vigili Urbani sarebbe stato Castrenze Militello, anch'egli attualmente in servizio presso il medesimo Corpo di provenienza di Romeo. Le polemiche sorte nei giorni immediatamente successivi, tuttavia, pare abbiano insinuato più di qualche dubbio nella testa del Primo Cittadino. In particolare, a rappresentare un ostacolo inaspettato sarebbe stata la decisione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria di opporsi all'assoluzione che era stata pronunciata nei confronti del funzionario di Polizia nell'ambito di un filone processuale derivante dalle indagini sul clan Lo Giudice. La settimana scorsa, poi, un senatore della Repubblica italiana, Francesco Molinari, peraltro componente della Commissione antimafia, aveva giudicato inopportuna la nomina di colui che ha battezzato con sarcasmo "radio-eletto", facendo riferimento allo strumento comunicativo cavalcato da Falcomatà per rendere noto il nome del nuovo capo dei Vigili Urbani. Una opposizione che, per il momento, è soltanto verbale, al pari della designazione del resto, ma che, assumerebbe piena formalità ed ufficialità, ha detto Molinari, non appena essa dovesse essere resa operativa. A tal proposito ha già minacciato, nel caso ciò si dovesse verificare, che farebbe i passi previsti "a tutela dell'immagine stessa delle istituzioni democratiche". Una delle piste battute dal sindaco in questi giorni lungo il percorso avviato per individuare la persona giusta per reggere le sorti del Comando della Polizia Municipale porta ad un Ufficiale dei Carabinieri. 

Polizia Municipale, Cisl FP tiene duro: "L'Amministrazione Falcomatà insiste nel produrre atti nulli"

Non accenna a placarsi lo scontro in atto tra la il Coordinamento provinciale Polizie Locali della Cisl Funzione Pubblica e l'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Il piano inclinato su cui stanno scivolando i rapporti fra le due parti, anzi, ha rapidamente condotto verso una guerra totale, come testimoniato dal documento affisso sulla bacheca della sede del Comando. Le contestazioni che erano state mosse, sul piano prettamente normativo, alle recenti decisioni adottate dal sindaco Giuseppe Falcomatà non hanno avuto alcun riscontro e, al contrario, sono state seguite da ulteriori passi concreti da parte di Palazzo San Giorgio che, denuncia il sindacato, sta agendo con somma indifferenza rispetto ai rilievi evidenziati. Il Coordinamento provinciale delle Polizie Locali, fin dalle prime righe della nota firmata da Giuseppe Falcone e rivolta al sindaco, al Segretario Generale e, per conoscenza al Prefetto, porta a galla il cuore della questione, rivelando di essere "venuto a conoscenza che negli ultimi giorni sono stati adottati presso il settore Polizia Municipale atti compiuti dal Segretario Generale e dal Vice Comandante che contestiamo integralmente. A seguito della richiesta di revoca del decreto sindacale con il quale il sindaco assegnava 'impropriamente' le funzioni di dirigente del Settore Polizia Municipale al Segretario Generale e di coordinamento della Polizia Municipale al Dott. Nigero, la Cisl FP, comunque sempre disponibile al confronto ed al dialogo, si aspettava, visti i rilievi di non poco conto avanzati, quantomeno che l'Amministrazione non proseguisse in tale direzione". Un atteggiamento di chiusura che i rappresentanti della Polizia Municipale, convinti della bontà della loro posizione, suffragata da dottrina e giurisprudenza,  non intendono consentire. "Più precisamente pochi giorni fa, a firma del Segretario Generale, è stato fatto lo spostamento - scende nel dettaglio la Cisl FP - di quasi tutti i responsabili di ufficio". "I motivi di doglianza riguardano il fatto che tali atti sono nulli in quanto, a parere di questa organizzazione sindacale, è nullo il provvedimento delle funzioni dirigenziali al Segretario Generale. Nel merito, poi, non si comprende quali criteri siano stati utilizzati - è la stilettata ulteriore del sindacato - per effettuare la rotazione del citato personale dopo solo due giorni dal conferimento dell'incarico visto che il Segretario Generale, non solo non conosce il personale del settore Polizia Municipale ma non ha mai neanche mai messo piede al Comando non conoscendo le varie criticità e affidandosi, quindi, come riportato nel trasferimento del personale al solo parere del 'nuovo coordinatore' del Comando, Vice Comandante Dr. Luigi Nigero". "Tutto ciò - ribadisce con forza il Coordinatore Giuseppe Falcone - oltre che illegittimo, è evidentemente inopportuno considerato anche la temporaneità dell'affidamento dell'incarico con il decreto contestato. Il Vice Comandante, in più, - accusa infine l'organizzazione sindacale - contravvenendo alle funzioni attribuitegli dalla legge, ha redatto e firmato atti di competenza dirigenziale, quali le modifiche dell'articolazione oraria, ha disposto di personale già assegnato  ai responsabili di servizio senza interpellare i vari ufficiali all'uopo preposti, non rispettando il regolamento degli uffici e dei servizi andando, quindi, oltre le sue prerogative e ben oltre i limiti dell'incarico conferitogli con il decreto contestato. La gravità di tali atti, che il Coordinamento Polizie Locali ritiene nulli in quanto nullo è il decreto sindacale, richiede un'attenzione importante da parte dell'Amministrazione, così come già esplicitato nell'ultima comunicazione inviata. Si auspica un confronto urgente e soprattutto costruttivo e nelle more rinnova la richiesta di revocare immediatamente tutti gli atti prodotti che, in difetto, potrebbero sicuramente creare problemi di natura contenziosa e organizzativa"

