Sembra essere il sogno impossibile delle Serre. Uscire dall’isolamento, acquisire la libertà di movimento, godere di una rete viaria, se non all’avanguardia, almeno decorosa. Dopo anni d’inutile attesa, nel 2005, quel sogno sembrava finalmente alla portata. L’apertura dei cantieri per la realizzazione della “Trasversale delle Serre”, agognata da mezzo secolo, sembrava il preludio ad una nuova stagione destinata a portare nell’età contemporanea, anche, questo lembo sperduto di Calabria. L’avvio dei lavori della più imponente opera pubblica mai realizzata in questo territorio aveva suscitato entusiasmo, speranze e perché no, finalmente, qualche sogno. L’opera, secondo il cronoprogramma stilato dall’Anas doveva essere inaugura il 28 gennaio 2008, ma tutti sanno com’è andata a finire. Più che una strada, sembra un puzzle cui un bambino capriccioso ha voluto staccare parte delle tessere. Nell’era della net economy, o in quello che sotto l’incalzare impetuoso della crisi ne rimane, c’é chi ancora in questa martoriata regione desidera solamente una lingua d’asfalto che non trasformi la mobilità in un supplizio. L’era della velocità qui, però, non è mai arrivata. Se altrove, le strade virtuali di internet passano attraverso la fibra ottica, qui chi ha una lentissima Adsl, si considera un privilegiato. Se in altre regioni, le vie di comunicazione, quelle reali e visibili, necessitano di dispositivi autovelox per indurre gli automobilisti a moderare la velocità, qui, invece, non c’è il rischio, neppure a volerlo, di superare i 50 chilometri orari. Certo, non mancano, neppure altrove, situazioni in cui l’orografia causa difficoltà nelle comunicazioni. Ma da quelle parti, almeno, alle curve, ai tornati, alle ripide salite ed alle tormentate ascese, corrisponde almeno un uniforme manto stradale. Qui, invece no. Da noi, alle difficoltà dettate dalla natura, sembra aggiungersi il malefico accanimento di qualche goliardico silfo. A chi viene da fuori, è sufficiente imboccare l’ex SS 110, la provinciale che dall’autostrada conduce sulle Serre, attraverso il bivio Angitola, per capire che questo è un altro mondo. Il cammino s’insinua lentamente tra le sugarelle che via via lasciano il posto agli ulivi prima, ai castagni ed agli abeti dopo. Un percorso impegnativo, tortuoso. Come se non bastasse, però, alle curve, nel corso del tempo, si sono aggiunte le buche, gli smottamenti ed i conseguenti restringimenti di carreggiata. Gli automobilisti, non provano neppure a schivarle le buche, tanto l’una è la prosecuzione della precedente. Ad offrire un contributo, poi, si è aggiunta la rigogliosa vegetazione. Arbusti, rami, frasche e chi più ne ha più ne metta invadono quel che rimane della sede stradale. Una vera delizia, soprattutto, per gli automobilisti che all’auto tengono, a quelli sempre pronti a comprare l’ultimo modello. Percorrendo l’ex SS 110, la personalizzazione della vernice è assicurata, una bella striatura non la leva nessuno. Magari, l’intento della Provincia di Vibo Valentia che ne ha la competenza, è, anche, quello di far crescere, ancor di più, la vegetazione, nella speranza che le piante poste alle due estremità della carreggiata possano, prima o poi, incontrarsi e formare una bella galleria. Che spettacolo sarebbe! Roba da fare invidia ai settecenteschi giardini all’inglese. Ma non bisogna indulgere al pessimismo. Basta percorrere una trentina di chilometri e la situazione migliora. Arrivati al vecchio casello Anas di monte Cucco, si respira, finalmente, un’aria da un avamposto della modernità. Da qui la strada, come un fendente, sembra volersi aprire un varco tra le aspre rughe disegnate dalla natura. S’intravede, finalmente, un rettilineo. Peccato inizi troppo tardi e duri troppo poco. Guardando la striscia di “Trasversale” che s’innesta sulla vecchia strada Borbonica si viene assaliti dallo sconforto. Non rimane che sperare nel futuro, intanto, però, si rimpiange il passato.