Cartucce al vicesindaco di Riace: i tentacoli delle forze soverchianti sulla Calabria

Riace è ancora al centro della cronaca nazionale. Stavolta, però, non per le politiche di integrazione, nè per le classifiche dei personaggi più “influenti” della terra, nè per le azioni poste in essere per non far gravare il costo dell’acqua sui cittadini. Ma per fatti tristi, che in Calabria si ripetono e che devono essere cancellati. Il n. 2 del Comune jonico Maurizio Cimino ha rinvenuto dei fogli di giornale raggomitolati, contenenti due cartucce calibro 12 e un pezzetto di carta con la scritta “Dimettiti” sul parabrezza della propria vettura. Il vice del sindaco Mimmo Lucano ha informato i carabinieri che hanno avviato le indagini senza escludere alcuna pista. Di certo, l’autore del deprecabile gesto non appartiene alla parte sana della società.

Intimidazione vicesindaco Sant’Andrea, Censore: “Episodio sconcertante, auspico piena luce sull’accaduto”

“Sicurissimo che non si scoraggerà e non si farà condizionare, certo che proseguirà nel suo operato con la caparbietà e la dedizione che finora l’hanno sempre contraddistinto, reputo doveroso condannare pubblicamente l’inqualificabile e delinquenziale gesto, l’ennesimo perpetrato ai danni di un amministratore locale che mina la serenità di chi con coraggio, impegno e competenza opera nella difficile realtà calabrese”. È quanto afferma il deputato del Partito Democratico Bruno Censore, commentando quanto avvenuto a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, dove l’automobile dell’azienda di famiglia del vicesindaco, Ivan Frustagli, è stata incendiata nella notte da sconosciuti. “L’ignobile e gravissima intimidazione perpetrata ai danni di chi svolge il suo dovere nelle istituzioni con grande impegno al servizio della collettività rappresenta un episodio sconcertante che va duramente condannato. Auspicando che si faccia presto piena luce sull’accaduto – conclude Censore - non posso esimermi dall’esprimere la mia più totale vicinanza umana, politica ed istituzionale nei confronti di Frustagli, della sua famiglia e dell’intera Amministrazione comunale di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio”.

Intimidazione al consigliere Pagano di Arena, domani il consiglio comunale aperto

“Il grave atto intimidatorio perpetrato in data 25.02.2016 ai danni dell’imprenditore nonché consigliere comunale Alessandro Pagano,  attacco violento  alle istituzioni e al tessuto socio- economico della comunità, costituisce l'ennesima presa d'atto della presenza sul territorio, mortificato da atavica depressione economica, di forze  criminali  che ne ostacolano lo sviluppo”. È quanto scrive il sindaco di Arena Antonino Schinella in una missiva inviata ai consiglieri regionali Vincenzo Pasqua, Nazzareno Salerno, Giuseppe Mangialavori e Michele Mirabello, al deputato Bruno Censore, ai sindaci di Dinami, Sorianello, Acquaro, Dasà (commissario), Gerocarne, Pizzoni, Soriano e Vazzano, al prefetto di Vibo Carmelo Casabona, al presidente della Provincia Andrea Niglia, ai sindacati, a Confindustria, al parroco don Rocco Zoccoli, alle associazioni “Libera”, “Promo Arena”, “Avis”, “Cas” e “Amitemus”. “L'amministrazione comunale – spiega Schinella - consapevole del proprio ruolo di propulsione rispetto alle legittime istanze di tutela, sicurezza, legalità e pacifica convivenza che provengono dagli operatori economici  in particolare e, più in generale, dalla società civile, ha inteso promuovere un'occasione di confronto con i soggetti istituzionali, le forze politiche e sociali, l'associazionismo e il volontariato presenti sul territorio, per stigmatizzare la turbativa che simili eventi producono nelle comunità che li subiscono e per affermare la necessità di adeguate  risposte  di contrasto al fenomeno criminale”. A tale fine, è stato convocato un consiglio comunale aperto  per domani (8 marzo) alle ore 18, nella sala consiliare del Palazzo Municipale. 

Intimidazioni, convocato un Consiglio comunale straordinario a Gioiosa Ionica

La presidente del Consiglio comunale di Gioiosa Ionica Laura Crimeni ha convocato per giovedì 7 gennaio, alle ore 18.30, una seduta straordinaria del civico consesso, alla quale sono stati invitati anche i consiglieri regionali, per discutere e deliberare su un unico punto all’ordine del giorno: “Incendio doloso autocompattatori Rsu – Discussione e determinazioni”. Quello delle intimidazioni è infatti uno dei temi urgenti che devono essere affrontati nei Comuni calabresi: l’obiettivo è quello di adottare efficaci misure per contrastare la criminalità.

