Omicidio Vangeli, il giovane ucciso e gettato in un fiume
Giustiziato con un numero imprecisato di colpi di fucile, messo in un sacco di plastica e gettato nel fiume Mesima.
Sarebbe stato assassinato così la notte tra il 9 e il 10 ottobre del 2018 Francesco Domenico Vangeli, il giovane di Filandari vittima di “lupara bianca”.
Il suo corpo non è ancora stato ritrovato e, verosimilmente, è stato trascinato dalle correnti fino alla foce del fiume e da qui in mare.
All’alba di oggi i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno fermato uno dei presunti esecutori materiali dell’efferato delitto.
Si tratta di Antonio Prostamo, 30 anni, di San Giovanni di Mileto, ritenuto dagli inquirenti esponente apicale della locale di ‘ndrangheta dei “Pititto-Tavella-Prostamo”.
È accusato d’omicidio aggravato dal metodo mafioso e di distruzione di cadavere.
Il provvedimento di fermo arriva al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Nicola Gratteri e, oltre a colpire il 30enne di San Giovanni di Mileto, coinvolge quale corresponsabile a pari titolo dell’omicidio anche il fratello del fermato, Giuseppe, 35 anni, attualmente detenuto nella casa circondariale di Vibo dopo essere stato arrestato nel maggio scorso per essere stato trovato in possesso di un’arma clandestina.
Adesso deve rispondere anche d’omicidio aggravato dal metodo mafioso, minacce, porto abusivo d’arma da fuoco e distruzione di cadavere.
Le attività tecniche svolte dai militari dell’Arma hanno permesso di ricostruire nel dettaglio l’intera vicenda.
L’arma utilizzata per il delitto, ovvero un fucile occultato in un pozzo artesiano nei paraggi del fiume Mesima.
L’operazione messa a segno dai carabinieri è stata denominata “Amore Letale”, con evidente riferimento ad uno dei presunti moventi che hanno portato all’omicidio di Vangeli.
Per gli inquirenti, alla base del delitto ci sarebbe infatti la contesa di una giovane di Scaliti di Filandari da parte della vittima ed uno dei suo presunti carnefice, Antonio Prostamo.
Quest’ultimo lo avrebbe anche minacciato di morte e addirittura di scioglierlo nell’acido con messaggi whatsapp indirizzati sul telefono cellulare utilizzato da Vangeli, sequestrato e analizzato dai carabinieri.
L’altro Prostamo, Giuseppe, avrebbe invece vantato dei crediti di droga da Francesco Vangeli, il quale gli avrebbe pure sottratto un’arma da fuoco poi rinvenuta nelle disponibilità del padre a Pisa.
La sera della scomparsa sarebbe stato attirato a San Giovanni di Mileto con l’inganno.
Da quanto emerso, infatti, i Prostamo lo avrebbero invitato a raggiungere la loro abitazione per la realizzazione di un tavolino in ferro battuto, essendo Vangeli un artigiano.
Un semplice lavoretto per arrotondare la giornata, che evidentemente si è rivelato fatale, perché da quella sera Francesco non è più tornato a casa.
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