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Fondazione Campanella, i lavoratori licenziati: “Il prefetto revochi decreto di estinzione”

La Fondazione Campanella è diventata una patata più che bollente per la giunta regionale. Con una lettera indirizzata al prefetto di Catanzaro, ma anche al presidente del Tribunale di Catanzaro, al presidente della Regione Calabria e al rettore dell’Università, diversi dipendenti, dopo aver riepilogato le fasi più salienti della vicenda, hanno chiesto la revoca del decreto di estinzione della Fondazione Tommaso Campanella “per il venir meno dei presupposti che lo hanno determinato”, dopo la sentenza del giudice Carè che ha condannato la regione al pagamento di oltre 81 milioni di euro al centro oncologico. Una vicenda, quindi, tutt’altro che conclusa, visto che, se non interverranno fatti concreti a breve scadenza, tutti i dipendenti licenziati attiveranno, con tutta probabilità, una vera e propria “class action” nei confronti dei due soci fondatori della Fondazione (Regione Calabria e Università) nonché di tutti quegli altri soggetti che, direttamente o indirettamente, hanno portato al licenziamento collettivo. Una vera e propria spada di Damocle che pende su diversi soggetti, legata indubbiamente al mancato versamento da parte della regione (giunta Scopelliti prima, giunta Oliverio dopo) di quei 29 milioni di euro che erano stati definiti con apposita transazione con i vertici della Fondazione. Intanto il Consiglio regionale, nell’ultima seduta, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che prevede, tra l’altro, che il presidente e l’attuale giunta, attivino un percorso anche normativo (una legge) che consenta ai lavoratori licenziati di essere riassunti e ricollocati in altri enti dei soci fondatori. Tuttavia, per come precisano i lavoratori, “nessuna proposta concreta ad oggi risulta presentata”. “Ricordiamo – aggiungono - che la politica tutta ha sempre reiteratamente annunciato che non si sarebbe perso un solo posto di lavoro, che i livelli occupazionali non sarebbero stati toccati, ma soprattutto che le difficoltà della Fondazione non dovevano in alcun modo ricadere sulle spalle dei lavoratori”. “Annunciazioni ed enunciazioni di bandiera”, dicono i lavoratori. “Da quando è stata posta in liquidazione la Fondazione - chiedono - cosa è stato fatto? Se gli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale cadono nel vuoto, che valore hanno e che valore ha lo stesso Consiglio? Il presidente Oliverio, che annovera tra l’altro in giunta un esimio giuslavorista, si sarà alacremente attivato per individuare il percorso richiesto e sollecitato dal Consiglio? E quale è lo stato dell’arte?”. Il “risentimento” dei 270 lavoratori è “indubbiamente forte”. “Vorremmo capire - proseguono alcuni - cosa ha prodotto la chiusura della Campanella in termini di risparmi. Nessuno. Miglioramenti del servizio sanitario? Nessuno. Attendiamo con ansia di conoscere gli ultimi dati sulla emigrazione sanitaria. Di certo le UU. OO. che gestiva la Fondazione oggi lavorano a scartamento ridotto e alcune, addirittura, non sono state attivate da nessun’altra parte. La Calabria è stanca di enunciazioni. La piaga della disoccupazione, - concludono i lavoratori - in campagna elettorale abbonda sulla bocca di tutti; poi i lavoratori vengono sistematicamente abbandonati al loro destino, pur avendo contratto mutui, fatto progetti, attivato prestiti a medio termine. Tutto questo perché dalla Fondazione erano stati assunti a tempo indeterminato. Paradosso dei paradossi molti dipendenti appartengono alle categorie protette, che una legge dello Stato, la 68/99, agevola nell’inserimento nel mondo del lavoro; sono lavoratori che in Calabria, per le gravi disattenzioni della politica, vengono esclusi ingiustamente dal circuito occupazionale”. 

