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Castorina a tutto campo con ilredattore.it: Reggio, Pd, Calabria, Europa

Sia pur trentenne, Nino Castorina, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio Comunale di Reggio Calabria, può vantare un’esperienza politica che parte da lontano, quando, appena sedicenne, scelse di aderire alla Margherita. Laureatosi in Giurisprudenza, è avvocato. Si è formato assumendo incarichi nell’ambito della rappresentanza studentesca, sia al Liceo Classico “Tommaso Campanella”, sia all’Università “Mediterranea”. Appassionato di basket, nell’ambito dei Giovani Democratici gli sono state attribuite nel tempo svariate responsabilità. Osservatore delle dinamiche interne al “Pianeta Giustizia”, sull’argomento ha anche scritto un libro “Viaggio nelle carceri”. Tesoriere nazionale dei GD, è il Responsabile del settore Legalità dell’organizzazione giovanile del PD. Recentemente è entrato a far parte anche di ANCI Giovani Calabria, per la quale si occupa di immigrazione. I ruoli attualmente ricoperti, a livello cittadino, regionale e nazionale, lo collocano, dunque, in una posizione privilegiata per analizzare le diverse tematiche al centro del dibattito. 

Il sindaco Falcomatà, fin dal suo insediamento, ha sostenuto con forza l'insostenibilità del Piano di riequilibrio stilato durante la gestione commissariale. Quali sono stati e quali saranno nel prossimo futuro i passaggi per renderlo più aderente alle esigenze dei cittadini e dell'operatività dell'Amministrazione? 

“La nostra Amministrazione si è trovata una situazione economico-finanziaria estremamente complessa con tutta una serie di responsabilità che sono state demandate dalla gestione commissariale alla politica e che oggi ci troviamo ad affrontare. Basti pensare alle percentuali della pressione fiscale (67%), tra le più elevate d’Italia o quella della riscossione tributaria (30%) da parte del Comune per comprendere bene il danno che ha subito questo Comune. Il Sindaco è attivo quotidianamente per risolvere le emergenze cittadine: il riavvio delle opere del Decreto Reggio, la rimodulazione del Piano di riequilibrio e la riorganizzazione degli uffici intesa come cambiamento radicale degli assetti interni alla burocrazia cittadina vanno nelle precisa direzione di evitare il collasso dell’ente e riportare la normalità a Reggio Calabria”.

Nella quotidianità della vostra azione amministrativa, quali sono state le conseguenze più evidenti con le quali vi siete dovuti confrontare dopo i diciotto mesi di presenza dei Commissari a Palazzo San Giorgio  a seguito dello scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni della 'ndrangheta?

“Molte decisioni, specie quelle che riguardano il piano economico finanziario, che si sarebbero potute adottare nel periodo di commissariamento, sono rimaste ferme in attesa che una nuova Amministrazione si insediasse; questo, aggiunto alla situazione ereditata e che ha causato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, ha creato non pochi problemi. Un periodo buio che la nostra città ha vissuto e che ha dei ben determinati responsabili che oggi provano ad acquisire una nuova verginità o provano a dare lezioni di buona politica. La rotazione dei dirigenti, il confronto con il Governo nazionale ed il grande senso di responsabilità ed amore per la propria terra dei nostri cittadini sono dei punti cardine rispetto a quella che è la nostra azione politica e gli obiettivi che ci siamo preposti”

Come si presenta Reggio Calabria all'appuntamento con l'istituzione della Città Metropolitana? Cosa cambierà per la città ed il territorio provinciale?

