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Campo rom abusivo sgombrato a Melito Porto Salvo

Melito Porto Salvo - Nei giorni scorsi, si sono concluse le operazioni di sgombero di un insediamento rom abusivo situato in via del Fortino di Melito Porto Salvo, effettuate da personale della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili Urbani. L’ordinanza sindacale del Commissario Prefettizio del Comune di Melito Porto Salvo, emessa a seguito delle determinazioni assunte in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduto dal Prefetto Massimo Mariani, è scaturita da un’attenta attività di osservazione e monitoraggio compiuta dal personale del Compartimento di Polizia Ferroviaria di Reggio Calabria, finalizzata anche al contrasto del fenomeno dei furti di rame.

L’area interessata dalle operazioni di sgombero, dove vivevano 8 nuclei familiari per un totale di 27 persone, versava in una situazione di degrado caratterizzata da condizioni igieniche sanitari precarie e da alloggi fatiscenti, oltre che cumuli di rifiuti di vario genere. I nuclei familiari sono stati collocati in alloggi preventivamente individuati dal Commissario Prefettizio del Comune di Melito Porto Salvo,  Anna Aurora Colosimo ed i manufatti abusivamente realizzati sono stati abbattuti.

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Lamezia: blitz dei carabinieri nel campo Rom di Scordovillo, eseguite 39 misure cautelari

A partire dalle prime ore di questa mattina, al campo Rom di Scordovillo di Lamezia Terme, oltre 200 militari del locale Comando gruppo carabinieri hanno dato esecuzione a 39 misure cautelari, di cui 5 in carcere, emesse dal Tribunale lametino, nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di gravi reati in materia ambientale, nonché di delitti contro il patrimonio.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa in programma per le 10,30 di oggi, presso la Procura della Repubblica di Lamezia Terme. 

 

Stava bruciando fili di rame: arrestato dai Carabinieri

Un 23enne è stato tratto in arresto dai Carabinieri con le accuse di combustione illecita di rifiuti e ricettazione. I militari dell'Arma del Nucleo Operativo della Compagnia di Lamezia Terme, mentre effettuavano un servizio territoriale di routine, nelle vicinanze dell'accampamento nomadi in contrada Scordovillo, si sono accorti della presenza di due soggetti che stavano bruciando un voluminoso mucchio composto da fili di rame ed immondizia. Con prontezza li hanno bloccati e portati in caserma. Hanno notificato l'arresto ad uno dei due, il giovane di 23 anni, che sarà giudicato per direttissima. Il secondo, non ancora maggiorenne, è stato denunciato. 

Blitz interforze in un campo rom: trovati 300 chili di rame

Un blitz condotto congiuntamente da Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Polizia Municipale ha permesso di di sequestrare trecento chilogrammi di rame scovati dalle forze dell'ordine all'interno dell'accampamento nomadi in contrada Scordovillo, a Lamezia Terme. Nel corso dell'operazione, caratterizzatasi anche per l'esecuzione di quaranta  perquisizioni, sono stati rinvenuti, inoltre, parecchie parti di automobili oggetto di furti e circa cento ruote di veicoli. Numerosi i soggetti nei cui confronti è stata formalizzata la denuncia per furto e ricettazione.