O si fa la Calabria o si muore: ad Oliverio servono tre protettori

Il tempo è scaduto: manfrine a centrocampo e risse negli spogliatoi non sono più ammissibili. Un paragone calcistico che si attaglia alla perfezione allo stato dell'arte fotografato dalle infinite lotte interne al Partito Democratico in Calabria e che costituiscono una pesantissima zavorra per le speranze coltivate, con quel briciolo di incoscienza rimasta, da ogni singolo cittadino di questa terra. Come se non bastasse il fardello di ciò che è stato finora il percorso di questo primo scorcio di legislatura, invero assai poco battuto da Mario Oliverio e dalla maggioranza di centrosinistra che lo sostiene (almeno sulla carta), i mai sopiti scontri personali fra i big del PD hanno subito negli ultimi giorni un'ulteriore ritorno di fiamma che rischia di far implodere Palazzo Campanella e la nuova Cittadella. Un peggioramento dei rapporti umani e politici gravido di conseguenze deleterie, se non si ha la responsabilità di fermarsi un millimetro prima del baratro in cui precipiterebbe, questa volta senza possibilità alcuna di aprire il paracadute, il futuro della Calabria. Inutile girarci attorno: quella consegnata dalle urne apertesi alla fine dello scorso mese di novembre è una legislatura nata male, quasi con un destino negativo segnato dagli eventi anche antecedenti all'insediamento. L'interminabile baruffa attorno a quel paio di sezioni di Castrolibero dal cui risultato finale è spuntato Orlandino Greco è lo specchio fedele di quanto si sarebbe verificato nei mesi successivi. Incertezze, confusione, lentezze ingiustificabili, l'incapacità di arrivare alla sostanza dei problemi perché affaccendati nel regolare i conti tra caporali orfani di un Generale o anche solo di un Colonnello: un triste rosario da sgranare per i calabresi che avevano ritenuto di uscire dallo "scopellitismo" per affidarsi all'"uomo forte" di San Giovanni in Fiore. Immerso nel mare magnum della politica da prima che il Gianluca Callipo, suo competitor alle Primarie, venisse alla luce, era apparso ad una netta maggioranza di elettori come il personaggio capace di prendere in mano, con decisionismo e fermezza, il cavallo imbizzarrito dell'istituzione regionale. Nulla di più distante dalla prova dei fatti: prima la testardaggine, a dispetto delle emergenze che assediano la Calabria, nel voler attendere a tutti i costi l'approvazione del nuovo Statuto da parte del parlamentino calabrese, poi il parto, ricco di veleni sputati fuori dal misterioso caso "Lanzetta", della mini Giunta, con la cooptazione di Nino De Gaetano (già all'epoca al centro di un'inchiesta giudiziaria e successivamente arrestato nell'ambito della "Rimborsopoli" in salsa calabrese), anche in questo caso andando a sbattere contro l'evidenza del buonsenso. Inutile dire che l'uragano scatenato dalla magistratura reggina ha creato il caos, sebbene i fatti contestati fossero ascrivibili alla passata legislatura. Altra fermata, altro stop ad un cammino già assai accidentato. A quel punto, tra mille e più contrasti sull'asse Roma-Catanzaro, alimentati anche dal conflitto senza esclusione di colpi con il Commissario al Piano di