A Brognaturo il pellegrinaggio delle reliquie dei santi Cosma e Damiano
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“È inaccettabile la condanna a Mimmo Lucano. Non sono un giurista, le sentenze si rispettano sempre ma il lavoro svolto da Lucano era pubblico, conosciuto e meritevole di ben altri giudizi. Nulla potrà cancellarlo, neppure questa sentenza”.
Lo scrive su twitter l’eurodeputato Andrea Cozzolino del gruppo Socialisti e Democratici Europei, in merito alla sentenza che ha condannato in primo grado a 13 anni e due mesi l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.
I carabinieri della Stazione di Riace (Rc) hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e contestuale obbligo di presentazione alla p.g. nei confronti di S.V. quarantacinquenne, commerciante del luogo, ritenuto responsabile del danneggiamento seguito da incendio e della minaccia aggravata compiuti a Camini lo scorso 29 giugno.
Per gli investigatori, S.V., nel cuore della notte, avrebbe incendiato la Fiat Uno di un avvocato, prima di lasciare per terra la testa mozzata di una capra con una penna in bocca e gli occhi coperti da un lembo di stoffa.
La misura cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Locri, su richiesta della locale Procura della Repubblica, giunge in seguito alle indagini condotte dai militari della Stazione di Riace che, attraverso la visione delle immagini di numerosi sistemi di videosorveglianza, hanno individuato l’auto che ha permesso di risalire al presunto responsabile.
Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa inviataci da Domenico Lanciano, giornalista emerito, autore nel 1986 di “Badolato paese in vendita”, che si schiera dalla parte di Mimmo Lucano, ex-sindaco di Riace, affinchè venga candidato alle elezioni europee che si terranno a maggio del 2019.
Quando nel biennio 1986-88 la vicenda di “Badolato paese in vendita” (per la salvezza del borgo medievale spopolato) fece molto clamore in tutta Europa e in tante altre parti del mondo, ho pregato gli amministratori comunali e tutti i maggiori partiti calabresi di candidare almeno una personalità capace ed eminente alle Elezioni Europee del 18 maggio 1989 affinché potesse portare ai massimi livelli continentali il fatto che già allora erano 12mila i borghi e i paesi spopolati che andavano salvati.
Poi, dal 1997, a sèguito del clamore internazionale suscitato dalla vicenda “Badolato paese solidale” (per l’accoglienza dei profughi curdi della nave Ararat ospitati nel borgo antico), ho pregato il sindaco di allora (che già era stato chiamato a riferire dal Parlamento di Strasburgo) di candidarsi alle Elezioni Europee del 13 giugno 1999. Appello caduto nel vuoto. Allora entrò nei palazzi di Strasburgo e di Bruxelles il tema dei borghi spopolati che, almeno nel sud Italia, avrebbero potuto essere utilizzati per l’accoglienza dei migranti. E fu, dopo l’utile esempio dimostrato da Badolato, che il sindaco di Riace, Domenico Lucano cominciò la sua missione a favore dei migranti e ne diventò il simbolo e il riferimento più efficace e celebrato in tutto il mondo.
Adesso, così come si sono evolute finora le note vicende di Riace, penso sia ormai doveroso che qualche partito (anche non italiano) possa e voglia candidare Domenico Lucano alle Elezioni Europee del prossimo maggio 2019 per il Parlamento di Strasburgo. Per l’ex-sindaco dei migranti (che ha accumulato comunque un’utilissima esperienza in venti anni di accoglienza) la dimensione può e deve essere almeno quella europea se non addirittura dentro l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) per continuare, in altro modo (sicuramente più efficace e a più largo respiro), la sua missione vocazionale sia a favore delle migrazioni e sia a favore dei paesi spopolati, come ha fatto nel borgo di Riace, abbinando le due problematiche. Dal 1986 ad oggi in Europa paesi spopolati sono passati da 12mila a 16mila in un contesto in cui le città scoppiano e i territori periferici muoiono. E’ urgente, perciò, pensare ad un riequilibrio territoriale, pure per evitare costosi e frequenti disastri ambientali oltre alla desertificazione antropologica e agricola-produttiva.
E’ evidente che, da parlamentare europeo, Mimmo Lucano potrà e saprà essere più utile non soltanto alla Calabria ma a tutto il Sud e ovunque ci saranno temi e problemi da affrontare per il bene comune. Un motivo in più, questo, per candidare l’ex-sindaco di Riace affinché gli elettori possano decidere (comunque la possano pensare, indipendentemente da partiti e posizioni politiche) se appoggiare o no questo personaggio che è stato l’emblema di un umanesimo jonico tanto ammirevole da attirare su di sé attenzioni, premi e riconoscimenti da ogni parte e tanto da volerlo candidato al “Premio Nobel per la Pace”.
Io sono, come quasi tutti i lettori, un discreto conduttore di automobili; se però mi mettete sopra un autobus o Tir, sarei un disastro.
Anche Lucano sarebbe stato un discreto sindaco di un piccolissimo paese, uno dei tantissimi che, in Calabria, dovrebbero sparire in quanto enti comunali. Ma ha accolto… beh, è successo, con modesto o scarso successo, in altri casi.