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Fondazione Campanella, Ferro: “Evitare il default, vicenda va composta in via stragiudiziale”

Dopo la sentenza che ha condannato la Regione Calabria a pagare alla Fondazione Campanella un maxi risarcimento di 80 milioni di euro, occorre trovare una soluzione che veda la politica protagonista senza che il destino della Fondazione, e dunque quello della Regione Calabria, sia affidato alle aule di giustizia”. È quanto afferma la già candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Wanda Ferro che aggiunge: “non mi interessa, in questa sede, indugiare sulle responsabilità di questa o quella parte politica, ma il governatore Oliverio non può e non deve indugiare attendendo la lettura delle motivazioni del Tribunale  civile prima di valutare le iniziative più opportune a difesa della Regione.Sembra paradossale – spiega - che la Regione prenda tempo per decidere la strategia di difesa giudiziale di fronte ad una condanna che la vede soccombente nei confronti di un Ente partecipato  di cui la stessa Regione è socio fondatore. I motivi della sentenza sono oramai noti e appaiono così chiari da non lasciare spazio ad interpretazioni di sorta: la Regione è stata inadempiente nei confronti della Fondazione e non sembra vi siano  margini di riforma, anzi il maxi risarcimento di 80 milioni potrebbe essere solo  una parte della maggiore somma vantata dalla Fondazione Campanella, altri 40 milioni di euro,  che  la Regione Calabria potrebbe essere costretta a pagare. Per questi motivi la soluzione della vicenda Fondazione Campanella non  può essere affidata ai tempi lunghi della giustizia, ma deve essere affrontata e risolta dalla politica fuori dai Tribunali. La politica deve riprendersi il ruolo centrale che le compete, incidendo sulle complesse criticità che si trascinano da anni attraverso una visione complessiva dei problemi, senza rinviarli a data da destinarsi  e lasciare  che la patata bollente passi nelle mani della prossima legislatura. In tale direzione non sembra potersi dubitare che la posizione attendista del presidente Oliverio sia finalizzata proprio a far sì che i debiti scaturenti dalla sentenza, ed evidentemente anche quelli ulteriori che la Regione sarà costretta a pagare, siano posticipati a quando sarà concluso il suo mandato, con buona pace dei calabresi che rischiano un vero e proprio default della Regione.  Qualche mese fa – ricorda Ferro - proprio sulla vicenda della Fondazione Campanella, il governatore ebbe a dichiarare che non si può invertire la storia delle cose. E invece, non solo si può, ma si deve. La storia delle cose si inverte se si è capaci di governare i problemi senza farsi governare e sopraffare dalle circostanze che accadono. Il nostro futuro è nelle nostre mani, non in quelle della ‘storia delle cose’: il futuro della Fondazione Campanella e della Regione Calabria è  ora nelle mani di chi governa. Il presidente Oliverio coinvolga il rettore e insieme chiedano al prefetto di Catanzaro la revoca dello stato di liquidazione della Fondazione, in modo che la Fondazione sia sottratta all’amministrazione di un commissario liquidatore e  consegnata nelle mani della politica che,  nell’esclusivo interesse della collettività, componga la vicenda, proprio in quanto la Regione è socio fondatore, in via  stragiudiziale attraverso una transazione cui tutti gli attori pare abbiano già lasciato intendere di essere disponibili. Solo in tal modo sarà evitato il verosimile default della Regione, la quale, avvalendosi  dell’ultimo decreto ‘salva regioni’, potrà  riallineare e contabilizzare i debiti pregressi contratti con lo Stato spalmandoli in trent’anni,  sì da lasciare margine per una reale  regolarizzazione dei conti regionali. La Regione – è la conclusione - colga tale opportunità, forse l’ultima, per riordinare il bilancio esponendo tutti i debiti, compreso quelli conseguenti a sentenze esecutive ed efficaci, anche se non passate in giudicato, i quali potranno essere sicuramente ridimensionati se si perverrà, saggiamente, ad una composizione bonaria della controversia, senza aspettare gli ulteriori giudizi dei Tribunali che potrebbero rivelarsi ancor più pesanti per le casse della Regione”.

 

Fondazione Campanella, il Codacons smentisce Oliverio: “Ecco la delibera che concede 29 milioni di euro”

