L'obelisco "Carolino" di Bitonto
Esposizione e commento delle iscrizioni di Bitonto sull'obelisco "Carolino":
PHILIPPO V / HISPAN INDIAR[UM] SICILIAE / UTRIUSQUE / REGI /
POTENTISSIMO / PIO FELICI / QUOD / AFRIS DOMITIS / NEAPOLITANUM REGNUM / DEVICTIS / IUSTO BELLO / GERMANIS / RECEPERIT / ET CAROLO FILIO OPTIMO / ITALICIS PRIDEM / DITIONIBUS AUCTO /
ASSIGNAVERIT / MONUMENTUM VICTORIAE / PONI LAETANTES /
POPULI VOLUERUNT
A Filippo V potentissimo pio fortunato re delle Spagne[1], delle Indie[2], dell’una e dell’altra Sicilia[3], poiché, sottomessi gli Africani[4], riconquistò, vinti in guerra a forze pari i Tedeschi, il Regno di Napoli[5] e lo assegnò al figlio Carlo già legittimato dalla volontà degli Italiani di darsi a lui[6], i popoli festanti vollero che fosse innalzato questo monumento della vittoria.
GERMANORUM MILITUM / HIC / IUSTO NUMERO / CERTANTIUM / HISPANICA VIRTUS / PARTEM MINIMAM / TRUCIDAVIT / RELIQUOS FORTITER CAPTOS / SERVAVIT / REI GESTAE NUNTIUM / EX CAPTIVIS / AD GERMANIAE REGEM / HUMANITER / ABLEGAVIT / A S MDCCXXXIV
Il valore spagnolo uccise una minima parte dei Tedeschi che in pari numero lo combattevano, e, valorosamente catturati gli altri e salvata loro la vita, con umanità li rimandò al sovrano germanico perché dai prigionieri avesse notizia dell’impresa. Nell’anno della Salute 1734[7].
CAROLO / HISPANIARUM INFANTI / NEAPOLITANORUM / ET SICULORUM / REGI / PARMENSIUM / PLACENTINORUM / CASTRENSIUM / DUCI / MAGNO AETRUSCORUM[8] / PRINCIPI / QUOD / HISPANICI EXERCITUS / IMPERATOR / GERMANOS DELEVERIT / ITALICAM LIBERTATEM / FUNDAVERIT / APPULI CALABRIQUE[9] / SIGNUM / EXTULERUNT
A Carlo, infante di Spagna, re di Napoli e di Sicilia, duca di Parma, Piacenza e Castro[10], gran principe di Toscana, i Pugliesi e i Salentini eressero questa stele poiché, comandante dell’esercito spagnolo, debellò i Tedeschi, pose i fondamenti dell’indipendenza italiana[11].
IOSEPHO CARRILLIO / COMITI MONTEMAR / QUOD / EIUS OPERA / DUCTU CONSILIO / HISPANI / GERMANORUM CUNCTA / SUBEGERINT / VIII KAL IUNII / A S MDCCXXXIV / REGIS IUSSU / HONOS / HABITUS
A Josè Carrillo conte di Montemar, poiché il 25 maggio 1734 per opera, guida, consiglio di lui gli Spagnoli ebbero piena ragione dei Tedeschi, dietro ordine del re si rese questo onore[12].
[1] Dei Regni iberici di Castiglia, Leon, Aragona e contea di Barcellona, Valenza, in unione personale. Ma Filippo V accelerò il processo di unificazione e centralismo.
[2] Occidentali, cioè l’America Meridionale e Centrale. La Spagna possedeva anche le Filippine nelle Indie Orientali.
[3] Citra e Ultra Pharum: Napoli e la Sicilia propriamente detta.
[4] Nel 1720 Filippo V conquisto Ceuta sulla costa del Marocco.
[5] Perduto nel 1708, durante la Guerra di successione spagnola.
[6] La legittimazione qui asserita è l’assunzione al trono ducale di Parma di Carlo in quanto erede di Elisabetta Farnese. Si adombra qui però una prima idea di unità e indipendenza politica dell’Italia, anche ai sensi degli accordi internazionali che vietavano di unire gli Stati borbonici d’Italia a quelli di Spagna.
[7] In una guerra cristiana e cavalleresca il nemico si vince, non si distrugge.
[8] Ipercorrettismo per Etruscorum.
[9] Da intendere i Calabri classici, non gli odierni Calabresi.
[10] Il ducato di Castro era feudo originario dei Farnese. Il titolo di duca di Castro è portato ancora dall’erede dei Borbone Due Sicilie.
[11] La guerra e la conquista dei Regni meridionali trovano giustificazione in un nuovo equilibrio europeo che, attraverso la Guerra di successione polacca, impediva all’Austria un’eccessiva potenza nella Penisola. Intanto l’assunzione al trono di Toscana di Francesco Stefano di Lorena e di quello di Parma, dopo Carlo, di Filippo di Borbone, e la formazione della nuova dinastia Austria – Este di Modena, nonché la crescita territoriale e politica dei Savoia, re dal 1713, assicuravano una rinnovata forza a un’Italia ormai quasi senza domini stranieri. Forse quell’Italia confederata era soluzione migliore della violenta e soffocante piemontesizzazione del 1860.
[12] Con squisita e regale lealtà, Carlo, comandante nominale delle truppe spagnole, riconosce i meriti del comandante effettivo, il Montemar.
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