“C’è un percorso che si sta avviando fatto di condivisione, impegno, ma anche di una visione di insieme tra il Comune capoluogo di provincia Reggio Calabria e le altre realtà territoriali in un disegno politico istituzionale che ci deve necessariamente portare a pensare ad un azione comune, indispensabile per il rilancio del nostro territorio e che superi le sterili contrapposizioni politiche e campanilistiche. Giuseppe Falcomatà sarà il Sindaco della Città Metropolitana ed a lui sarà dato il compito di proseguire il confronto con il governo nazionale, con quello regionale ed a Bruxelles per far sì che la Città Metropolitana non rimanga esclusivamente una denominazione per specificare una area geografica, ma il centro istituzionale di un progetto che riguardi il Mediterraneo e la cui ambizione sia  di  cambiare prospettiva rispetto al piano di interventi finanziari, rispetto alla progettazione comunitaria e rispetto alla programmazione strategica. L’approdo alla Città Metropolitana è l’approdo di un’intera generazione ad un’idea innovativa e moderna di “governance” di un territorio che per morfologia, storia e potenzialità può essere nevralgico nel progetto del Governo nazionale per il rilancio del Sud”.

Reggio Calabria, approvando il Registro delle Unioni Civili, si è posta all'avanguardia nella battaglia per la tutela dei diritti. Una scelta non scontata, a pochi mesi dall'insediamento della maggioranza di centrosinistra, in una città sommersa da problemi quotidiani. Qual è stata la strategia che vi ha indotto a muovervi in questa direzione?

“Riconoscere i diritti a chi non li ha non vuole dire precluderli a chi già li ha, l’approvazione del Registro delle Unioni Civili è sicuramente un segnale di estrema civiltà da parte della nostra città in attesa di un intervento legislativo che sia al passo con l’Europa;  da questo punto di vista ci sono due sentenze della Corte Costituzionale che dicono al Parlamento che deve legiferare, ne consegue che non si può fare finta di niente. La destra liberale in Europa su questi temi ha fatto enormi passi avanti lasciando lo spazio di intransigenza ed intolleranza ad una minoranza estrema che però a Reggio Calabria è stata nei fatti superata dagli eventi e dal buon senso. Il tema della civiltà deve essere patrimonio di tutti e non può essere relegato ad una sola parte politica – Cameron ha introdotto il matrimonio egualitario, la Merkel fa il capo del Governo di un Paese dove ci sono le Unioni Civili, in Spagna è ammesso propriamente  il matrimonio – con il registro delle Unioni Civili a Reggio Calabria si fa un piccolo passo avanti in un processo di modernizzazione in attesa di un intervento legislativo nazionale che metta definitivamente fine a questa diatriba spesso strumentale e faziosa. Interessarsi di queste questioni non vuole dire abbandonare le emergenze e l’ordinario, ma nascondere la testa sotto la sabbia – ripeto - non fa parte del nostro agire politico”.

Come valuta il comportamento dell'opposizione in Consiglio Comunale? Ritiene che il suo operato sia votato ad un atteggiamento costruttivo volto alla ricerca del bene supremo della città, o giudica sterili le loro posizioni?

“A Reggio Calabria esistono tre diverse opposizioni, due in Consiglio Comunale, divise e litigiose tra di loro che si determinano di volta in volta con posizioni spesso in antitesi tra loro, ed una fuori dal Consiglio Comunale, che bocciata sonoramente dal voto degli elettori, e senza alcuna rappresentanza istituzionale dentro il Consiglio, cerca spasmodicamente di influenzare alcuni degli eletti per alzare il tiro, per creare un clima da opposte tifoserie, come fossimo in uno stadio. Ad oggi poche proposte e poche idee per risolvere i problemi da parte delle minoranze ed il più delle volte atteggiamenti pretestuosi e purtroppo telecomandati da fuori Palazzo San Giorgio. Dal mio insediamento in Consiglio Comunale  ho avuto la fortuna di essere parte di un Gruppo consiliare molto solido e dinamico nell’attività che si svolge dentro e fuori il Consiglio, di avere una grande sinergia con la Giunta comunale che ogni giorno si spende per questa città senza risparmiarsi. In aggiunta i preziosi consigli del Presidente Demetrio Delfino, l’esperienza di Rocco Albanese ed i suggerimenti del mio compagno di banco Enzo Marra  sono sempre stati fondamentali nel mio agire politico e nell’attività da svolgere nel massimo rispetto dei ruoli e dell’istituzione che rappresentiamo. Si è creata un’ottima sinergia anche con Nino Mileto di cui sono il vicepresidente in Commissione Bilancio;  spesso e volentieri pertanto gli attacchi strumentali della minoranza nei confronti del nostro agire e dell’Amministrazione tutta vanno a vuoto e risultano anche agli occhi dei cittadini totalmente senza senso. Si è creato nella maggioranza consiliare uno spirito di squadra che è la nostra forza”.