“Il presidente Oliverio, insieme al neocommissario Scura, ha affrontato nella conferenza stampa di qualche giorno fa il nodo Fondazione Campanella. Nella conferenza stampa il presidente ha dichiarato che non esiste nessun atto che impegna la Regione Calabria a salvare la Fondazione Campanella, anzi esortava chi  detenesse qualunque atto a titolo segreto di farglielo avere. Bene, il Codacons  di Serra San Bruno, anche non facendo parte dei servizi segreti, ha scovato i famigerati atti che non sono affatto coperti da vincolo di divulgazione, bensì accessibili a tutti”. L’associazione a tutela dei consumatori prosegue nella sua battaglia a difesa della struttura che si occupa dei malati oncologici e tira fuori i documenti che ritiene possano rappresentare la soluzione al caso. “Nello specifico  - precisa Antonio Carnovale - si tratta di una  delibera di giunta regionale, nella quale la Regione impegna chiaramente l’Ente a sostenere la Fondazione Campanella con una cifra ben definita nello stesso atto, cioè i famosi 29 milioni di euro, somma condivisa dalle parti e oggetto di una bozza di atto transattivo indicato nella parte di premessa della delibera. Rappresenta, dunque, un’ingiustificata inesattezza dichiarare che non vi sono atti di impegno assunti formalmente dalla Regione Calabria. Gli atti sono molto chiari – puntualizza il responsabile del Codacons - non altrettanto appare la volontà, invece, di darvi esecuzione. Chi ha espresso dichiarazioni in  questi giorni sa benissimo che la delibera di giunta è un atto formale con efficacia e rilevanza giuridica, nel quale si manifesta ed è affermata la volontà degli organi collegiali dell'Ente nell’esercizio della potestà amministrativa agli stessi attribuita dalla legge”. Carnovale entra nei dettagli del provvedimento e spiega che “una volta approvato l’atto, ogni Organo coinvolto nello stesso è obbligato a porre in essere quanto contenuto nella delibera, pertanto, non può razionalmente sostenersi che gli Organi amministrativi della Regione non siano stati investiti della decisione, per quanto detto, vincolante dell’Organo politico collegiale, anche perché, si legge nella delibera, l’allora commissario ad acta Pezzi ‘ha manifestato disponibilità a procedere ad evitare la messa in liquidazione della Fondazione’, dunque, se l’Organo amministrativo ha manifestato disponibilità, si presume che sia stato preventivamente interpellato, ergo interessato. Non appare realistico – insiste Carnovale - quanto sostenuto dal subcommissario Urbani che dice di dover dividere la ‘questione regionale’ dalla ‘questione sanitaria’, il tenore della delibera va in tutt’altra direzione, palesando un chiaro interessamento del commissario ad acta alla questione che riguarda il polo oncologico”. Il Codacons auspica poi che “si possa procedere nella direzione indicata dalla ‘bussola della legalità’ di cui Oliverio ha parlato in conferenza stampa che non può che essere l’esecuzione degli impegni vincolanti assunti dalla Regione per ridare dignità ai malati oncologici, alle loro famiglie e ai dipendenti della Fondazione. Speriamo – è la conclusione -che l’approvazione dell’Ordine del giorno di ieri del consiglio regionale possa rappresentare un primo, anche se non sufficiente, passo alla rinascita del polo di eccellenza”.

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Fondazione Campanella, Scalzo: "Attenzione altissima sulla vicenda"

"L'approvazione unanime di un ordine del giorno sulla Fondazione Campanella da parte dell'Assemblea dá spinta all'impegno che dobbiamo portare avanti per salvaguardare sia i livelli occupazionali, sia le prestazioni sanitarie in campo oncologico erogate dall'istituto". Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Tonino Scalzo, al termine dei lavori odierni, dopo il via libera del testo da maggioranza e opposizione. "La volontà espressa dall'aula è molto chiara. L'ordine del giorno licenziato in sede di Conferenza dei capigruppo e poi approvato dal Consiglio testimonia l'attenzione altissima che viene rivolta a questa intricata vicenda. Un tema su cui il presidente Oliverio si è impegnato fin dal momento del suo insediamento con il massimo impegno. In ballo c'e' il futuro di centinaia di lavoratori, ma anche di una struttura che rappresenta un punto di riferimento per i malati oncologici calabresi. Stiamo facendo il massimo per trovare una via d'uscita e una soluzione che salvaguardi tutti gli interessi in discussione".

 

Fondazione Campanella, Mangialavori condanna "l'inerzia della politica regionale"

