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Elezioni Comunali di Serra fra misteri e silenzi: e ai cittadini chi ci pensa?

No, non ci siamo proprio: se l'auspicio generale era quello di poter assistere ad una campagna elettorale costruttiva e che avesse come stella polare il miglioramento delle condizioni di vita dei serresi e l'agognato sviluppo della cittadina della Certosa, i primi passi del confronto fra le diverse parti in campo non lascia presagire nulla di buono. Certo, chiunque sia roso dalla passione politica sa che lo stomaco d'acciaio è una caratteristica imprescindibile per chi decide di salire sul proscenio a caccia del  consenso. Ma proprio per questa ragione, e bardati con una tempra corazzata, è necessario dimostrare di possedere la capacità di agire con lo spirito dei forti. Le schermaglie che ci sono state finora fra i contendenti sono state, al contrario, di una debolezza sconcertante: la vivida cartina di tornasole che quelle poche idee messe sul tappeto sono confuse. Ne è fedele esempio la vicenda che sta tenendo banco in queste ore: una presunta richiesta di delibera da parte di un esponente della ex maggioranza. Istanza che sarebbe stata formulata qualche istante prima di formalizzare le dimissioni di sette consiglieri, atto conclusivo dell'Amministrazione Rosi. A far deflagrare il caso è stato lo stesso ex sindaco in occasione di una intervista concessa alla "Gazzetta del Sud". Denunciando pubblicamente l'accaduto, i cui contorni, politici e di fatto sarebbero tutti da verificare, si è assunto una responsabilità che evidentemente le sue fragili spalle evidentemente non riescono a reggere.  Qui non sono in ballo beghe da cortile o faccende da bar, ma la corretta gestione della "cosa pubblica". Di conseguenza, il già Primo Cittadino merita di essere incalzato: se sa parli, in caso contrario eviti atteggiamenti ambigui. Lo deve alla correttezza della sfida, lo deve a sé stesso, lo deve agli avversari. A maggior ragione che, ospite della trasmissione radiofonica "On the news", Francesco Tassone, a lungo membro dello staff di Bruno Rosi ed oggi inserito a pieno titolo nella corsa per un posto al sole municipale, oltre ad aver mantenuto analogo silenzio ha consolidato l'equivocità della situazione tirando in ballo anche non meglio specificati dipendenti comunali. E' pericoloso affermare con leggerezza, come ha fatto il candidato in studio, che la questione è di "dominio pubblico", tirandosi poi rapidamente indietro di fronte alla specifica richiesta di fornire in merito dettagli circostanziati. Ma questo è solo uno dei tanti tasselli del puzzle di azioni incomprensibili che si stanno sovrapponendo lungo il percorso che culminerà il 5 giugno con il rinnovo del Consiglio Comunale. Perché, è di tutta evidenza, che anche nel campo della lista "La Serra" ed in quello dell'"Asse Civico" parecchie devono essere le radicali inversioni di rotta per chi coltiva l'ambizione di essere rappresentante del popolo. L'idea, perseguita in queste settimane dal gruppo "censoriano" di evitare come la peste il confronto con referenti delle altre formazioni in competizione desta tonnellate di perplessità. Perché, se si è in presenza di una scelta pseudo strategica, sarebbe opportuno cominciare a pensare ad uno studio approfondito della comunicazione politica. Immaginare che sia una mossa azzeccata lasciare azzuffare gli esponenti avversari godendo dalla tribuna dello "spettacolo" e sperando di passare all'incasso, non sarebbe indicativo di quel sacro rispetto dell'elettore base fondante dell'edificio democratico. Il rischio, peraltro, è che nell'opinione pubblica s'insinui un dubbio legato a doppio filo alla mancata scelta del candidato sindaco. Già a dicembre si alzavano i calici prenatalizi e sembrava che la strada fosse in discesa. I mesi successivi, invece, hanno ampiamente dimostrato che non è così. Continuare a tergiversare dilazionando nel tempo l'annuncio rende ancora più consistente l'idea che esso potrebbe creare malumori difficilmente gestibili. Meglio allora, sarà stato il malcelato retropensiero, spostare sempre più in là la data fino al momento limite in cui anche i malcapitati in preda a "mal di pancia" non potranno far altro che abbozzare.  E che il livello della contesa sia di livello tutt'altro che soddisfacente è confermato, neanche a dirlo, dall'impreparazione alla battaglia, esibita fin qui, dall'Asse Civico". Spedire in avanscoperta, in modo del tutto disorganizzato e senza alcun disegno ingegnoso, Giuseppe De Raffele, lascia intuire che ancora la coalizione non è nelle condizioni di offrire all'elettorato una visione condivisa. Un frontrunner, per quanto combattivo, è poca cosa rispetto alle esigenze pretese. Nel 2016, per essere credibili, non basta mettere assieme un'accozzaglia di "figurine" in grado di catalizzare il consenso, non è sufficiente sommare aritmeticamente il bacino elettorale di ciascun componente di una lista. Il disincanto e la disillusione di una fetta consistente della cittadinanza impone altre valutazioni, di natura qualitativa, senza le quali anche un'elezione amministrativa potrebbe regalare un tasso di astensionismo da record rispetto al passato. 