Nelle ultime settimane il centrodestra ha sollevato polemiche in merito al destino di Recasi e Reges. Quali saranno le mosse concrete dell'Amministrazione per dare sollievo ai lavoratori preoccupati per il loro futuro ed assicurare l'efficienza e l'efficacia dei servizi resi ai cittadini ed alla macchina comunale?

“La vicenda è molto delicata e complessa perché riguarda il futuro di tanti lavoratori e proprio perché su questo tema specifico delle partecipate in passato si sono consumate compensazioni politiche ai danni della collettività che ancora oggi paghiamo. E’ apparso palese che il contratto di servizio che regola i rapporti tra l’ente e Reges risulta sbilanciato con clausole svantaggiose che determinano un danno perenne per il Comune e di conseguenza per i nostri cittadini, come risulta imbarazzante il fatto che dobbiamo pagare aggi elevati anche sull’accertato oltre che sul riscosso. E’ nei nostri intendimenti quello di regolamentare le regole della riscossione tutelando i diritti dell’ente che di conseguenza porta a difendere le posizioni dei nostri cittadini. Questo attraverso una riorganizzazione radicale e innovativa. Stiamo lavorando per trovare a livello normativo le soluzioni migliori possibili per difendere la nostra città ed il sindaco Falcomatà si è già mosso concretamente e fattivamente in questo senso. Per quanto riguarda Recasi il tema della riorganizzazione strutturale è necessaria dentro un quadro che porti ad un nuovo “asset” delle partecipate del Comune di Reggio Calabria,  premesso che il servizio di informatizzazione è essenziale per l’ente. Siamo impegnati per garantire il livello occupazionale, ma è inteso: ogni azione che viene fatta deve essere supportata da un quadro normativo che ci consente di poter agire nel rispetto delle regole e della trasparenza amministrativa, ci piace di più raccontare i fatti che fare i proclami”. 

Come sta funzionando l'interlocuzione dell'Amministrazione Falcomatà con il Governo Renzi? 

“Nel Mezzogiorno del Paese l’unico esempio autentico di rinnovamento è Giuseppe Falcomatà, per affinità culturale e modi di intendere la politica si è creato con il Governo nazionale, e con Matteo Renzi in particolar modo, un rapporto privilegiato che ha cancellato in poco tempo le brutte impressioni che la Calabria, e soprattutto Reggio, avevano ereditato da una gestione amministrativa istituzionalmente poco credibile. Alcuni segnali importanti sono stati dati, ma è evidente che non bastano e vanno potenziati e ripresi e su questo il nostro Sindaco ha il pieno sostegno del Gruppo Consiliare del PD, ma anche del Partito Democratico ai vari livelli in Calabria. Mi piacerebbe che anche i nostri parlamentari calabresi lavorassero in supporto di questo nostro impegno per salvare Reggio Calabria e farla tornare alla normalità”.

Quali saranno i pilastri strategici su cui si reggerà il Bilancio previsionale che vi accingete ad approvare in Consiglio? 