Il Comune paga i rom perché lascino la tendopoli

Il comune paga gli ex abusivi. L’ennesima bizzarra notizia di questo nostro stravagante Paese, arriva da Cosenza dove la giunta ha deliberato la concessione di un contributo a favore un gruppo di persone che risiede in un “campo d’emergenza”. Detta così sembrerebbe una notizia come tante altre, se non fosse che gli individui che dimorano nel “campo” in questione non sono profughi o rifugiati; non sono neppure uomini e donne che scappano dalla guerra. Si tratta, per lo più, di cittadini romeni di etnia rom, trasferiti nel “campo d’emergenza” lo scorso mese di giugno, in seguito ad un’ordinanza con la quale il sindaco ha disposto lo sgombero di un accampamento realizzato abusivamente sulle rive del fiume Crati e di un’immobile di proprietà di Rete ferroviaria italiana dove, come si evince dalla deliberazione “ erano stati collocati provvisoriamente altri nuclei rom per un incendio verificatosi nell’anzidetta baraccopoli”.  Effettuato lo sgombero, il comune ha predisposto una struttura temporanea nella quale ha dato ospitalità agli “sfollati”. Un provvedimento già di per sé singolare dal momento che, in un Paese normale, chi viola la legge dovrebbe incorrere nei rigori della sanzione e non nei benefici del welfare. Nel caso in questione, la legge è abbastanza chiara. L’articolo 633 del codice penale, prescrive, infatti, che  “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da euro 103 a euro 1.032.”. Qualora qualcuno, indipendentemente dalla razza, dalla religione e da qualunque altra caratteristica personale o collettiva, dovesse, putacaso, occupare un immobile che non sia di sua proprietà, dovrebbe essere tempestivamente sottoposto al rispetto della legge. A ciò si aggiunga che, nell’eventualità in cui un comune cittadino realizzi un’opera abusiva, anche, su un terreno di sua proprietà deve provvedere alla rimozione della stessa. Nel caso d’inerzia, l’amministrazione pubblica interviene direttamente ed addebita le spese al trasgressore. Questo è ciò che dovrebbe avvenire in un Paese mediamente serio, dove le leggi hanno valore erga omnes. Ma l’Italia si sa è la patria del diritto e quindi dei sotterfugi, delle eccezioni e delle interpretazioni. Così, il Comune di Cosenza, anziché pretendere la punizione dei trasgressori, ha offerto un contributo economico a quanti decideranno di lasciare il “campo d’emergenza”. Una sorta di Tfr del valore di 600 euro “per ciascun nucleo familiare”, più altri 300 euro per ogni “membro del nucleo familiare, oltre il capo famiglia”. In totale, la previsione di spesa, che supera i 136 mila euro, è finalizzata a coprire i “primi costi” che i rom dovranno sostenere per trasferirsi “dal predetto campo di emergenza ad altre località del territorio nazionale od estero, nonché alla copertura dei primi costi per la detenzione di un alloggio nel territorio locale, nazionale od estero”. Il provvedimento è stato motivato, tra le altre cose, dalla presenza di “situazioni culturali che vanno dalla differenza dei costumi antropologici a quelle ideologiche-esistenziali e situazioni sociali [che] fanno sì che questi immigrati, non essendo ancora inseriti nel nuovo contesto ed avendo abbandonato le proprie origini, vivono molto ambiguamente tra l’essere attratti dalla cultura occidentale e dai suoi simboli e continuare ad essere legati alle modalità di vita del passato nomade”. Con tutta evidenza, la giunta di Cosenza ha deciso di applicare con chi risiede nel “campo” la tecnica diseducativa di quei genitori che al bambino che ha commesso una marachella dicono: “ti compro il gelato ma non lo fare più”. Proprio come in quel caso, nessuno è in grado di offrire la garanzia che l’episodio non si ripeta. Chi può, infatti, assicurare che, una volta intascata la “buonuscita”, i beneficiari non decidano di stabilirsi in una nuova baraccopoli, magari costruita, proprio, con i soldi ricevuti dal Comune? Senza tralasciare che il provvedimento manca di equità, a meno che un contributo analogo non sia stato concesso dal Comune ai cittadini, italiani e stranieri, costretti ad emigrare pur non avendone i mezzi. L’episodio più che paradossale è assurdo, anche, per ragioni meno contingenti. In un tempo in cui la povertà dilaga e le famiglie, italiane e straniere, sono alle prese con un difficilissima congiuntura economica, lo Stato, nelle sue varie accezioni dovrebbe farsi carico delle situazioni più difficili. Ogni intervento, destinato a chi vive in stato di bisogno dovrebbe, essere riservato esclusivamente a coloro i quali s’impegnano a osservare le regole. Sottostando all’imperio della legge, il cittadino dimostra il proprio rispetto nei confronti della comunità in cui vive e dalla quale, in virtù del principio di solidarietà, riceve l’aiuto di cui necessita. Si tratta di un’elementare regola di buon senso. Ma il buonsenso, ormai, da anni non ha più diritto di cittadinanza in Italia.

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Abusi sessuali di minorenni col consenso dei genitori: tre condanne

Al termine del processo celebrato con rito abbreviato, tre persone sono state condannate perché giudicate responsabili di vari reati connessi alla prostituzione minorile. Il verdetto emesso dal Tribunale di Catanzaro ha stabilito che un 75enne, tratto in arresto nell'ottobre dello scorso anno, ha abusato sessualmente di tre bambine, all'epoca dei fatti rispettivamente di 13, 12 ed 11 anni, con il consenso del padre, 51enne e della madre, 47enne, delle piccole. I genitori, entrambi di nazionalità rumena, si sono visti infliggere una pena ad 8 anni di reclusione. Sulla base della tesi accusatoria, accolta nella sentenza, le tre sorelline, fra esse anche una disabile, sono state costrette dai genitori ad avere rapporti di natura sessuale con l'anziano, cui è stata comminata una condanna a 9 anni e 10 mesi. Prestazioni che sono state pagate dall'uomo residente a Rende con soldi o regali.  Teatro dell'infernale vicenda il campo nomadi allestito nella contrada cosentina di Vaglio Lise. I reati di cui è stato riconosciuto colpevole il 75enne sono pedo-pornografia, sfruttamento della prostituzione minorile e violenza sessuale. La mamma delle giovanissime vittime si trova dietro le sbarre nel carcere di Castrovillari, mentre il padre è agli arresti domiciliari.

Avviata la demolizione del campo rom di Cosenza

Stamattina, davanti all'occhio vigile dei rappresentanti delle forze dell'ordine, è stata avviata la procedura di evacuazione della baraccopoli che si snoda sulla riva del fiume Crati, a Cosenza. Le centinaia di rom che abitavano in strutture di cartone e legno privi dei minimi requisti igienici e sanitari si sposteranno, per il momento, all'interno di una tendopoli realizzata a ridosso della stazione ferroviaria di Vaglio Lise. L'area in cui è iniziato lo sgombero è stata interessata più volte da roghi che solo per un caso fortuito non hanno avuto conseguenze irreparabili. A coordinare il programma di trasferimento nella collocazione temporanea sono, di concerto, Comune e Prefettura di Cosenza. 

Campo rom: Trovate cinque auto rubate

LAMEZIA TERME - Cinque automobili, tre Fiat Panda, una Fiat Punto ed un Fiorino, sono state ritrovate dagli uomini del Commissariato di Polizia di Lamezia, nel campo rom di "Scordovillo". Le auto, rubate nelle ultime 24 ore, sono state rinvenute in un capannone all'interno del quale gli investigatori hanno trovato, anche, una borsetta di provenienza furtiva con all'interno i documenti ed un mazzo di chiavi. L'operazione, scattata in seguito ad una lunga serie di denunce per furto presentate negli ultimi giorni, ha portato alla denuncia di un cinquataquattrenne trovato in possesso di colttelli di genere proibito.

 

 

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