Campagna pubblicitaria Regione. "Dal 'Mediterraneo da scoprire' alle 'natiche da scoprire'"

"Chi non ricorda, con nostalgia e ammirazione, la stupenda campagna promozionale della Calabria del 1996 ideata dall’allora assessore al turismo Michele Traversa? Ancora oggi, lo slogan 'Calabria, Mediterraneo da scoprire', ispirato ad una delle più belle canzoni di Mango, viene usato - ricorda Wanda Ferro, vice coordinatrice regionale di Forza Italia - per gli eventi più significativi. E poi il bellissimo spot televisivo, 29" di incredibile suggestione, le immagini della Calabria sulle fiancate dei treni in partenza da Milano, le gigantografie negli aeroporti con la magia di Le Castella che affonda nel mare. Qualcuno dirà: c’erano i soldi. E’ vero, ma i soldi bisogna usarli bene, non gettarli dalla finestra. E poi quei soldi ritornarono, moltiplicati, grazie alle migliaia di presenze straniere che quella pubblicità riuscì a generare. Che tristezza, a distanza di vent’anni, assistere alla tragicomica vicenda della pubblicità 'perecottara' commissionata dalla Regione Calabria alla rivista della Ryanair. Una vicenda che denota la sciatteria, l’insufficienza, l’inadeguatezza di questo Governo regionale. Inutile prendersela con i burocrati". "Siamo passati - ironizza l'esponente 'azurra' dal 'Mediterraneo da scoprire' alle 'natiche da scoprire'! Una Regione che è già scivolata mille volte, in appena un anno e mezzo, sui temi del turismo e della cultura. Ricordate il fiasco dello stand della Calabria all’Expo di Milano, deriso da tutti? E le  colpevoli 'dimenticanze' sulle celebrazioni murattiane e sul centenario della nascita di Raf Vallone? E ancora non sappiamo bene cosa si intende fare – e siamo già quasi a metà anno – per celebrare i sei secoli della nascita di San Francesco di Paola, il Patrono della Calabria. La Film Commission, che in Puglia genera produzioni, occupazione e immagine, qui da noi è tristemente commissariata e non ha nemmeno un telefono". "Un Governo regionale - è la conclusione della dirigente di Forza Italia - privo dell’assessore alla Cultura, sostituito da improbabili commissioni, la dice tutta sulla considerazione che Oliverio ha del mondo del sapere, delle arti, della comunicazione. Siamo piombati, senza accorgercene, nel Medioevo".

 

Monumento alla "Svolta" di Reggio: una carcassa di lamiere accanto al Parco dei Bambini