“Uno dei problemi fondamentali che abbiamo affrontato e che affronteremo è la riscossione dei tributi che anche nelle grandi città si mantiene su livelli di efficacia bassissimi. A Reggio Calabria, in passato, la capacità impositiva si aggirava sul 18%. Questo significa che per ogni cento euro iscritti a bilancio ne restavano per strada 82. D'altra parte, come si può pensare di incassare tributi e tariffe quando la crisi ha distrutto l'economia di famiglie e imprese? Un padre di famiglia, nella scelta tra pagare le tasse e garantire il minimo sostentamento dei propri figli, non ha il minimo dubbio. Se a questo aggiungiamo la complessità delle regole di Bilancio e soprattutto gli artifici e raggiri che in molti enti sono stati praticati per raggiungere un fittizio "saldo zero", abbiamo un quadro disastroso che va completato con la colossale fregatura dei derivati che, nel medio-lungo termine, hanno drammaticamente indebitato i Comuni, allettati da una piccola liquidità immediata pagata a carissimo prezzo. Il previsionale che faremo nascerà da un confronto serio in Commissione, dal lavoro meticoloso del nostro assessore Armando Neri e da un’idea di fondo che è quella di raccontare, anche nei documenti contabili, le cose per come stanno, anche a costo di essere poco popolari, i cittadini di Reggio Calabria hanno subito per troppo tempo le fandonie di chi ha portato la città sull’orlo del baratro e ci costringe ogni giorno a chiedere aiuto a Roma per ripristinare l’ordine normale delle cose”.

Recentemente ha assunto l'incarico di Responsabile Immigrazione per ANCI Giovani Calabria: l'approdo dei migranti al porto di Reggio Calabria sta assumendo un carattere sempre più frequente. A prescindere da considerazioni di carattere umanitario e dalla sensibilità individuale di ciascuno di noi, come crede debba essere governato politicamente, a livello nazionale ed internazionale, quello che è a tutti gli effetti fenomeno epocale dell'immigrazione?

“Reggio Calabria è un punto nevralgico al centro del Mediterraneo e nei fatti si candida ad essere un polo di prima accoglienza all’avanguardia. Rispetto all’enorme lavoro che si sta svolgendo, corre l’obbligo di ringraziare  i tanti volontari, ma anche tutte le Forze dell’Ordine, a partire dal nostro Comandante della polizia municipale Rocco Romeo, per il lavoro meticoloso e prezioso che di continuo viene effettuato per affrontare un fenomeno che nei fatti è diventato patologico. La mia idea di base è quella di superare definitivamente l’approccio emergenziale con cui in Italia in un primo momento è stato sempre affrontato il tema. È evidente che la questione è tutta sul livello internazionale e da ciò deriva una condivisione di responsabilità tra tutti gli Stati dell’Unione Europea partendo dal principio basilare che è la dignità della vita umana in discussione e la stessa non può avere un prezzo. E’ apprezzabile lo sforzo del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo e del nostro Commissario Federica Mogherini rispetto al fatto che l’Unione Europea si faccia carico finalmente delle proprie responsabilità : si deve continuare in questa direzione e si deve fare ancora di più. Il mio auspicio è che si raggiunga un accordo definitivo e chiaro sugli aspetti concreti di un equa e solidale distribuzione dei migranti tra gli Stati membri attuando quanto detto senza ritardi e problemi di sorta”.

Lei è responsabile Legalità dei Giovani Democratici, quali misure ha adottato o adotterà in futuro l'Amministrazione per blindare il suo operato?

“Partirei dal lavoro che il Partito Democratico sta esercitando nel Paese sul tema della Legalità. Penso alla legge anticorruzione con pene più severe per chi ruba, penso al fatto che sia stato rimesso il falso in bilancio, l’autoriciclaggio o la legge sui reati ambientali per non parlare degli enormi passi avanti fatti sul tema delle carceri. Sul livello periferico, e a Reggio Calabria in particolar modo, tutto l’agire amministrativo è improntato su criteri di trasparenza e condivisione, anche il Consiglio comunale è in streaming per dare un’idea reale di un “palazzo di vetro” dove tutto è chiaro e soprattutto di libero accesso per tutti.  In Commissione “Statuto e Regolamento” abbiamo approvato un nuovo regolamento di Polizia Urbana che quanto prima sarà portato in Consiglio, è stato nominato un nuovo Garante dei Diritti dei Detenuti, la Polizia Municipale sotto la nuova direzione del Comandante Rocco Romeo ha già, a tre mesi dalla sua nomina, presentato alla stampa un report abbastanza soddisfacente dei vari interventi svolti a partire dalla  lotta all’abusivismo commerciale e la riappropriazione dei cittadini degli spazi pubblici, come la riorganizzazione dei servizi di viabilità ed il presidio in alcune zone critiche che danno il senso che la nostra amministrazione è presente e pretende il rispetto delle regole”.

