Servizio pulizia scuole comunali. "La Cosa Pubblica" chiede a Falcomatà "chiarezza e trasparenza"

"Lo scorso 10 maggio chiedevamo pubblicamente al Sindaco Falcomatà e all’Amministrazione da lui guidata chiarimenti in merito a una strana procedura, indetta dall’allora dirigente Marcello Cammara, finalizzata - ricorda Stefano Morabito, per l'Associazione 'La Cosa Pubblica' - ad assegnare il servizio di assistenza, sorveglianza e pulizia nelle scuole comunali.  Come si ricorderà, tale servizio è stato svolto, fino al 31 dicembre 2015, dalle ex tirocinanti Multiservizi. Scaduto a quella data il loro contratto, si è scelto di individuare un operatore privato per svolgere il servizio. Tuttavia, già a Maggio avevamo sollevato dubbi sulla decisione da parte del Comune di avviare una procedura d’urgenza come se la scadenza dei contratti delle ex lavoratrici Multiservizi non fosse nota all’amministrazione comunale (e all’opinione pubblica tutta) da diversi mesi. Ci aveva insospettito, inoltre, la totale mancanza di trasparenza nelle procedure, i cui atti sono stati pubblicati sull’Albo Pretorio quando già l’affidamento alla ditta privata era avvenuto da qualche tempo. Infine, chiedevamo al sindaco, Giuseppe Falcomatà, di fugare ogni dubbio in merito al sospetto, motivato da insistenti notizie circolanti in città, che la ditta Con.Ser, affidataria del servizio, fosse in qualche modo riconducibile a un ex consigliere comunale di centro-dentra.  More solito, il Sindaco e la sua amministrazione si sono chiuse, di fronte alle nostre richieste, in un ermetico mutismo". "Oggi - sottolinea il rappresentante di Cosa Pubblica - dobbiamo tornale sulla vicenda perché, scaduto il servizio il 30 giugno, non vi è alcuna notizia del nuovo bando per l’assegnazione dello stesso in vista del nuovo anno scolastico, che avrà inizio fra meno di un mese. Non vorremmo che questo ingiustificabile ritardo preluda al solito ricorso alla procedura d’urgenza e al conseguente affidamento diretto, una pratica che, stando a quanto dichiarato dalla Commissione Antimafia, la fa da padrona all’interno del Comune di Reggio Calabria almeno dal 2010.  Oggi, il ricorso alla procedura d’urgenza, specie dopo le nostre segnalazioni risalenti a tre mesi fa, suonerebbe come la volontà di proseguire il metodo Cammara anche dopo Cammara, e dimostrerebbe che tale metodo (qualora fosse provato in sede giudiziaria) non fosse esclusivo di un solo dirigente e di un solo settore, ma prassi comune di tutta l’Amministrazione ed espressione di una precisa volontà politica. Non capiamo ancora per quali ragioni il Sindaco e la Giunta non abbiano voluto porre attenzione rispetto al campanello d’allarme che abbiamo suonato ancora prima delle inchieste che hanno investito il Comune e uno dei suoi principali dirigenti. Ancor meno riusciamo a comprendere come, dopo quanto emerso,  su vicende già poste pubblicamente all’attenzione del Sindaco, si continui a seguire, stando a quanto ne sappiamo oggi, sulla stessa strada.  Il tutto, mentre le costituende società in house sono ancora bloccate, in attesa della definizione di un bando per selezionare la società che dovrebbe redigere il bando di selezione (che Falcomatà assicurava fosse già redatto) per i dipendenti e gestire il concorso e mentre quegli  stessi dipendenti stazionano da settimane davanti a palazzo San Giorgio senza riuscire ad interloquire con il Sindaco. Per queste ragioni, chiediamo per l’ennesima volta all’Ammisistrazione chiarezza e trasparenza. Che entrambe siano mancate fino ad oggi non è una buona ragione per perseverare in tale comportamento disattendendo le richieste dei cittadini e le esigenze dei lavoratori. A questo punto, se l’Amministrazione dovesse procedere per la via dell’urgenza, lo faccia assegnando temporaneamente il servizio di assistenza e pulizia nelle scuole alle lavoratrici Multiservizi che lo hanno svolto fino allo scorso anno ricorrendo allo strumento dei voucher". "Si darebbe una mano a queste lavoratrici e il Comune - è la considerazione finale di Stefano Morabito - risparmierebbe la quota di profitto spettante all’impresa. 