Per restare in Calabria, ricordo: Curdi di Soverato, trasferiti a Lamezia dopo due settimane; Curdi di Badolato, che aprirono un ristorante, e tutta la sinistra d’Italia andò a cenare la prima sera, e, ovviamente, non ci tornò la seconda; Acquappesa, con sindaco amico di Oliverio. Non dimentichiamo Corbelli, che, sempre allegrone, vorrebbe accogliere i migranti, però solo se morti e in un apposito cimitero. Insomma, il caso Riace poteva passare sotto silenzio come tutti gli altri, e Lucano restare tranquillo e anonimo.
E invece è finito nel peggiore tritacarne mediatico, e nel bel mezzo di un’orgia di immigrazionismo fanatico ante non solo Salvini, ante Minniti, quando il verbo era "Più ne arrivano e meglio è".
Una rivista americana di cui il 99,9 degli Italiani ignorava (e ignora oggi) l’esistenza, Fortune, dichiara che Lucano è “uno dei 50 più potenti e influenti del mondo”, unico italiano nell’elenco, elenco in cui non c’era manco Draghi, presidente della Banca Europea. Non c’era la buonanima di Marchionne, non c’era nessun Agnelli… niente, c’era solo Lucano. Un Paese serio avrebbe preso a sberleffi questo foglio estero; l’Italia, sempre provincialotta, va in brodo di giuggiole, e tutti i giornali e tutte le tv si riempiono di Lucano. Il Santo Padre, che in quel periodo parlava solo di migranti, lo convoca e onora manco fosse un cardinale.
Sì, è proprio come uno che lo mettono a guidare un Tir dopo una vita di utilitarie. A questo punto, Lucano diventa prigioniero della sua immagine, e deve mantenere per forza in vita il mitico modello Riace, prima che faccia la fine, ovvia, di Soverato e Badolato eccetera. Come trattenere i migranti, prima che se ne vadano in Olanda? In ogni modo, facendoli stare benino. Benino, a giocare agli artigiani dell’Ottocento.
Ed ecco da dove spunta il deficit immane del Comune di Riace: per mantenere il mitico “modello” servono soldi; e i soldi da qualche parte devono uscire.
Intanto, fin dal 2016, parte un’inchiesta della Prefettura, che manda le carte alla Procura: il resto è cronaca.
Insomma, a Lucano non ha portato fortuna la rivista Fortune, ed era meglio un sano e tranquillo anonimato. Ma non è tutta colpa sua, è colpa di stampa, tv, Saviano, Oliverio, Pd, e chi non vedeva l’ora di candidare Lucano alla Regione.
Prima dicevo di aspettare l’inchiesta; ora, aspettiamo il processo.
I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunaledi Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del comune di Riace ed il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata “Xenia”.
La misura cautelare rappresenta l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.
Ulteriori particolari saranno resi noti nel corso della mattinata.
Cinque persone sono state denunciate dai carabinieri della Stazione di Riace, poiché ritenute responsabili di non aver vigilato sui figli minorenni rei di non frequentare regolarmente la scuola.
In particolare, nonostante fossero a conoscenza delle numerose assenze accumulate durante l’anno scolastico, i cinque non avrebbero adottato alcun provvedimento al fine d’impartire ai figli l’istruzione scolastica obbligatoria.
L'attività rientra nell'ambito dei controlli disposti dal Comando Gruppo di Locri, al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica che, qualche tempo addietro, avevano portato alla denuncia di 10 persone da parte della Stazione carabinieri di Platì
Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa da parte di Azione Identitaria Calabria che attacca Lucano, sindaco di Riace.
"A distanza di un anno e mezzo dall’invio del libro “il campo dei santi” come omaggio da parte nostra, come Azione Identitaria Calabria ci pregiamo di inviare un secondo dono al sindaco Lucano di Riace: una bottiglia di buon liquore nazionale, l’Amaro Lucano.
Questo perché, sicuramente, non è un bel periodo per il sindaco di Riace che ora si ritrova ad affrontare il problema del dissesto economico e finanziario dell’ente ed è sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato e della UE, concussione ed abuso d’ufficio.
E se da un lato, quello riguardante il “modello Riace”, i rapporti delle ispezioni prefettizie hanno magicamente cambiato tono, passando da quello inquisitorio, con tanto di prove e testimonianze, a quello osannante con testimonianze romanzesche e commoventi, dall’altro il prefetto Michele Di Bari è stato lapidario nel dare l’ultimatum al sindaco coccolato dalla Boldrini: dichiarare il dissesto o scioglimento e commissariamento del Comune.
Non si puo’ dire che Lucano non abbia avuto il tempo di correre ai ripari ma, nonostante il silenzio mediatico sulla vicenda, alla fine lo stesso segretario comunale si è visto costretto a comunicare al prefetto che il Comune non aveva approvato il piano di riequilibrio entro i termini previsti dalla legge, un riequilibrio necessario causato da una gestione poco attenta al territorio e distratta da altri pensieri.
Consapevoli della pesantezza del boccone da digerire, per il sindaco, abbiamo dunque ritenuto doveroso aiutarlo a metabolizzare il fallimento con l’ausilio di un buon amaro che, inoltre, porta il suo nome".