Omicidio del Procuratore della Repubblica di Torino: arrestato panettiere calabrese
Sarebbe uno dei due autori materiali dell'omicidio di Bruno Caccia, all'epoca a capo della Procura della Repubblica di Torino. Un delitto, quello commesso il 26 giugno del 1983, che fece molto scalpore. Il magistrato stava conducendo diverse inchieste sulla 'ndrangheta, ma le indagini sul suo assassinio puntarono prima la pista del terrorismo, sia "rosso" che "nero". Oggi, trentadue anni più tardi, gli agenti della Squadra Mobile, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano, hanno catturato Bruno Schirripa, reggino trapiantato a Torino dove svolgeva il mestiere di fornaio in una zona periferica del capoluogo piemontese. Quattordici gli spari che scossero il tranquillo quartiere precollinare in cui viveva Bruno Caccia. Fu sorpreso dai killer davanti alla sua abitazione, era in compagnia del suo cane. Ventidue anni fa a finire in manette era stato Domenico Belfiore, che avrebbe ordinato l'omicidio, oltre ad averlo eseguito materialmente con il supporto di Schirripa. A Belfiore, ritenuto uno dei personaggi di maggior spessore criminale della 'ndrangheta attiva in Piemonte, è stata inflitta successivamente la condanna del carcere a vita. Da poco più di sei mesi, ragioni legate alle sue condizioni fisiche gli hanno consentito il trasferimento agli arresti domiciliari.
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