Con volo di bandiera, scortato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia - Divisione Interpol, è giunto presso lo scalo aereo di Fiumicino il cittadino romeno Antonie Alexandru Dragos, nato in Romania nel 1988, al quale la Polizia di Frontiera del medesimo aeroporto ha notificato il provvedimento restrittivo della libertà personale. Il soggetto era stato arrestato in Grecia in quanto destinatario di un mandato di arresto europeo, a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro il 10.06.2013, poiché ritenuto responsabile del reato di rapina aggravata e tentato omicidio, in concorso, in danno del grossista di preziosi di Crotone Luciano Colosimo. I fatti contestati risalgono al 16 giugno 2012, allorquando due malviventi, identificati successivamente in Gheorghe Geanca e Mihai Ciovica, entrambi di nazionalità romena ed imputati nel medesimo procedimento penale, indossando divise da finanzieri, si sarebbero introdotti all’interno degli uffici della gioielleria e, mentre il secondo avrebbe minacciato tre presenti, il primo, dopo aver selvaggiamente aggredito e malmenato il titolare, riducendolo in fin di vita, sarebbe riuscito ad impossessarsi di circa 40 Kg di oro. I malviventi si sarebbero dati a precipitosa fuga con la refurtiva a bordo di un’auto, guidata da altro complice che li avrebbe attesi in una via limitrofa all’attività commerciale. Dalle immediate indagini avviate, è stato possibile verificare che l’autovettura, di proprietà di una persona risultata estranea ai fatti, era in realtà utilizzata al momento da Antonio Musacchio, 38enne residente a Cotronei. A seguito di ininterrotte ricerche, quest’ultimo è stato rintracciato dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Crotone alle successive ore 14, a Cotronei. Accompagnato in Questura, lo stesso ha indicato il luogo dove era stata nascosta l’autovettura, che è stata rinvenuta in un garage nella sua disponibilità, ubicato nel medesimo centro, e posta sotto sequestro. Sulla scorta degli elementi di reità raccolti e dai quali sarebbe emerso un grave quadro probatorio a suo carico, Musacchio è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto poiché gravemente indiziato di rapina in concorso aggravata in danno di Colosimo. Il fermato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Crotone a disposizione della competente Autorità giudiziaria. Dall’attenta analisi delle conversazioni ambientali registrate ed inerenti i colloqui intrattenuti in carcere da Musacchio, sarebbe emerso come questi, anche con l’aiuto di alcuni familiari, abbia cercato di recuperare, per meglio occultare, parte della refurtiva da lui sottratta all’insaputa dei suoi complici, oltre alla parte al medesimo spettante, quale provento dell’azione delittuosa. Sarà proprio questo insistente tentativo di “recupero dell’oro” da parte di Musacchio a rivelare e mettere in evidenza il ruolo di organizzatore e ideatore della rapina del noto 44enne pregiudicato Annibale Barilari, sospettato di tenere occultato il “ricco bottino”, al quale è stata notificata in data 11.06.2013, ordinanza applicativa della Custodia Cautelare in Carcere. Le attività tecniche ed info-investigative sono state riccamente integrate dalle risultanze delle analisi dei tabulati telefonici delle utenze utilizzate dai malviventi nei giorni antecedenti e successivi alla rapina. Quest’ultima attività ha consentito, infatti, di identificare i cittadini stranieri Ciovica e Geanca, nonché di comprovare la presenza, all’atto, del crimine, a Crotone sia dei predetti che di Antonio Musacchio e Pasquale Maccarrone, quest’ultimo poi morto suicida in carcere, dove è stato ristretto in quanto anch’egli attinto da Ordinanza di Custodia Cautelare. Le incessanti indagini e ricerche esperite dagli uomini della Squadra Mobile hanno, inoltre, consentito di individuare in provincia di Taranto ed in particolare nel Comune di Massafra, importanti elementi di reità a carico degli indagati Ciovica e Geanca, i quali sono stati riconosciuti ed identificati anche grazie alle testimonianze di vittime di altra rapina, commessa dagli stessi, in concorso con altri, in danno di un’altra gioielleria di San Giovanni in Fiore, in data 12.09.2012. Tale evento, per modalità di esecuzione nonché per la brutalità con il quale è stato eseguito, è sembrato subito riconducibile agli stessi rapinatori che avevano “operato” all’oreficeria Colosimo. Fra i partecipanti alla rapina perpetrata a San Giovanni in Fiore furono, infatti, riconosciuti anche il Ciovica e Geanca; ancor più significativi sono stati i dati investigativi che hanno dimostrato come, anche gli organizzatori di quell’efferato crimine, siano stati gli stessi della omologa rapina di Crotone, atteso che l’autovettura Fiat Punto utilizzata nella rapina di San Giovanni in Fiore era anch’essa nella disponibilità ed in uso a Musacchio. A seguito di incessanti attività investigative, si è riuscito, altresì, a trarre in arresto, in esecuzione di due distinti mandati di arresto europeo, i cittadini rumeni Ciovica e Geanca, il primo rintracciato in Francia ed il secondo nel paese di origine. Ciovica peraltro, estradato in Italia, è stato processato per il reato a lui ascritto e condannato dal Tribunale di Crotone in data 21 aprile 2016, alla pena di 9 anni di reclusione; Geanca, invece, si trova ancora recluso in Romania per altri fatti, in attesa di essere consegnato alle autorità italiane. Quanto ad Antonie Alexandru Dragos, abitante a Crotone nel 2012 e conosciuto con il nome di Alex, è emerso come lo stesso, anche sulla scorta delle dichiarazioni di un noto collaboratore di giustizia, abbia rivestito il ruolo di “reclutatore” degli esecutori materiali della rapina di Colosimo. L’analisi dei tabulati telefonici di Dragos nel periodo dal 10 al 18 giugno 2012, arco temporale immediatamente antecedente e successivo alla rapina, dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, l’esistenza di reiterati contatti con Geanca e Ciovica. Ultimate le incombenze di rito, Dragos è stato condotto presso la casa circondariale di Rebibbia.