 

Bando "Castore e Polluce": i sospetti di Morabito (Cosa Pubblica) sulla società di selezione

"Apprendiamo da una determina dirigenziale di oggi che il Comune di Reggio Calabria si appresta ad affidare ad una società esterna la procedura per la selezione dei dipendenti delle Società in House, società - ricorda Stefano Morabito, per l'Associazione Cosa Pubblica - formalmente avviate nel luglio del 2015, ma inspiegabilmente non ancora attive.  È con sorpresa che scopriamo che per tale servizio il Comune è pronto a pagare 70.000 euro. Non riusciamo a comprendere, infatti, quali ragioni vi siano per sperperare tale cifra quando la selezione potrebbe essere affidata ai funzionari comunali.  Ancora più strano è leggere che l’impresa affidataria dovrà offrire 'consulenza e supporto alle Società nella redazione degli avvisi', ossia che dovranno redigere il bando di partecipazione alle selezioni del personale. Eppure, già il 30 novembre il sindaco aveva dichiarato: 'procederemo alla redazione del bando' , facendo intendere che fosse il Comune ad occuparsene. Addirittura, il 10 Febbraio 2016, Falcomatà dichiarava 'procederemo alla pubblicazione del bando', per cui ognuno ha pensato –in primis gli ex lavoratori Multiservizi- che dopo la redazione annunciata, si fosse già alla fase della pubblicazione, nonostante le inspiegabili lungaggini e i tanti mesi persi improduttivamente da parte del Comune e dei Consigli di amministrazione delle Società in house.  Infine, l’1 maggio, il sindaco dichiara, attraverso la propria pagina facebook ufficiale: 'Il bando per l'avvio delle società in-house, sbloccate grazie ad una modifica di legge operata in sinergia col Governo, è finalmente pronto. L'agonia è finita'". "Intanto, vorremmo sapere - si domanda Morabito - per quale motivo si vogliano spendere 70mila euro per fare redigere a una società esterna un bando già pronto. In secondo luogo, appare altrettanto strano che alla società da selezionare si voglia affidare il compito di creare una “piattaforma web” per la gestione del concorso. Perché non farlo fare alla Recasi le cui quote private il comune ha recentemente acquistato? In effetti, il Comune afferma, nella delibera corrispondente, che l’affidamente della selezione all’esterno è dovuta al fatto che Castore e Polluce non potevano procedere autonomamente perché prive di personale.  Perché non incaricare quindi i funzionari comunali, facendo risparmiare 70.000 euro alle casse del Comune? Non vogliamo credere che il Sindaco non abbia fiducia dei dipendenti dell’ente: all’interno del Comune vi sono le professionalità e le capacità tanto per redigere il bando quanto per seguire le fasi selettive.  Le medesime professionalità di cui il Comune si è avvalso per redigere le ben 25 pagine del dettagliato capitolato che si appresta ad usare per affidare la selezione e la redazione del bando all’esterno! Un bando che, lo ricordiamo, il Sindaco dava già per bello e pronto". "Scherzava il Sindaco a novembre, a febbraio e l’1 maggio - si chiede infine il rappresentante dell'Associazione Cosa Pubblica - o si vuole affidare oggi ad una società esterna un lavoro già fatto? Cosa c’è dietro?"

 

Pignoramento Leonia, Morabito (Cosa Pubblica) non fa sconti: "La città deve sapere"