Come si è comportato finora, a suo giudizio, il presidente Oliverio? Di cosa ha bisogno la Calabria per centrare l'obiettivo del rilancio? 

“Non ho condiviso in questi mesi il fuoco amico di chi, al posto di supportare l’azione di cambiamento di cui la Calabria ha veramente bisogno, ha provato a colpire di continuo la “governance” regionale tentando di indebolirla e provando a metterla in cattiva luce. Le vicende giudiziarie hanno nei fatti portato all’avvio di una fase nuova che è stata pensata ed ideata in Calabria, ma con il supporto del Partito Democratico nazionale e grazie ad un importante lavoro di mediazione di Marco Minniti. Il Presidente  ha voluto premiare esperienze professionali di alto livello che certamente potranno dare un contributo genuino e serio al grande progetto che Mario Oliverio e Matteo Renzi hanno per la nostra regione. Ho condiviso le scelte del Presidente Oliverio e ne supporto l’azione politica, mi sembra chiaro che per centrare l’obiettivo del rilancio le ricette sono due: più politica e meno burocrazia nell’apparato della regione  e che il Partito Democratico sia unito nelle sfide che lo attendono per il rilancio della nostra terra”.

Per motivi legati alla sua attività politica, si trova spesso a Bruxelles: cosa pensa delle istituzioni europee e dell'attuale assetto continentale. Il sogno dell'Europa Unita non rischia di essere spazzato dalle logiche finanziarie che ne stanno minando le fondamenta? Cosa deve cambiare per recuperare i valori fondativi dell'Unione?

“Io credo che l’orizzonte siano gli Stati Uniti d’Europa ed è compito del Partito Socialista Europeo provare a cambiare la carta di identità della nostra Europa partendo proprio dall’area del Mediterraneo. La Città Metropolitana potrebbe attrarre immensi benefici da questa idea,  ma è evidente che serve una progettazione seria ed una programmazione delle cose da fare di concerto con il governo nazionale. Purtroppo, partiamo con il limite enorme di non avere in Calabria nessun rappresentante in Parlamento Europeo, sta a noi quindi, e alla funzione che deve esercitare il Partito Democratico della Calabria in particolar modo, stimolare una riflessione seria sul rilancio del Mezzogiorno tale per cui ci sia realmente più Calabria in Europa”.

Quando si risolverà la questione della segreteria provinciale del PD: Sebi Romeo, al pari degli omologhi di Catanzaro e Vibo Valentia, non può continuare a ricoprire l'incarico vista l'incompatibilità sancita dallo Statuto interno. Quale la tempistica prevista per restituire i più ampi margini di manovra all'azione politica della dirigenza del partito?

“Le tempistiche delle fasi congressuali li determina il nazionale d’intesa con il regionale;  il segretario provinciale pubblicamente ha già manifestato la sua volontà ad avviare una fase politica congressuale  dopo avere raggiunto importanti risultati che ci hanno riportato a vincere in importanti realtà a partire da Reggio Calabria e questo è già di per sé un fatto politicamente rilevante; è evidente che una fase nuova si deve aprire, ma questo va fatto d’intesa con i vari livelli del partito, nella massima serenità possibile  e con la responsabilità di una forza politica che ha in Calabria, e a Reggio in particolar modo, una proiezione di governo. Personalmente non faccio un problema di tempi né di questioni statutarie, ritengo siano prioritari modi e contenuti su cui costruire la nuova piattaforma congressuale che porti  idee innovative ed uno spirito unitario e di rinnovamento vero di cui il PD, a partire dal livello regionale, ha realmente bisogno. La mia idea di PD è quella di un partito aperto e plurale, ma soprattutto federale  che non consenta più che la nostra regione possa essere colonizzata dall’esterno. Se il congresso deve ripristinare contrapposizioni tra Guelfi e Ghibellini è evidente che saremo complici di un danno non solo al Partito Democratico, ma anche all’azione di governo che nei vari livelli una forza come il PD deve esercitare in Calabria e questo non ce lo possiamo permettere”.

