Calabria, approvato il nuovo calendario venatorio

Approvato dalla giunta regionale il calendario venatorio per l’annualità 2022 – 2023.

Su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura, l’esecutivo ha stabilito l’apertura generale della caccia per il prossimo 18 settembre e la chiusura generale per il 9 febbraio 2023.

La delibera stabilisce anche le giornate di preapertura della caccia al colombaccio, alla gazza e alla quaglia, prevedendo 5 giorni a settembre: 1,3,4,11,e 14 per la caccia a colombaccio e gazza; 2 per la quaglia, 11 e 14 settembre.

Nell’atto approvato, si ribadisce inoltre il rispetto della legge 353/2000 in materia di incendi boschivi che vieta per 10 anni, nei soprassuoli delle zone boscate percorse dal fuoco, il pascolo e la caccia.

Il calendario venatorio tiene conto di tutte le misure necessari a mantenere e/o riportare lo stato di conservazione degli uccelli a un livello soddisfacente e di evitare il deterioramento dello stato attuale di conservazione degli uccelli, tenendo anche conto delle indicazioni proposte dal Mipaaf, direzione generale della competitività per lo sviluppo rurale alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano.

Nella delibera si specificano le modalità di caccia, distinte specie per specie, gli orari, le località, le aree protette, i limiti e i divieti, nonché le regole sulla vigilanza e sulle sanzioni.

Sorpresi a cacciare tordi in periodo non consentito, denunciati

Tre cacciatori di San Lorenzo del Vallo (Cs) sono stati denunciati dai carabinieri forestale di Castrovillari, con l’accusa di aver abbattuto alcuni tordi fuori del periodo previsto dal calendario venatorio.

In particolare, i militari, durante un normale servizio controllo del territorio, sono stati attirati da ripetuti spari provenienti da un bosco in località “Serragiumenta”, nel comune di Altomonte.

Gli uomini dell’Arma hanno quindi notato i tre cacciatori in piena attività, mentre sul posto hanno rinvenuto otto tordi appena abbattuti.

Inevitabile, quindi, il sequestro dei fucili, delle munizioni e della selvaggina. I tre cacciatori dovranno, invece, rispondere del reato di esercizio venatorio in periodo non consentito.

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Abbattimenti non consentiti, denunciati due cacciatori

Due cacciatori, uno di Cassano Allo Ionio e uno di Villapiana, sono stati denunciati dai Carabinieri forestale di Corigliano  (Cs) per violazioni alla normativa sulla caccia. Il primo è stato fermato in un uliveto in località “Mezzano”, nel comune di Villapiana, dove aveva da poco abbattuto una tortora dal collare, specie protetta ai sensi della convenzione di Berna.

Il secondo, invece, è stato sorpreso in località “Caccianova” di Cassano Jonio, dove aveva abbattuto alcuni merli, ovvero una specie non cacciabile in questo periodo dell’anno.

Dopo aver proceduto  con le denuncie, i  militari  hanno sequestrato le munizioni e le armi di entrambi i cacciatori.

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Abbattono avifauna protetta con richiami acustici vietati, denunciati

I Carabinieri forestale della Stazione di Castrovillari (Cs) hanno denunciato due persone residenti a Vicenza, per violazione alla legge sulla caccia.

In particolare, i due cacciatori sono stati sorpresi nel comune di Terranova da Sibari mentre esercitavano l’attività venatoria con l’ausilio di richiami elettromagnetici non consentiti dalla legge. Inoltre, contravvenendo alla normativa, i due si erano appostati in un campo abbattendo esemplari protetti, quali fringuelli, pispole, peppole e tortore dal collare.

Inevitabile, quindi, il sequestro dei quattro fucili calibro 12 e delle munizioni in possesso dei cacciatori, nonché di cinque richiami elettromagnetici e di ottanta capi di avifauna abbattuta. Entrambi dovranno rispondere di attività venatoria con strumenti non consentiti e abbattimento di specie protette.

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Calabria, approvato il calendario venatorio: caccia aperta dall'1 settembre al 10 febbraio

Fissate le date della prossima stagione caccia. Nel corso dei lavori dell’odierna seduta, la Giunta regionale della Calabria, presieduta da Nino Spirlì, su proposta dell’assessore ad Agricoltura, Caccia e Pesca, Gianluca Gallo, ha approvato il calendario venatorio 2021/2022.
 
Con il provvedimento, nello specifico, si definiscono le specie cacciabili, i limiti di carniere, le modalità di caccia, i periodi di addestramento e allenamento cani. Si stabiliscono, inoltre, le date di apertura e chiusura al prelievo venatorio con periodi prestabiliti per ciascuna specie, tutti racchiusi in un arco temporale che va dal primo settembre 2021 al 10 febbraio 2022, nel rispetto delle indicazioni racchiuse nel parere fornito dall’Ispra e nella valutazione di incidenza ambientale resa dal dipartimento Ambiente e Territorio.
 
In particolare, poi, anche alla luce dell’emergenza incendi che sta flagellando l’intero Paese senza risparmiare la Calabria, si ribadisce il divieto di caccia nelle zone boscate percorse dal fuoco.
 
«Le scelte formalizzate – sottolineano il presidente Spirlì e l’assessore Gallo – si caratterizzano per la loro coerenza con gli indirizzi del piano faunistico venatorio regionale vigente e le stringenti norme dettate dal ministero dell’Ambiente per l’esercizio venatorio nelle aree Sic e Zps, poste a base di un atto che punta a garantire regole certe ed equilibrio».
 