"Le recenti vicende riguardanti le gravi e perduranti sofferenze economiche dell’Ente comunale dimostrano che a Reggio Calabria si continua ad amministrare senza tenere in conto il diritto dei cittadini a conoscere la reale situazione né a valutare le possibili soluzioni - afferma Stefano Morabito (Cosa Pubblica) - disponendo di una informazione corretta e trasparente da parte dell’Amministrazione Comunale. "La richiesta di pignoramento, ieri parzialmente accolta, da parte dei liquidatori della società mista Leonia, come si ricorderà, ha prodotto - sottolinea Morabito - nelle scorse settimane una serie di accuse incrociate tra i responsabili del disastro passato e quelli dello stallo attuale. L’assessore al Bilancio Neri, infatti, accusa –giustamente- le passate amministrazioni della 'finanza creativa' che ha prodotto i debiti, mentre gli ex scopellitiani promuovono un’improbabile richiesta di risarcimento per lo scioglimento per mafia. In aggiunta, in una successiva intervista, l’assessore Neri, ricorda 'gli errori del passato che ricadono sulle spalle dei cittadini' e annuncia uno strenuo impegno dell’amministrazione Falcomatà per evitare il dissesto.  Non si tratta di un impegno nuovo e l’assessore, nella medesima intervista, lo ricorda: 'abbiamo spalmato i fondi di rotazione… non consentiremo il dissesto finanziario che sarebbe un’ulteriore mortificazione per la città' (Neri, 18 aprile 2016). Tuttavia, rileviamo la contraddittorietà tra quello che l’assessore al Bilancio ha dichiarato in sede di approvazione dello scorso Bilancio, 'abbiamo seriamente valutato la procedura di dissesto' e quello che dice oggi: 'il dissesto non è nemmeno da considerare”.  Si tratta di affermazioni contraddittorie, quanto palesemente manipolatrici sono le seguenti: “in una città dissestata diminuiscono ulteriormente i margini di manovra sui tributi” e “il dissesto proietterebbe Reggio in un cono d’ombra dal quale la città si riprenderebbe solo tra cento anni (sic!)”. (Neri, 18 aprile 2016).  Infatti, come ogni reggino sa dal 2012, perché lo vive sulla propria pelle, contrariamente a quanto l’assessore vorrebbe dargli a bere, i tributi comunali sono già al massimo e lo saranno ancora per lungo tempo. Anzi, l’amministrazione Falcomatà, 'spalmando il debito', ossia allungandolo nel tempo, non ha fatto altro che protrarre questa situazione, addirittura con la sfrontatezza di mascherare il minore importo annuale delle rate (il cui numero però aumenta) come un 'risparmio'! E ancora, come ogni reggino sa, contrariamente a quanto l’assessore tenta di propinargli, il dissesto in cinque anni avrebbe riportato la città alla normalità. Ne saremmo stati già praticamente fuori se lo avessero dichiarato i commissari al tempo del loro insediamento. Avremmo avuto da stringere la cinghia per soli tre anni ancora, se lo avesse fatto Falcomatà. Il cammino seguito, invece, è stato l’opposto: l’amministrazione ha spalmato i debiti dei cittadini su un numero ancora maggiore di anni (oltre 30!) pur di evitare il dissesto che, vista la situazione attuale, dovrebbe invece essere preso in seria considerazione da un’amministrazione che abbia a cuore la città. Anzi, come la cronaca di questi giorni ci dice, al salasso di questi anni si aggiungono gli spropositati aumenti di alcune tariffazioni per i servizi comunali, perché, evidentemente, i cittadini non sono stati spremuti abbastanza.  Il tutto, senza che si intraveda uno straccio di quella trasparenza e condivisione delle scelte propagandata in campagna elettorale, dato che lo scorso bilancio è stato licenziato in poche ore, senza che neppure il consiglio comunale approfondisse (come testimonia l’imbarazzante video della diretta della seduta, nella quale neppure i consiglieri relatori di maggioranza hanno praticamente proferito parola evitando scientificamente di illustrare nel merito le loro proposte)".  "La città, invece deve sapere e invitiamo - rimarca Morabito - l’assessore Neri e la Giunta comunale a dare seguito concreto alle loro professioni di trasparenza e partecipazione. Intanto, informino la città, anche sul caso Leonia. Sappiamo bene delle gravi responsabilità del passato, ma riteniamo che la cittadinanza debba conoscerle in maniera analitica, voce per voce.  Se la vicenda del debito con Leonia è da ascriversi alla finanza creativa di Scopelliti e Arena, che hanno 'sperperato denaro per anni in maniera scellerata e senza badare ai conti” senza che “che in questo caso le spese fatte non hanno portato alcun beneficio concreto sul territorio, se non per i pochi adepti e sodali di una parte politica' (Neri, 15 aprile 2016), dovremmo dunque inferire che tali scelleratezze siano state compiute con la partecipazione della società Leonia.  Sarebbe allora opportuno che l’assessore Neri e il sindaco affiancassero il dottor Abenavoli, che potrà fornire alla città notizie di prima mano giacché è stato consigliere di amministrazione proprio di Leonia negli anni passati (e oggi da loro posto a capo delle nuove società Castore e Polluce), in un incontro con la cittadinanza che spieghi come è stata gestita Leonia e quali sono i crediti che oggi vanta e non dovrebbe, invece, esigere. Vorremmo sapere, analiticamente, quali siano le spese che non hanno portato beneficio alla città, ma solo agli adepti e sodali della destra, e vorremmo lo facesse chi gestiva, come Abenavoli, la società che le ha materialmente prodotte. Allo stesso tempo, l’operazione verità potrebbe coinvolgere quei i liquidatori della Leonia nominati dai commissari che oggi chiedono i pignoramenti al Comune e che sono contemporaneamente destinatari di incarichi legali importanti da parte dell’amministrazione Falcomatà.  Siamo certi che i responsabili dello sfascio passato persisteranno nella loro difesa a riccio. Dovrebbe invece essere diverso il caso di quegli amministratori che hanno gestito il Comune o le partecipate durante gli anni del sacco di Reggio, e che Falcomatà ha candidato nelle sue liste o ha nominato per gestire importanti settori comunali". "Vogliamo credere - è l'auspicio di Morabito - siano stati scelti perché hanno tenuto un atteggiamento di critica e denuncia delle storture del passato (cosa della quale non si ha ancora notizia) o siano comunque disponibili, almeno oggi, a mettersi al servizio di un’operazione di verità che ancora stenta inspiegabilmente ad avviarsi". 