rientro nella Sanità, Massimo Scura, davanti ad Oliverio non rimaneva altre vie d'uscita: per rimanere in sella ha azzerato, su input direttamente giunto dalla sede del Nazareno/Palazzo Chigi, quel poco che era stato concepito e ripartire con un Esecutivo nuovo di zecca, libero da ingombranti presenze politiche e zeppo di "esterni" d'area, del tutto a digiuno, tuttavia, delle insondabili alchimie che governano i Palazzi. Una novità fragorosa che, inevitabilmente, non ha fatto altro che esasperare la tensione fra i consiglieri, trattati da appestati e deprivati di ogni legittimazione. Tralasciando il cortocircuito che si è creato affiancando ad ogni assessore "tecnico" una struttura "politica" composta da staff afferenti ai detentori del consenso reale, l'inesorabile ostinazione dei fatti è approdata sulla sponda dello scontro aperto, esploso in tutta la sua potenza giovedì sera in occasione della riunione del Gruppo consiliare del Partito Democratico. Un autentico evento, stando alle parole di Mimmetto Battaglia che ha ricordato come questo non sia un genere di appuntamenti particolarmente frequente, per usare un eufemismo. Nessuno fra loro accetta di perseverare nella supina passività della ratifica notarile di atti e provvedimenti che hanno una genesi in luoghi distinti e distanti dall'Aula del Consiglio. La deriva, neanche a dirlo, ha messo in una posizione traballante Sebi Romeo, capogruppo del PD, rimasto l'ultimo dei mohicani a difesa del fortino eretto da Oliverio. Il pretoriano del presidente della Giunta, però, potrebbe presto pagare il ruolo di longa manus del capo dell'Esecutivo regionale perché ormai orfano della legittimazione necessaria per esercitare un incarico che deve necessariamente godere dell'adesione dei colleghi vicini di scranno. Quale che sia la soluzione, è impensabile insistere a scaricare sulle esigenze di una popolazione martoriata l'irresponsabile ed infinito balletto di botta e risposta che stanno facendo del PD un vero e proprio Vietnam. Se ne esce soltanto se i livelli sovraordinati, a partire dalla delegazione parlamentare calabrese del partito, si assumono l'onere di accompagnare ed avvolgere l'operato di Oliverio & Co. Scendendo nel dettaglio e, tanto per non lasciare spazio all'immaginazione, è bene completare il discorso facendo nomi e cognomi dei tre che, per motivi diversi tra loro, hanno l'obbligo di assolvere a questo compito: in rigoroso ordine alfabetico Brunello Censore, Ernesto Magorno e Marco Minniti. Il primo perché, recentemente avvicinatosi alla corrente renziana dopo aver sposato la causa della minoranza, può e deve fungere da elemento di raccordo tra le varie anime del PD; il secondo, in quanto segretario regionale, scrollandosi di dosso le timidezze che ne hanno fin qui contraddistinto il mandato,  prenda finalmente le redini fornendo una direzione precisa alla truppa; il terzo, per tutto quello che da decenni rappresenta negli equilibri interni al partito e per l'esperienza accumulata, metta a disposizione tutta la sua autorevolezza per rimarginare ferite antiche e nuove. E' in gioco il destino di tutti: o si fa la Calabria, qui ed ora, o si muore.

Subscribe to this RSS feed