“La protesta dei dipendenti della Fondazione ‘Tommaso Campanella’ va avanti. La prospettiva del licenziamento dei 245 dipendenti appare sempre di più come una realtà ineludibile. Il decreto di estinzione della Fondazione e l’istanza di fallimento della Procura, due decisioni destinate ad incidere sulla vicenda. Ma ciò che colpisce di più - afferma il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori - è l’inerzia della politica regionale. Nessuna idea, nessuna proposta, nessuna iniziativa. Ma com’è possibile tutto ciò?” - si chiede l’esponente politico della Casa delle Libertà. “Il tempo – sostiene - trascorre inesorabile e l’attuale esecutivo sembra paralizzato dall’indecisionismo e da assurda rassegnazione. E così la Calabria rischia di ritrovarsi senza un Polo oncologico di eccellenza. Un patrimonio di conoscenze e anche di investimenti umani ed economici potrebbe essere a breve cancellato. A questo si aggiunga l’ennesimo colpo alla stabilità familiare di molti corregionali. Insomma, uno scenario che non può che destare profonda preoccupazione. Il compito della politica sarebbe affrontare i problemi e tentare di risolverli. Ma, nel caso della ‘Fondazione Campanella’, i tentativi fin qui registrati si sono dimostrati pallidi, timidi e tiepidi. Proprio per questa ragione nei giorni scorsi - fa presente Mangialavori - ho chiesto l’inserimento della vicenda nell’ordine del giorno di una seduta del Consiglio regionale. Un atto non soltanto dovuto, ma politicamente necessario al fine di delineare ruolo, proposte e iniziative dell’amministrazione regionale. L’auspicio - prosegue - è che ciò avvenga rapidamente. Salvare la Fondazione è sempre più difficile. Il tempo, in questo caso è tiranno. Urge approntare una strategia politica chiara – conclude il consigliere regionale - da discutere in seno alla più alta istituzione elettiva regionale. Attivarsi con sollecitudine, predisporre ogni utile mezzo è quanto mai necessario”.

 

Fondazione Campanella, Abramo: "Regione e Università salvino il polo oncologico"

“Regione e Università anticipino le decisioni del tribunale, presentino subito una proposta di salvataggio e rilancio della Fondazione Campanella. Soprattutto il socio debitore, la Regione, faccia la sua parte, garantisca le risorse in base agli impegni già assunti. Si eviti ad ogni costo che la nomina del liquidatore chiuda per sempre la possibilità di salvare il polo oncologico”. E’ questo l’ennesimo, drammatico appello che il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo ha lanciato al presidente della giunta regionale Mario Oliverio e al rettore dell’Università Aldo Quattrone per evitare quella che definisce “una catastrofe per il sistema sanitario calabrese”. “Regione e Università – sostiene Abramo - sono i soci fondatori della Campanella e non possono tirarsi fuori, quasi che la vicenda non li riguardi, lasciando che sia la magistratura ad occuparsene. Occorre in prima battuta evitare che si arrivi alla nomina, da parte del tribunale, di un liquidatore giudiziale che inevitabilmente avrebbe solo il compito di accompagnare alla definitiva estinzione la Fondazione. Bisogna fare presto perché ad aprile saranno esecutivi i licenziamenti. Regione e Università possono ancora esperire l’ultimo tentativo”. Ad avviso del primo cittadino della città capoluogo di Regione, “c’è ancora la possibilità di salvare il salvabile, a patto che ci sia una concreta volontà. Se si evita la nomina del liquidatore, si può ancora sperare di traghettare la Fondazione verso lidi più tranquilli, attraverso la definizione dei contenziosi e la predisposizione di un piano industriale di rilancio della struttura, agganciandolo alle reali esigenze del sistema sanitario calabrese. A quel punto, anche il provvedimento di estinzione adottato, come atto dovuto, dal prefetto, potrebbe essere superato. Una Fondazione Campanella risanata e rilanciata, con un atto di responsabilità dei soci, diventerebbe lo strumento indispensabile per realizzare una seria politica di assistenza sanitaria e di ricerca scientifica nel campo oncologico. A quel punto – aggiunge - occorrerebbe solo regolamentare in maniera seria e rigorosa i rapporti tra la Fondazione Campanella, la Regione Calabria e l’Università, con la definizione dei posti letto e delle prestazioni da erogare, individuando i meccanismi per l’occupazione del personale. Regione e Università dicano chiaramente se intendono impegnarsi su questo fronte oppure intendono solo fare i notai della morte del polo oncologico. Mi aspetto questa assunzione di responsabilità da parte dei soci fondatori – conclude Abramo - perché ogni giorno perso può rivelarsi fatale per la Fondazione, per i suoi dipendenti, per centinaia di ammalati”. 