 

 

Sbarco tir a Reggio, Morabito (Cosa Pubblica): "Dal Comune smentita tardiva, ma apprezzabile"

"Accogliamo con favore - scrive in una nota Stefano Morabito (Associazione La Cosa Pubblica) la precisazione dell’assessore ai Trasporti del Comune di Reggio Calabria, Agata Quattrone, che informa della intenzione da parte dell’Amministrazione di opporsi al progetto di Caronte di utilizzare l’area nord del Porto della nostra città per l’attracco e la partenza dei mezzi pesanti.  L’assessore, nella sua nota, condividendo le medesime nostre valutazioni sui gravi danni che tale progetto (che Caronte caldeggia perché accorcerebbe di molto i tempi di percorrenza dei suoi traghetti e che in tal senso è stato ripetutamente avanzato negli anni) arrecherebbe alla città di Reggio e specialmente sulla sua zona nord, ribadisce quello che noi avevamo ricordato nel nostro intervento: l’unica soluzione ragionevole è quella di utilizzare l’area di Bolano (dove insite una vasta area dismessa dalle Ferrovie), così come si era progettato di fare in passato, e pertanto manifestiamo il nostro pieno sostegno alla posizione espressa oggi dall’amministrazione nella sua replica alla nostra denuncia, e che peraltro, conferma un vecchio indirizzo dei Comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni.  Una replica che salutiamo, peraltro, con grande sollievo, tanto più che essa giunge dopo ben otto giorni da un primo articolo di Gazzetta del Sud del 20 gennaio scorso e dopo le dichiarazioni del Sindaco di Villa San Giovanni pubblicate sullo stesso giornale ieri 26 gennaio".  "Intendiamo, pertanto, che la smentita delle nostre preoccupazioni - conclude Morabito - sia al contempo rivolta tanto alla notizia apparsa la settimana scorsa, quanto a ciò che il sindaco di Villa ha dichiarato più recentemente".

 

Traffico tir, Morabito inchioda la "scadente Amministrazione Falcomatà"