Nei prossimi giorni, la delibera che dispone l’approvazione del calendario venatorio, comprensiva di tutti gli allegati, acquisirà efficacia e sarà consultabile attraverso la pubblicazione sul Bur Calabria, oltre che sul portale istituzionale della Regione.

 

 

 

Caccia in Calabria: stagione chiusa, non ci sarà nessuna proroga

La caccia in Calabria si è chiusa il 31 gennaio scorso e non ci saranno proroghe.

Lo comunica il dipartimento Agricoltura e risorse agroalimentari della Regione Calabria in seguito al parere negativo dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) circa il posticipo, fino al 10 febbraio, dell’attività venatoria per alcune specie.

«In data 28 gennaio 2021 – si legge nella nota – l’Ispra ha fatto pervenire il proprio parere in riferimento alla richiesta avanzata dal dipartimento, in data 5 gennaio 2021, in merito alla possibilità, in considerazione dell’emergenza Covid, di prolungare l’attività venatoria per le specie (colombaccio, gazza, cornacchia grigia, ghiandaia) fino alla data di chiusura generale della caccia fissata il 10 febbraio 2021. Secondo il citato parere, non può considerarsi ammissibile il posticipo al 10 febbraio, in quanto si verrebbe altrimenti a protrarsi l’arco temporale massimo di caccia delle specie in questione, oltre i termini consentiti dall’art. 18, comma 2, della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge n. 96/2010».

«Pertanto, in considerazione del richiamato parere negativo espresso dall’Ispra – continua la nota –, si è ritenuto necessario annullare la deliberazione di Giunta regionale n. 9 del 28 gennaio 2021, avente ad oggetto “Calendario Venatorio annualità 2020/2021 - Modifiche e integrazioni, con la quale si era inteso prolungare il periodo di caccia per le specie di colombaccio, gazza, cornacchia grigia, ghiandaia, dal 1° al 10 febbraio 2021».

«In considerazione di ciò, tenuto conto del parere sfavorevole dell’Ispra al posticipo della chiusura della caccia al 10 febbraio 2021» per le specie citate, «l’attività venatoria per l’annualità 2020/2021 – spiega infine il dipartimento – si è conclusa il 31 gennaio 2021.

La presente al fine di evitare possano essere indotti in erronee valutazioni tanto i cacciatori quanto gli organi di vigilanza».

Calabria, nuova ordinanza regionale: ripartono caccia e pesca

In Calabria tornano a essere consentite, secondo precise modalità, le attività venatoria e di pesca sportiva e dilettantistica.

È quanto prevede la nuova ordinanza (la n.94), firmata oggi dal presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, che riguarda le disposizioni successive all'entrata in vigore del decreto legge n.158 e del Dpcm dello scorso 3 dicembre.

«Ferme restando le misure statali e regionali di contenimento del rischio di diffusione del virus già vigenti», il provvedimento consente – fino a nuove determinazioni e all'adeguamento a un'eventuale nuova classificazione – lo svolgimento dell'attività venatoria «in quanto stato di necessità per consentire l'equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per l'incolumità pubblica».

La caccia sarà permessa con queste modalità: nel comune di residenza; nell'Atc di residenza venatoria; nei distretti di iscrizione per il prelievo degli ungulati anche situati in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione. L'attività venatoria è inoltre «limitata ai soli residenti in Calabria e potrà essere svolta solo in forma individuale e nel rispetto del distanziamento sociale e del divieto di assembramento».

Quanto alla pesca sportiva e dilettantistica, è consentita «nel comune di residenza o nei comuni limitrofi nel caso non sia possibile lo svolgimento nel comune di residenza». Le autorità competenti verificheranno il rispetto delle misure previste dalla nuova ordinanza e potranno applicare sanzioni da 400 a mille euro in caso di violazioni.

«Il rispetto che cacciatori e pescatori hanno sempre dimostrato nei confronti dell'ambiente, unito alla rassicurazione circa il loro comportamento responsabile e rispettoso delle direttive dei governi centrale e regionale, mi hanno spinto – spiega il presidente Spirlì – ad accogliere le richieste pervenutemi negli ultimi giorni da parte dei vari rappresentanti di categoria. In un periodo di grande tensione, dovuto anche all'isolamento forzato, poter svolgere attività all'aria aperta e in pieno contatto con la natura non può che essere salutare».

 

 

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Emergenza cinghiali, Tassone chiede di “consentire lo spostamento dei cacciatori per arginare un fenomeno preoccupante”

“In considerazione della moltiplicazione del numero di cinghiali, ritengo che la Regione debba, come le altre realtà territoriali attualmente classificate come Zona arancione, concedere l’autorizzazione per la ripresa della caccia”.

Il consigliere regionale Luigi Tassone pone l’attenzione sui “danni causati dagli ungulati che, sempre più spesso, si spingono fino ai centri abitati, devastando le coltivazioni e causando pericoli per la circolazione e per le persone”.

“È necessario - sostiene Tassone – consentire gli spostamenti dei cacciatori con residenza venatoria poiché, nei fatti, i Piani di selezione non possono essere attuati e ciò comporta la ripresa della crescita esponenziale di questa specie che è diventata incompatibile con una tranquilla esistenza nelle zone più esposte al fenomeno”.

“Dare la possibilità alla caccia di riprendere in maniera definita – aggiunge Tassone – consentirebbe di ripristinare un equilibrio che è ormai saltato imponendo disagi non solo ai contadini, ma a tutti coloro che risiedono nelle aree in cui i cinghiali si riversano con maggiore facilità. Danni che si traducono in richieste di risarcimento da parte di chi subisce pesanti conseguenze economiche. Auspico dunque – conclude – che la Regione comprenda che non è differibile riprendere questo cammino regolativo e consenta le relative attività di caccia

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