Leggere i comunicati che qualche mano marziana verga in nome e per conto degli amministratori comunali di Reggio Calabria equivale, come noto, ad una sbornia di illusioni. La descrizione di un mondo immaginifico, concepita in deliri di velleitaria onnipotenza che, solo per l'assenza di specifica competenza comunicativa da parte dei materiali trascrittori, non si traduce in un inganno realmente perpetrato ai danni di un'intera collettività. Chiunque fra i reggini, per fortuna, sa che, anche soltanto mettendo il naso fuori dalla finestra, lo spettacolo degradante che si spalanca sotto i propri occhi è, per mille ragioni, umiliante. Di esempi se ne potrebbero ogni giorno raccogliere a migliaia. Per oggi valga, più di mille articoli, il collage contenuto nella foto a corredo dell'articolo. Anche in questo caso, come in altri analoghi, la zona "fortunata" non è un lontano vicolo nascosto in mezzo al nulla, ma Via Botteghelle. A far da cornice a questa immonda scena, ennesima lampante testimonianza della sciatta gestione della "cosa pubblica", insistono il Palazzetto dello Sport entrato nella storia del basket italiano per le gesta della Viola e delle gesta eroiche dei suoi campioni anni '80, ed il Parco dei Bambini. L'automobile, sventrata e devastata, è la perfetta metafora delle attuali condizioni della città. Si trova lì, per quanto possa apparire incredibile, da anni ed anni. Nonostante la sua presenza sia stata ripetutamente segnalata a chi di (in)competenza, continua ad essere ferma in un tempo sospeso, immobile. Un monumento all'incuria, all'imbarbarimento in cui è immersa Reggio Calabria. E, come se non bastasse, per dare prova che il circolo vizioso, tra conduzione inadeguata di una comunità e volgare cafonaggine pubblicamente esibita da frange incontrollate della cittadinanza, è in costante ed imperituro movimento, qualche esemplare, appartenente alla tribù dei selvaggi indifferenti al vivere civile, ha ritenuto naturale arricchire il "quadro postmoderno" abbandonando un water. E qui è preferibile fermarsi con le parole e non proseguire oltre con le similitudini.

Beato quel popolo che non ha bisogno di Selvaggia Lucarelli per ribellarsi alla mediocrità

Che sia stato un post pubblicato su Facebook da Selvaggia Lucarelli a fare aprire gli occhi ai calabresi non depone bene. Al contrario di quanto scritto nella serata di ieri dalla stessa opinionista a commento di una giornata segnata dalle infuocate polemiche divampate a causa del suo giudizio sferzante, non è un segnale che lascia ben sperare per il futuro di questa regione. Perché, se per smuovere le coscienze indignate, è necessario il richiamo pubblico proveniente dall'esterno, la conclusione non può che essere una ed una sola: il popolo calabrese è anestetizzato anche al più orrido degli spettacoli offerti dai suoi rappresentanti politici. Chiunque sia dotato delle basi elementari di buonsenso e spirito critico sarebbe nelle condizioni ideali per rendersi conto dello scempio quotidiano che della "cosa pubblica" viene fatto in Calabria da un'amministrazione regionale che ha fatto dell'incompetenza e dell'impreparazione autentici totem inviolabili. In realtà, questa è una verità di cui ciascuno di noi è ben consapevole e molto meglio sarebbe stato se ad accorgersi dello squallore della campagna pubblicitaria (?) apparsa sulla rivista della Ryanair non fosse stata l'attenta Lucarelli, ma uno qualsiasi fra i quasi due milioni di residenti in questa terra affamata, di lavoro e speranze, di futuro e normalità. A pesare come un macigno sull'anelito di riscatto della popolazione calabrese, in realtà,è molto di più la reazione, comica, patetica e ben oltre i confini del ridicolo, del presidente della Regione, Mario Oliverio, responsabile massimo di questa ennesima figuraccia. Non fosse altro perché, fino a prova del contrario, è lui ad avere trattenuto la delega al Turismo ed è quindi sulla sua persona che ricade la colpa della sciatteria conclamata nella brochure. Scaricare le colpe sulla burocrazia, che pure non rappresenta un modello da esportazione, costituisce una ulteriore prova a carico della viltà di un presunto leader che, evidentemente, tale non è. In verità, questa occasione potrebbe essere quella giusta per abbandonare, una volta e per sempre, l'ipocrisia imperante: continuare a crogiolarsi nelle magnificenze naturali che baciano la Calabria contribuisce a blindare gli alibi dietro cui ci nascondiamo. In fondo, peraltro a pagamento, cosa ci sarebbe da pubblicizzare? Forse il mare inquinato da offrire a turisti che, prima, si ritroverebbero a dover fare i conti con offerte poco concorrenziali sul mercato globale, per poi dover maledire la scelta a causa della presenza di acqua (nel migliore dei casi), non potabile? O magari, volgendo lo sguardo, potremmo pensare di propagandare in giro per il mondo le montagne di spazzatura che fanno da indecente contraltare alla straordinarietà di quelle meravigliosamente verdi della Sila, delle Serre o dell'Aspromonte? No, il sentiero dell'onestà intellettuale impone che non si coltivino illusioni truffaldine perché la regola aurea nel mercato turistico è quella di non ingannare gli ospiti e non sarà sicuramente la Commissione d'inchiesta (sic!) vigliaccamente ordinata dal buon Oliverio per fare luce sulla vicenda a rimetterci sulla strada giusta dell'orgoglio e della bellezza. 

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