"'Villa San Giovanni brinda' mentre Reggio Calabria viene letteralmente consegnata come prigioniera a Franza. La notizia, apparsa oggi, in merito alla liberazione di Villa San Giovanni dal traffico pesante che da anni - rimarca Stefano Morabito (Associazione Cosa Pubblica) - ne rappresenta il principale problema, dovrebbe essere salutata con favore da ogni cittadino dello Stretto, se non fosse per il fatto che, mentre l’Amministrazione villese celebra giustamente alla luce del sole, il sindaco Falcomatà, in totale silenzio, ha invece firmato con Accorinti e i rappresentanti della società Caronte Tourist un accordo per il quale il traffico dei Tir da e per Tremestieri viene spostato sul piazzale nord del porto di Reggio.  Si tratta di un vecchio sogno della società privata di traghetti che, obbligata a suo tempo a dirottare il traffico dei mezzi pesanti dal centro di Messina a Tremestieri, è sempre stata alla ricerca di una soluzione che le consentisse di abbattere costi e tempi di percorrenza. Il tentativo di approdare a Reggio, infatti, non è nuovo ed è stato già nel passato respinto dalla nostra città, tanto che si era avanzata una contro-proposta che consisteva nel creare uno scalo a Bolano, dove esistono ampi spazi e per cui il governo Prodi, a suo tempo, aveva già finanziato il progetto delle opere di collegamento con l’autostrada, poi abbandonato dal Governo Berlusconi". "Si trattava - secondo Morabito - di una soluzione di buon senso, che limitava i disagi per la nostra città, dato che ne interessava solo un lembo estremo, e dava al contempo sollievo a Villa San Giovanni.  Oggi, invece, nel silenzio più assoluto, Falcomatà firma un accordo irresponsabile e irragionevole, che condanna Santa Caterina, Archi, Gallico e Catona a una situazione insostenibile dal punto di vista del traffico e della tutela dell’ambiente, anche in considerazione del fatto che gli spostamenti quotidiani da queste zone al centro avvengono per lo più, dato la pietosa situazione della viabilità interna, attraverso l’autostrada. La situazione delle periferie, già provate da anni di abbandono, cui è seguito un ulteriore peggioramento sotto questa amministrazione, si apprestano adesso a ricevere il colpo di grazia da Falcomatà, che svende agli interessi della Caronte non solo la zona nord, ma tutta la città, che soffrirebbe della saturazione del traffico in tutto il tratto Reggio-Villa. Riteniamo che non vi siano ragioni economiche che tengano di fronte alla salute a alla garanzia di minimi standar di vivibilità per i cittadini e che è giunta l’ora che la città non sia sacrificata ulteriormente da scelte che vanno tutte nel senso di sostenere interessi forti rispetto a quelli diffusi dei cittadini: vale per le tasse al massimo e la rinuncia a dichiarare il dissesto, per i lauti guadagni di Avr, sempre concessionaria grazie a continue 'proroghe tecniche' e senza passare da gare d’appalto, per i contratti milionari con multinazionali spagnole, per il coacervo di cooperative che operano con affidamenti più o meno diretti e più o meno trasparenti nei servizi comunali, per i regali dell’ultim’ora a Caronte Tourist.  È bene che Falcomatà e la sua scadente Amministrazione facciano immediatamente marcia indietro rispetto a questa pessima scelta, che come tante altre scelte poco chiare (che siamo pronti a elencare nel dettaglio in una successiva occasione), vengono tenute nell’ombra da una compagine municipale per altri versi prodiga di proclami, di appelli alla trasparenza, di richiami fuori luogo ad una partecipazione alle scelte amministrative che in realtà non c’è ancora stata in una sola occasione".  "Se il Comune non agirà per rimediare a questa vergogna, sarà nostro impegno - assicura Stefano Morabito - accompagnare i cittadini in forme di lotta che assumeranno l’intensità e la determinazione che la vicenda richiede. Siamo certi che altre associazioni e organizzazioni politiche saranno al nostro fianco in questa battaglia". 

 