 

 

 

 

 

Anche Oliverio si è inchinato ai "tecnici": bye bye democrazia

La spia della debolezza intrinseca alla Giunta regionale partorita tra indicibili difficoltà da Mario Oliverio è rappresentata da un'insolita dichiarazione, nella forma e nella sostanza, resa pubblica ieri mattina. Il rettore dell'Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, infatti, ha avvertito l'urgenza di rendere noto il suo pensiero a proposito della squadra di governo cui si affiderà il responsabile dell'Esecutivo di Palazzo Alemanni per affrontare e, si spera, risolvere, gli enormi problemi che stanno affossando la Calabria. Lui, "Il lupo di San Giovanni in Fiore", deputato della Repubblica italiana già nel 1980, orgogliosamente comunista e strenuo difensore delle prerogative della Politica, costretto a cedere il passo all'avvento dei "tecnici" o presunti tali. Certo, nessuno è così ingenuo da immaginare che i nomi estratti nella lotteria degli ultimi giorni siano avulsi dalle dinamiche correntizie interne al Partito Democratico, ma un arretramento simbolico di questa portata, da parte di un personaggio presentatosi all'elettorato calabrese come il "Grande Decisionista" che avrebbe ribaltato il sistema imperante nella regione, indica palesemente che la Politica, anche nella nostra regione, ha abdicato al suo ruolo. Un ragionamento, questo, che conduce ad unico approdo pericoloso: votare non ha più senso. Perché mai, se così stanno le cose, i cittadini dovrebbero continuare ad essere chiamati ad esprimersi nella scelta dei propri governanti, a livello locale o nazionale, in un contesto dominato dalla mancata assunzione di responsabilità in capo al vincitore di una competizione elettorale? Una domanda più che legittima davanti allo scempio arrogante dei diritti legittimamente rivendicati da una qualsiasi comunità. Si è sempre detto che il valore insito nel voto è custodito nella possibilità, per ciascuno di noi, di valutare l'operato di coloro che ci amministrano. Ma quando, essi stessi, rinunciano, per un mero calcolo opportunistico a caricarsi sulle spalle il pesante fardello, peraltro liberamente scelto, la conseguenza sul medio periodo sarà solo quella di riempire l'esercito di astensionisti che ormai da tempo costituiscono di gran lunga il "partito" con il maggior numero di "iscritti". Hanno ragione loro ed oggi farebbero bene ad uscire allo scoperto per urlare in faccia agli allocchi che ancora esercitano il diritto-dovere di recarsi alle urne: "Siete stati fregati, voi! Hanno truffato, voi! Noi, che bellamente abbiamo da anni abbandonato disgustati i vuoti riti della sedicente democrazia, siamo dalla parte giusta perché ci è stato chiaro, prima che lo fosse a voi, che sperare di poter incidere sulla vita della polis è un'astratta immaginazione riservata agli ingenui!" Del resto, il Rettore dell'UniCal lo ha spiegato a chiare lettere: la sua "enorme soddisfazione" per la composizione della squadra di governo regionale nasce dal fatto che Oliverio ha deciso "di ricorrere alle competenze tecniche di altissimo livello presenti nelle università calabresi, rappresentate in Giunta da docenti di assoluto valore e qualità scientifiche". Sarebbe molto più utile, a questo punto, anche in virtù delle precedenti esperienze legate alle imprese "magnifiche e progressive" del Governo Monti, che l'opinione pubblica, almeno quella "iniziata" ed attenta alla gestione della Cosa Pubblica, cominciasse a seguire con frequenza quotidiana le vicende interne alle università. Appassionarsi a quel che accade nelle aule dei Palazzi che, con una concezione anacronistica, si riteneva pigramente fossero quelli del Potere in cui si prendono decisioni fondamentali per il vivere civile, è attività sterile. Quel che conta davvero è studiare i rapporti di forza interni ad ogni singolo ateneo, perché è da lì che vengono pescati i detentori del Verbo dietro cui la Politica sceglie di nascondersi per manifesta incapacità. In un Paese rispettoso della volontà popolare, però, non sono previste scorciatoie: avere consapevolezza della propria impotenza è sentimento contestuale alle dimissioni da un incarico, qualunque esso sia. In Italia, invece, ci si aggrappa disperatamente alla ciambella di salvataggio lanciata dai "tecnici" che, per definizione, provengono da un pianeta altro rispetto a quello abitato dai "politici". Crisci, Rettore dell'Università che ha sede ad Arcavacata di Rende, esplicita il concetto rendendo merito al presidente della Regione per aver sposato: "Una visione di governo decisamente nuova", circondati da un "clima di collaborazione e di confronto istituzionale". Un modo estremamente elegante e raffinato, come si conviene agli alti dignitari, per dire alla Politica: fatti più in là.