Fondazione Campanella: Avviate le procedure per 245 licenziamenti

Con il verbale sottoscritto nel corso di una riunione che si e' svolta a Reggio Calabria, nella sede del Dipartimento lavoro della Regione Calabria, alla presenza del presidente della Fondazione, Paolo Falzea e del direttore generale, Mario Martina, sono state avviate le procedure di licenziamento per i dipendenti della Fondazione Campanella. Il documento, sottoscritto in presenza dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, Bruno Talarico (Fp Cgil) e Antonio Cristofaro (Fp Cisl) interessa complessivamente 245 lavoratori. La Fondazione ha evidenziato di non avere "alcun titolo giuridicamente rilevante da utilizzare nei confronti dei creditori affinche' sospendano le procedure esecutive in atto", aggiungendo che e' stata fissata per il 31 marzo, da parte del tribunale di Catanzaro, la nomina del commissario liquidatore, mentre la Regione Calabria "non ha rimosso le condizioni che hanno determimnato il provvedimento prefettizio di estinzione della fondazione stessa. Contro i licenziamenti si sono espresse le organizzazioni sindacali che hanno deciso di "non aderire alla procedura di licenziamento collettivo, contestandola sia in fatto che in diritto". Cgil e Cisl, inoltre, hanno invitato "la Fondazione a farsi parte attiva per un eventuale incontro con i soci fondatori finalizzato a trovare una piu' corretta soluzione ed alternativa ai licenziamenti".

Fondazione Campanella, Codacons: "Ricerca messa fuori gioco"

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Responsabile del Codacons Serre vibonesi, avvocato Antonio Carnovale.

<<Se le motivazioni relative all’impossibilità di salvare la Fondazione Campanella destavano qualche perplessità, le rassicurazioni ai pazienti circa la continuità delle cure stimolano ancora tanti interrogativi ai quali qualcuno dovrebbe dare, almeno per rispetto dei pazienti, una risposta.

In un comunicato della Presidenza della Giunta Regionale si legge che la stessa:  “ha dato mandato al Dipartimento Tutela della Salute di porre in essere tutte le iniziative necessarie a garantire la continuità delle cure ai pazienti attualmente in carico alla Fondazione”. La precisazione della Presidenza è dovuta ad alcune notizie divulgate dalla stampa nei giorni scorsi.

 “Dopo un’attenta attività di verifica dei pazienti in trattamento – prosegue la nota – degli interventi programmati, della lista di attesa della Pet e degli ambulatori, oltreché dei connessi fabbisogni in termini di materiali necessari per le sedute operatorie, farmaci e dispositivi medici, in data odierna si è svolta una riunione conclusiva per concordare le modalità operative attraverso le quali assicurare la continuità dell’attività assistenziale a favore dei pazienti in cura presso il Polo Oncologico”

Detto così verrebbe da dire: di cosa abbiamo parlato sino ad ora se tutto procede nel verso giusto?

Purtroppo la realtà di ogni giorno non è questa e la nota della Presidenza andrebbe completata con informazioni aggiuntive.

L’arzigogolata soluzione prospettata nel comunicato, in soldoni si può così tradurre: qualcuno presterà al Polo Oncologico qualche farmaco chemioterapico per assicurare le infusioni ai pazienti, per qualche settimana.

Tale prospettazione non rappresenta, dunque, una soluzione definitiva al problema, né può rassicurare i pazienti il fatto che ancora rimane qualche flebo da poter somministrare, a nostro sommesso avviso, non si può parlare di sanità virtuosa se le soluzioni Ricemesse in campo sono di questo tenore e se non si costruisce un quadro completo della situazione.

Infatti, quello che la nota della Presidenza non dice è che già da qualche settimana, presso il Polo Oncologico, i pazienti non possono più essere trattati per la radioterapia e, conseguentemente, vengono dirottati presso altre strutture, ma ciò che non si sottolinea è l’aspetto più preoccupante della vicenda.

Nello stesso comunicato, ci si affretta a dichiarare che “Vi è l’esigenza di separare la vicenda che riguarda il profilo istituzionale dell’Ente da quello assistenziale…”, la distinzione, è vero, non è di poco conto, ma non nel senso che si vorrebbe far credere, è proprio su questo punto che gli interrogativi si aggiungono a quelli già posti precedentemente: quello che si chiama “profilo istituzionale” della Fondazione è proprio il cuore pulsante della stessa, la parte che non si limita a praticare la chemioterapia ( i cui standard sono uguali in tutti gli ospedali del mondo), ma è la struttura “pensante” che fa ricerca, che si adopera giornalmente per scoprire la genesi della malattia, intervenendo con cure alterative ed innovative che rappresentano una speranza in più per i malati oncologici. Se eliminiamo la testa pensante, probabilmente, rimarranno soltanto le flebo da poter somministrare, ancora per qualche settimana, ai pazienti.

Ma se muore quello che viene chiamato “profilo istituzionale” che fine faranno le sperimentazioni in corso e le cure innovative?

Se mettiamo fuori gioco la possibilità di ricerca, di quale sanità stiamo parlando?>>

 

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