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Fumo negli occhi: Palazzo San Giorgio discute di legalizzazione di droghe leggere

Cosa ci sia di massimamente urgente secondo i componenti della Commissione Politiche Sociali del Comune di Reggio Calabria è presto detto: una sana, dettagliata, complessa e attenta discussione sulla legalizzazione delle droghe leggere. No, non è uno scherzo e nemmeno una battuta infelice, ma l'asettica fotografia dell'esistente in data 9 settembre 2015 in un pianeta, quello di Palazzo San Giorgio, che sembra sempre più distante da quello popolato dagli abitanti di una città sommersa da problemi la cui enormità non sfugge a nessuno, o quasi. Per uno degli strani paradossi che si prendono gioco della realtà virtuale, si tratta, guarda caso, di devastanti criticità che si condensano, in buona parte, proprio nel settore di competenza delle Politiche sociali. Poco importa se il calendario delle sedute della Commissione presieduta da Tonino Nocera preveda in futuro, o abbia previsto in passato, la trattazione di tematiche realmente aderenti alle necessità ed alle urgenze dei cittadini. Dedicare, in questo momento storico, drammaticamente vissuto dalla popolazione, anche un solo istante di una riunione formale ad una questione in cui una qualsiasi Amministrazione Comunale non ha voce alcuna in capitolo, è oltraggioso ed offensivo. Irresponsabilità e sciatteria non possono avere diritto di cittadinanza in una fase marchiata a fuoco dalle difficoltà, economiche e sociali, patite da individui e famiglie. Affrontare terribile emergenze come la povertà (assoluta o relativa non fa nessuna differenza),  le condizioni in cui versano gli anziani, i disabili, o le mille altre categorie di persone che lottano quotidianamente contro il drago dell'assenza di servizi non dovrebbe far dormire la notte un qualsiasi amministratore saggio e prudente. A maggior ragione, anche solo l'idea di proporre all'ordine del giorno un dibattito fra i membri della Commissione che abbia al centro le " Norme per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati" appare, oltre che incomprensibile, un esercizio di propaganda ideologica da esibire all'esterno dei confini reggini, sul palcoscenico nazionale, e nulla più. Qualcosa di simile, in termini di significato politico, all'approvazione, in questo caso già avvenuta, del Registro delle Unioni Civili. Un provvedimento che non ha avuto alcuna conseguenza pratica nella quotidianità, e nella qualità della vita, del cittadino reggino, ma che la maggioranza ha potuto sbandierare come una conquista epocale davanti alla platea nazionale dei compagni di cordata. Quando si diraderanno, è proprio il caso di dirlo, le nuvole di fumo gettate negli occhi della cittadinanza, il degrado che cinge d'assedio Reggio Calabria sarà visibile anche dalle torri del castello dietro le cui mura si continua beatamente a dormire ad occhi aperti. 

A Reggio i fermenti dell'opposizione germogliano all'esterno del Palazzo

Nelle ultime settimane è capitato, con una frequenza maggiore rispetto al recente passato, di imbattersi in cittadini di Reggio Calabria che, pur avendo affidato nell'ottobre scorso le loro speranze di rinascita di una comunità, sfilacciata ed in preda ad uno storico disincanto, all'ardore giovanile di Giuseppe Falcomatà, non hanno avuto remore nel manifestare dubbi sull'operato del sindaco ed insofferenza rispetto all'inadeguatezza fin qui manifestata anche dalla Giunta al suo fianco e dalla squadra "informale" che lo circonda nella quotidianità. Con uno dei paradossi tipici che circondano la narrazione delle vicende della città dello Stretto, la questione sul tavolo, prescindendo dal merito delle riflessioni esternate da una parte di elettorato convintamente orientato verso il centrosinistra, apre uno squarcio profondo sulla qualità tecnica e sul livello di preparazione dell'opposizione. Perché, come è facile intuire tendendo le orecchie ed aprendo gli occhi, il malcontento nei confronti degli inquilini di Palazzo San Giorgio trova mille rivoli, all'esterno, ma fatica ad individuare il terminale naturale nei rappresentanti indicati dal popolo per fare le pulci ai "padroni del vapore". Al contrario di quanto sarebbe ovvio, istanze, contestazioni e sarcastiche reprimende riempiono tutti gli altri spazi in cui si forma l'opinione pubblica, dai social network ai giornali cui arrivano quotidianamente note ed immagini che condannano senza appello l'azione del sindaco. Si tratta, tuttavia, di materiale, connesso a denunce civili e segnalazioni di disservizi, che proviene quasi esclusivamente da liberi cittadini o da movimenti politici ed organizzazioni che, in gran parte dei casi, non sono presenti, con loro esponenti, sugli scranni del Civico Consesso. Ne sono fedeli testimonianze la vivacità di Alleanza Calabrese, la passione civile dimostrata a più riprese dalle donne riunite attorno al movimento Reggio Futura, la rinnovata voglia di partecipazione resa pubblica da singoli ed associazioni che sorgono o sono prossime a farlo, avendo come punto di riferimento il senso di un bene comune smarritosi e giudicato, a buon motivo, tesoro di indicibile valore da preservare per restituire un destino collettivo ad una comunità che anela un futuro migliore. L'elaborazione di cultura politica che, tramite iniziative pubbliche ed incontri affollati sulla Terrazza Futurista, costituisce la stella polare del Comitato di Ricostruzione del Centrodestra, o ancora l'opera costante di scuotimento delle coscienze realizzata da alcuni organi di informazione on line sono tutti tasselli di un puzzle che, se ricomposto, avrebbe la forza d'urto necessaria per proporre una visione strategica organica e funzionale alle esigenze della città. Un'ambizione, che fatta salva la leadership messa in capo da Lucio Dattola, il quale ha conteso a Falcomatà la carica di sindaco, pare difettare agli esponenti della minoranza istituzionale: è questo, almeno, il giudizio che scaturisce dalle conversazioni con elettori e militanti della base del centrodestra, insoddisfatti dalle modalità morbide e ritenute inefficaci perseguite dai consiglieri deputati ad incalzare la maggioranza. In molti individuano in questo approccio la concretizzazione della teoria racchiusa nell'espressione "Non disturbare il manovratore", altri, invece, rintracciano nella loro debolezza, politica e culturale, un naturale contrappeso a quella che scorgono nei membri del governo di Palazzo San Giorgio. L'impressione, corroborata dai continui smarcamenti e dal desiderio ormai acclarato di mettersi in gioco alzando il tiro, è che in un breve arco breve temporale questa condizione di fluidità in fermento e di rinnovata consapevolezza produrranno novità di rilievo nel vasto, ma al momento frammentato, pianeta del centrodestra locale.

