Portavano in Calabria migranti su un gommone e senza cibo: fermati i presunti “scafisti”
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A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile reggina ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari provenienti dal Ghana, gravemente indiziati di essere stati al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria nel pomeriggio del 6 luglio, dopo essere stati soccorsi in mare, al largo delle coste libiche, dalla nave “Bettica” della Marina Militare. Ai migranti fermati, entrambi di asserita nazionalità ghanese, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:
• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);
• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;
• assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.
Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, conducevano dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano parte dei migranti giunti al porto di Reggio Calabria in occasione dello sbarco predetto, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.
Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati,
-di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;
-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;
-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;
-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.
Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile è emerso che i migranti che erano a bordo dell’imbarcazione soccorsa, un gommone di colore bianco, dopo aver pagato svariate somme di denaro agli organizzatori dei viaggi illegali e dopo essere stati rinchiusi per giorni in diversi luoghi della Libia, spesso sottoposti a maltrattamenti e vessazioni, sono partiti dalla località libica di Sabratah nella notte tra il 4 ed il 5 luglio. E’ stato, altresì, acclarato che la navigazione, durata diverse ore, è avvenuta in assenza di ogni condizione di sicurezza, ovvero senza dispositivi per l’incolumità personale dei migranti e senza che agli stessi venisse mai fornito cibo nel corso del viaggio. I due scafisti fermati, inoltre, hanno sempre avuto il comando dell’imbarcazione, provvedendo a condurre la stessa, a rifornire di carburante il motore ed a mantenere la rotta stabilita sin dall’imbarco, mediante apposite strumentazioni tecniche e dimostrando non comuni cognizioni marinaresche. Il tutto in pieno accordo e collaborazione con membri del sodalizio criminale, verosimilmente di origine libica. Nel corso delle attività di indagine, inoltre, è stato sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini, al fine di identificare gli organizzatori, i finanziatori e gli altri complici del traffico di esseri umani.
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