Assemblea sul destino degli ex dipendenti Multiservizi: "Rispettare la legge

Si è svolta ieri presso l’Hotel Palace l’assemblea promossa dall’Associazione "La Cosa Pubblica" sul destino degli ex lavoratori Multiservizi. I lavori, che si sono svolti in una sala conferenze gremita di cittadini, tra i quali una delegazione di ex dipendenti della Multiservizi, sono stati presieduti da Stefano Morabito e aperti dalle relazioni dei dottori Mery Costantino e Antonio Pensabene che hanno illustrato i dettagli del parere giuridico redatto su istanza dell’Associazione, ribadendo la necessità di rispettare il quadro legislativo procedendo all’assorbimento degli ex dipendenti Multiservizi nelle nuove società Castore e Polluce, e attivando la selezione prevista per eventuali altre assunzioni dall’esterno che dovessero rendersi necessarie.  A sostegno di tali argomenti, i dottori Costantino e Pensabene hanno illustrato non solo il contenuto della normativa vigente e numerose sentenze, ma persino una recente delibera del Comune di Venezia dell’ottobre 2012 che, sciolta una società mista e creata una società in house, disponeva attraverso un testo conciso e chiarissimo, il passaggio dei dipendenti alla nuova società "secondo le previsioni dell’articolo 2112 del codice civile". Tutto il contrario rispetto alla farraginosità, la lentezza e l’ambiguità delle procedure messe in atto dal Comune di Reggio in questi lunghi mesi.  Inoltre si è posto l’accento sul fatto che le rassicurazioni riguardo al trattamento favorevole che si vorrebbe riservare agli ex lavoratori Multiservizi in un’eventuale selezione rappresentano la degradazione di un diritto all’assorbimento nelle nuove società a mero trattamento di parziale vantaggio e non può in alcun caso dare alcuna certezza in merito alla riassunzione, contrariamente a quanto fatto intendere da qualche imprudente amministratore a diversi lavoratori.  È stata apprezzata la partecipazione all’assemblea dei consiglieri Lucio Dattola (Forza Italia) e Paola Serranò (Partito Democratico), che non hanno mancato di offrire il proprio contributo alla discussione e hanno mostrato interesse a seguire con attenzione la vicenda nelle prossime settimane, anche sulla scorta di quanto emerso durante i lavori. Parallelamente, si è stigmatizzata l’assenza del resto della compagine consiliare, sia di maggioranza che di opposizione, e dell’esecutivo cittadino e del Sindaco, che non ha inteso inviare neppure uno dei membri del suo nutrito staff . Uno staff che, è stato fatto notare, contrariamente a quanto si vorrebbe fare con i lavoratori Multiservizi (che invece avrebbero diritto a essere direttamente riassorbiti), è stato assunto senza alcun credibile meccanismo di selezione, ma per via prettamente "fiduciaria", meccanismo applicato persino al direttore delle due nuove società, i cui dipendenti, invece, contraddittoriamente, vorrebbero farsi passare attraverso griglie valutative e punteggi. Sono intervenuti, inoltre, Aldo Libri del sindacato Sul e Franco Cutrì della Fiadel, che hanno ripercorso le tappe della vicenda e sottolineato la chiusura a un reale dialogo da parte dell’amministrazione. In particolare, Libri ha richiamato l’attenzione dei presenti sullo strano silenzio da parte delle maggiori organizzazioni sindacali in una vicenda pur rilevantissima per il destino lavorativo di centinaia di famiglie e per gli interessi generali della città. A questo riguardo, è emerso durante l’assemblea che presso lo staff del primo cittadino sono stati chiamati proprio tre rappresentanti sindacali di CGIL, CISL e UIL, il che pare autorizzare più di un legittimo sospetto sul condiscendente immobilismo e totale silenzio di dette organizzazioni sindacali sulla vicenda.  Infine, dopo gli interventi del delegato sindacale Giovanni Mauro, e degli ex dipendenti Multiservizi Maurizio Mallamaci e Maria Surace, che hanno espresso le proprie preoccupazioni e ripercorso le tappe di una lunga vicenda che spesso ha visto gli amministratori locali insensibili alle legittime rivendicazioni del loro diritto al lavoro, dopo latri interventi , tra cui quello del professor Leo Nucera, Stefano Morabito ha concluso i lavori ribadendo la disponibilità dell’Associazione "La Cosa Pubblica" ad offrire il proprio sostegno alla causa dei lavoratori e una rigorosa vigilanza sulle attività delle nuove società che, proprio per la incomprensibile scelta di realizzarle nella forma "a responsabilità limitata" necessitano di una maggiore e inedita attenzione da parte della cittadinanza tutta perché non si verifichino le storture del passato. Infine, nel sollecitare la consigliera Paola Serranò affinché sostenesse la richiesta di affrontare la vicenda con la massima trasparenza in un consiglio comunale aperto, Morabito ha fatto richiesta  attraverso di essa al sindaco Giuseppe Falcomatà, dopo il copia e incolla del programma elettorale di Matteo Renzi e la pedissequa copia del regolamento comunale sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione dall’analogo testo del Comune di Bologna, di volere sfruttare l’allenamento acquisito per copiare l’art. 14 della citata delibera del Comune di Venezia che, in ottemperanza alla legge (e in un caso identico a quello che riguarda la nostra città) prevede l’assorbimento dei lavoratori nelle nuove società secondo quanto previsto dal Codice Civile. 