Basta chiacchiere: al Porto di Gioia Tauro serve la Zona Economica Speciale

Politica, economia, visione strategica del futuro, differenti livelli istituzionali, relazioni interazionali e dimensione locale, sicurezza e collegamenti infrastrutturali: sono tutti intrecciati fra loro i molteplici nodi stretti attorno al destino, presente e futuro del porto di Gioia Tauro. Una discussione, spesse volte sterile, su cui incidono pesantemente interessi, leciti ed illeciti, oltre che l'incapacità, da parte della classe dirigente e dell'opinione pubblica calabrese,  di assumere posizioni forti che non si limitino a subire passivamente l'ignavia capace solo di mettere ai margini una incrocio potenzialmente straordinario nel commercio intercontinentale. A dare la stura all'ennesima disputa è il contenuto del Piano strategico di portualità che porta la firma del ministro Graziano Delrio, titolare delle deleghe ad Infrastrutture e Trasporti. Un provvedimento di capitale importanza per le prospettive dell'intera Calabria che dallo sviluppo, vero e non immaginifico, del porto di Gioia Tauro avrebbe da trarre guadagni incalcolabili ed una crescita ad oggi impensabile. Inutile girarci intorno: uno dei pilastri indispensabili per costruirne l'ascesa è rappresentata dall'istituzione della Zona economica speciale. Dotare un impianto normativo tagliato su misura in base alle esigenze economiche di un territorio è lo strumento principe per spalancare le porte agli investitori esteri.  Lo sanno bene in Cina, India e Russia, che non casualmente, infatti, hanno scatenato negli ultimi anni un'inversione di tendenza nei rapporti di forza globali. E ne è consapevole anche Giuseppe Pedà, neo sindaco di Gioia Tauro, che ha manifestato tutti i suoi dubbi in merito al documento varato preliminarmente la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri. "L'impianto della riforma - è il giudizio senza appello formulato dal Primo Cittadino -  appare permeato da una filosofia che mette al centro i concetti di competitività e razionalizzazione, linee guida già tristemente perseguite con pessimi risultati su un piano più strettamente macroeconomico". Quello che serve, in realtà, ed il sindaco lo esprime a chiare lettere, è " un completo cambio di paradigma, destinato a privilegiare le singole specificità locali con interventi precisi e mirati. I problemi che attanagliano il Porto di Gioia Tauro, opera decisiva che esprime un potenziale nettamente al di sotto delle aspettative, non sono sovrapponibili a quelli che gravano sui porti siciliani, come tra l'altro correttamente evidenziato dai più sensibili esponenti della classe politica isolana con i quali manteniamo un continuo e proficuo rapporto di collaborazione". "Gioia Tauro - come è logico che sia e come il Primo Cittadino ha intuito - più che di accorpamenti, avrebbe bisogno di vedersi riconosciuta la Zes, in virtù anche delle promesse passate di un Governo centrale pronto a garantire un giusta compensazione in favore di un territorio che si era sobbarcato, nel nome di un solidarietà vera e non pelosa, l'onore di smaltire i veleni chimici siriani per aiutare e facilitare la risoluzione di un problema geopolitico che aveva assunto dimensioni globali. Riservandoci quindi di inviare a breve all'attenzione del ministro competente una relazione contenente le nostre specifiche osservazioni sui singoli punti del progetto di riforma in argomento, chiediamo nuovamente - è la sua conclusione - e con forza al governo centrale di rimettere al centro del dibattito italiano ed europeo il riconoscimento per Gioia Tauro della Zona Economica Speciale".

