Vasta operazione anti 'ndrangheta, fermati noti imprenditori al servizio delle cosche

Ha preso il via alle prime ore di questa mattina, un’operazione condotta da oltre cento uomini del Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria per dare esecuzione ad un provvedimento di fermo disposto dalla locale Direzione distrettuale antimafia.

Destinatari della misura sono noti imprenditori del capoluogo reggino, ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta e accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni e autoriciclaggio.

Per gli inquirenti, avrebbero contato sull’appoggio delle più pericolose cosche cittadine per accumulare enormi profitti illeciti, riciclati in fiorenti attività commerciali.

L’operazione avrebbe permesso di fare luce su un "reticolato di cointeressenze criminali coltivate da spregiudicati imprenditori edili e immobiliari".

Sono 4 le persone colpite da provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Sequestrate, inoltre, numerose aziende, centinaia di appartamenti e decine di terreni edificabili nel capoluogo, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle 11 presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, cui parteciperà il Procuratore della Repubblica Vicario, Calogero Gaetano Paci.

 

Estorsione ai danni dei dipendenti, indagati due imprenditori agricoli

La procura della Repubblica di Lamezia ha emesso un’informazione di garanzia con contestuale avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due imprenditori agricoli operanti nella piana di Lamezia Terme.

Destinari del provvedimento sono Giuseppe e Domenico Santacroce, i quali, come evidenziato dalle indagini della guardia di finanza del gruppo di Lamezia Terme, avrebbero commesso estorsioni a danno di 95 loro dipendenti

 L’attività è scaturita da mirati controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del Corpo. Fin dalle prime indagini, i finanzieri, avrebbero acquisito una serie di elementi indiziari circa l’illecito sistema retributivo adottato dai due imprenditori.

Le conseguenti indagini avrebbero permesso di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, sfociante in vere e proprie estorsioni, attuato dagli indagati.

In particolare, i finanzieri avrebbero scoperto, che gli imprenditori, costringevano sistematicamente i loro dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) rispetto a quelle formalmente risultanti in busta paga oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro, con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del formale rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole.

Le indagini portate avanti dal nucleo mobile e dirette dal sostituto procuratore Luigi Maffia, avrebbero consentito di appurare che il sistema estorsivo sarebbe stato messo in atto, tra gennaio e febbraio 2016, nei confronti di 95 braccianti di nazionalità prevalentemente extracomunitaria.

 

  • Published in Cronaca
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