 

Morabito vs Ripepi: rincara la dose su conflitto d'interessi e "finta" opposizione a Falcomatà

"Il consigliere di Forza Italia Massimo Ripepi, nel contestare la nostra denuncia riguardo alla manifesta mancanza di opposizione nel Consiglio Comunale di Reggio Calabria e l’accostamento tra le cooperative Pace Salus (titolare della gestione dell’Asilo nido Cedir), la Turismo per Tutti che organizza attività culturali presso il Castello Aragonese e il movimento politico PACE che egli coordina a livello nazionale, ci suggerisce che tale collegamento non esiste e ci invita a verificare sui motori di ricerca la sua indefessa attività di oppositore". A scriverlo, replicando alle dichiarazioni del consigliere comunale 'azzurro, è Stefano Morabito (Associazione Cosa Pubblica). "Fatta la ricerca suggeritaci da Ripepi, ammettiamo - rivela l'ex candidato sindaco - che il nostro collegamento tra le cooperative citate ed il Movimento Pace è forse impreciso. Tali cooperative appartengono infatti al sistema ACU (Azione Cristiana Umanitaria) e sono collegate all’Istituto per la Famiglia cui, ad  esempio, la cooperativa Turismo per tutti devolve parte dei ricavi prodotti con le proprie attività (incluse quelle che si svolgono a Piazza Castello); l’Istituto per la Famiglia è collegato al Centro Cristiano dello Stretto, a sua volta 'opera' della Chiesa Cristiana di Catona di cui Massimo Ripepi figura come 'Padre e Pastore'. Pronti a correggerci, chiediamo quindi allo stesso Ripepi se, invece di dire che tali cooperative 'gravitano nell’orbita del movimento PACE' non ritenga più corretto che si dica che esse gravitano attorno a Massimo Ripepi stesso. Nessuna insinuazione vogliamo fare circa la correttezza delle assegnazioni a tali cooperative da parte del Comune, della Regione o della Provincia, ma rileviamo che, seppure non infinite come le vie del Signore, le ramificazioni della galassia di cooperative e associazioni legate alla Chiesa di Ripepi sono certamente numerose (Pacesalus, Turismo per Tutti, Vitasí, Sela, etc.). Ci chiediamo quindi se Ripepi si sia mai posto il problema che vi sia un qualche conflitto di interessi tra il suo ruolo di amministratore pubblico (a maggior ragione quando era consigliere di maggioranza durante il 'sacco di Reggio') e la pervasiva presenza di tali cooperative tra gli elenchi degli assegnatari di pubblici bandi, e tra i destinatari di benefici e finanziamenti presso il Comune e gli altri Enti (se Ripepi lo desidera, possiamo discuterne a fondo in una prossima occasione)".  "Infine, il Ripepi, per distogliere l’attenzione dal vero contenuto dell’articolo che lo ha infastidito, crede di sminuire il valore delle denunce da me fatte riferendosi al mio risultato elettorale, neppure sfiorato dall’idea che per alcuni - sottolinea Morabito - la politica si possa fare anche da fuori delle istituzioni, come io ho sempre fatto dal movimento studentesco in avanti e persino si avventura a sostenere che il sottoscritto abbia agito 'evidentemente in astinenza da incarichi e prebende', dimostrando di disconoscere la storia mia (che non ho mai avuto, richiesto né accettato alcunché) e degli altri appartenenti all’Associazione 'La Cosa Pubblica' e di non sapere quindi di cosa parla, ovvero di disconoscere la lingua italiana, usandola a sproposito. A questo punto, non è peregrina l’ipotesi che il consigliere non conosca neppure il significato del termine 'opposizione'. Da quello cui abbiamo assistito in questi mesi, notiamo che Ripepi si è prodotto in una opposizione assai chiassosa dal punto di vista formale ed inconcludente nella sostanza. Valga come esempio il teatrino inscenato da lui e dai suoi colleghi di minoranza che non hanno partecipato alla discussione sul Bilancio, col risultato di spianare la strada alla maggioranza, lasciata libera di approvarlo in poche ore assieme a una lunga serie di atti propedeutici ad esso".  "Ma Ripepi, sorprendentemente, cita invece come punta di diamante della sua opposizione proprio quella mozione sulla famiglia 'naturale' che la destra e la 'Falcomatá & Co' (cit. Ripepi) hanno votato tutti assieme appassionatamente: è proprio quello che abbiamo tentato di spiegare ai cittadini nella partecipata iniziativa di venerdì scorso, ma noi - conclude utilizzando l'arma dell'ironia Stefano Morabito - non siamo riusciti a trovare una sintesi efficace come la sua! Per questo, lo ringraziamo". 

 

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