Nuovi assetti regionali ed influenze esterne: doppiopesismo interno alla sinistra

Quale sia la ragione per cui da vari ambienti, politici e giornalistici, sia partita negli ultimi giorni una campagna volta a blindare la posizione di Tonino Scalzo in qualità di presidente del Consiglio regionale, non è chiaro. A sbloccare lo stallo creatosi nella costruzione del mosaico è lo stesso inquilino di Palazzo Campanella che nella serata di lunedì pare si sia deciso a fare il passo indietro richiestogli. Quel che, però, appare lampante, è l'indefessa insistenza, in buona fede o meno, che accompagna l'idea secondo la quale il piano politico-istituzionale e quello giudiziario possano essere perfettamente interdipendenti e sovrapponibili. Sarebbe il caso di essere lineari e seguire un percorso coerente: il garantismo ed il giustizialismo non sono, e non potranno mai essere, armi da esibire in scontri da tenere fuori dagli uffici e dalle aule in cui si amministra la legge. In caso contrario, la confusione continuerebbe ad albergare nei cuori e nelle menti di un'opinione pubblica assetata del sangue della politica. Indugiare in sottigliezze sul piano formale, come è stato fatto finora, non aiuta a sciogliere nodi che sono tutti appartenenti alla sfera delle dinamiche interne ai partiti. Fingere che così non sia è una truffa a danno della credulità popolare. Ciò significa che la conferma, o meno, di Scalzo sullo scranno più alto di Palazzo Campanella non sarebbe dovuta discendere da distinguo operati in punto di diritto, ma, piuttosto, essere oggetto di una valutazione politica complessiva alla luce del quadro emerso dopo la deflagrazione dell'inchiesta "Erga omnes". Il cerchio, in questo ed in altri casi in cui si appalesa il cortocircuito, si chiuderà solo se e quando si riuscirà a separare, una volta per tutte ed in modo netto, i due livelli, politico e giudiziario. Sostenere, come fa qualcuno, che le presunte responsabilità dell'attuale presidente del Consiglio regionale, per come individuate dagli inquirenti, siano infinitamente meno gravi rispetto a quelle degli altri personaggi coinvolti nell'indagine sulla gestione dei fondi assegnati ai Gruppi consiliari, è un esercizio strumentale che attiene agli atti propri di una dinamica processuale. Perché, delle due l'una, o si rispetta lo Stato di Diritto, ed in questo caso anche Enzo Ciconte e Carlo Guccione avrebbero meritato di rimanere al loro posto in Giunta. O, in alternativa, sensibilità istituzionale e rispetto dell'etica politica imporrebbero un passo indietro a chiunque, finito nelle maglie dell'attività investigativa, rivesta ruoli apicali in ambito regionale. Una logica stringente che, a differenza di quanto rivendicato con finta obiettività dai suoi improvvisati, ha indotto il presidente della massima assemblea elettiva calabrese ad avviare il cammino verso la porta dell’uscita. D’altra parte, le considerazioni di chi si è ostinato a separare il destino di Scalzo da quello dei due assessori, non poggiavano su basi solide se si utilizzano argomenti legati al formalismo istituzionale. Operare una cesura fra il profilo esecutivo e quello legislativo è inutile ancorché velleitario: si potrebbe, infatti, obiettare con estrema semplicità che una dimensione terza è degna di essere al di sopra di qualsiasi sospetto più ancora di quella strettamente connessa al mandato proprio di un assessore. Si tratta, come si vede, di una perigliosa arrampicata sugli specchi che lascia intuire motivazioni individuabili soltanto se si frequentano i retropalchi dei teatrini della politica.  

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