Immobilismo e peccati capitali: Reggio butta dalla finestra milioni di euro

Quasi due milioni di euro: a tanto corrisponde l'ingente somma di denaro scivolata dalle mani dell'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria che avrebbe potuto utilizzare queste risorse per rendere meno accidentato il percorso verso standard medi di vivibilità. I progetti per i quali l'Unione Europea aveva stanziato una cifra così considerevole, che sarebbe stata poi la Regione Calabria ad erogare, erano tali da trasformare in maniera significativa la fisionomia di una città che attende, ormai da troppo tempo, un rilancio degno di tal nome. Disporre nel cuore del capoluogo di un polmone verde come Parco Caserta che elevasse vigorosamente la sostenibilità ambientale o la possibilità di restituire spazi vitali mediante la concretizzazione dell'idea del "Bike sharing" resteranno confinati nella triste, quanto lunga, lista dei desideri irrealizzabili. Un epilogo paradossale per un'Amministrazione Comunale che vaga con il cappello in mano lamentando, un giorno sì e l'altro pure, l'assenza anche solo delle briciole a causa di presunte responsabilità caricate sulle spalle alle precedenti gestioni di Palazzo San Giorgio. In fondo, per non buttare nel cestino questo flusso di denaro, sarebbe bastato dare avvio alle opere prima della scadenza prevista, fissata nella fine dello scorso mese di giugno. Come se non bastasse, a mettere un argine all'insipienza non sono stati sufficienti nemmeno i due mesi successivi, costituenti l'appendice temporale inserita ad hoc per i ritardatari. Anche questi sessanta giorni sono passati inesorabili, senza che un dito si muovesse nella direzione giusta. Qualunque commento non renderebbe l'idea di quanto gravido di conseguenze possa essere un comportamento marchiato dal'ignavia, vero peccato capitale di una qualsiasi classe dirigente che aspiri, con quanta responsabilità non è dato sapere, a guidare una comunità. Tutto il resto, impreparazione ed inadeguatezza comprese, è l'ovvio derivato di quel male endemico che affossa ogni speranza sotto lo scacco infernale di burocrazia incapace e politica immobile. 

 

Problemi alla rete: difficoltà per tanti utenti calabresi della Tre

Un guasto di natura tecnica verificatosi qualche ora fa è all'origine delle difficoltà in cui si trovano i clienti della Tre in provincia di Cosenza. Arrivano, soprattutto, dal capoluogo bruzio, oltre che da Marano Marchesato, Montalto Uffugo e Rende,  indicazioni in merito ai problemi che stanno impedendo di telefonare o di avere regolari conversazioni senza che la linea cada bruscamente. Una situazione spiacevole acuita dall'impossibilità di collegarsi alla rete TIM in roaming e dai disagi che si registrano nel tentativo di connettersi ad Internet tramite gli smartphone. L'azienda, sfruttando la rapida comunicazione possibile tramite i social network, ha assicurato che il personale tecnico è al lavoro per risolvere i disservizi. 

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