Amministratori sotto tiro: una minaccia ogni giorno. I sindaci calabresi fra i più colpiti

Gli amministratori locali sono sempre più sotto tiro. Auto incendiate, lettere contenenti minacce e proiettili, spari alle abitazioni, uso di esplosivi, sempre più aggressioni verbali e fisiche. Tentati omicidi. Alcuni sindaci, anche del Nord, costretti a vivere sotto scorta. Altri che si sono dimessi per paura o pensano di farlo perché avvertono un profondo senso di solitudine e la lontananza delle istituzioni. Il rapporto 2014 di “Avviso Pubblico” presenta dati agghiaccianti relativamente alle intimidazioni e alle minacce a cui sono soggetti tante donne e uomini che ricoprono un incarico pubblico su mandato dei cittadini.

Sono 361 gli atti di intimidazione e di minaccia nei confronti di amministratori locali e funzionari pubblici censiti da “Avviso Pubblico” per l’anno 2014, il 3% in più rispetto al 2013. Un numero impressionante. Una media di 30 intimidazioni al mese. Praticamente una ogni 24 ore. E questi, sono soltanto i fatti di cui si è venuti a conoscenza consultando una molteplicità di fonti di stampa, sia nazionale che locale. Il fenomeno, per l’anno 2014, ha interessato 18 regioni, 69 province e 227 comuni, a dimostrazione di come, seppur in modo quantitativamente differenziato, quello delle minacce e delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali e del personale della PA sia un fenomeno che ha assunto un carattere nazionale.

È ancora una volta il Sud d’Italia con il 74% dei casi – sommando anche il dato delle isole – l’area geografica dove gli amministratori locali e il personale della PA risultano maggiormente esposti. Segue l’area del Nord Italia con il 14% dei casi – ottenuto sommando Nord Est e Nord Ovest – e il Centro Italia con il 12% dei casi. A livello regionale, il primato degli atti intimidatori e minacciosi nei confronti degli amministratori locali e del personale di PA per il 2014 spetta alla Sicilia – 70 casi, pari al 20% del totale – seguita dalla Puglia – che l’anno scorso aveva il primato della classifica e che nel 2014 ha fatto registrare 54 casi, pari al 14% del totale – dalla Calabria e dalla Campania, entrambe con 52 casi, pari al 14% del totale. Seguono le regioni del Centro-Nord, tra cui: il Lazio (8%), la Lombardia (4%), il Veneto e la Liguria (3%). La Sardegna si colloca al sesto posto della classifica nazionale con il 6% del totale dei casi censiti, rispetto al quarto posto registrato nel 2013. A livello provinciale, il primato degli amministratori sotto tiro spetta ad una provincia campana, quella di Napoli (29 casi), seguita da quella di Palermo (28 casi), Cosenza e Roma (19 casi), per concludere con quella di Foggia (15 casi). 

In relazione alle tipologie di minacce e intimidazioni, come avvenuto per le passate edizioni del Rapporto, si è operato una distinzione tra minacce dirette e indirette. Le prime sono da intendersi come rivolte direttamente alle persone che in un determinato periodo storico della loro vita ricoprono un incarico politico o amministrativo. Le seconde, invece, sono riferite a mezzi e strutture pubbliche ovvero a parenti e collaboratori di persone colpite direttamente. 

Dall’analisi degli episodi riportati nella cronologia del Rapporto è risultato che la maggior parte delle minacce e delle intimidazioni sono soprattutto dirette – 83% dei casi – ed hanno come bersaglio gli amministratori locali – 73% dei casi – e, tra questi, in particolare: i Sindaci (47% dei casi), seguiti dagli assessori (25%) dai consiglieri (19%) – in particolare, capigruppo di forze politiche – per finire con i vice Sindaci (5%) e i presidenti/vice Presidenti dei consigli comunali. Nell’analisi dei dati, si è potuto constatare come ad essere oggetto di atti intimidatori siano stati non solo amministratori locali di città di medio-piccole dimensioni, ma anche Sindaci di città capoluogo come: Catania (Enzo Bianco), Livorno (Alessandro Cosimini), Lucca (Alessandro Tambellini), Monza (Roberto Scanagatti), Palermo (Leoluca Orlando). A Firenze, è stato colpito l’allora Vicesindaco e attuale primo cittadino Dario Nardella; a Venezia il Vicesindaco, Sandro Simionato. Un atto intimidatorio è stato compiuto anche nei confronti del Presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone e di quello della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Spina. Tra il personale non politico minacciato direttamente, il 13% dei casi riguarda dirigenti, funzionari e impiegati della PA. Si tratta, in particolare, di comandanti e agenti di Polizia municipale; di responsabili degli uffici tecnici, del personale, dei servizi di fornitura dell’acqua e della raccolta e trattamento rifiuti; di assistenti sociali; di commissari prefettizi che amministrano comuni sciolti per mafia; di commissari straordinari e presidenti di enti; di responsabili degli uffici stampa.

Nel corso del 2014, la principale forma di intimidazione e di minaccia a cui si è ricorso contro gli amministratori locali e il personale della PA è stato l’incendio – 31% dei casi – così come nel 2013. Nella maggior parte dei fatti censiti, le fiamme sono state appiccate di notte ed hanno distrutto automobili di proprietà personale (64% dei casi), oltre che mezzi dell’amministrazione pubblica (17%), strutture e uffici pubblici (10%). A fuoco sono andate anche abitazioni di amministratori, attività commerciali e aziende di loro proprietà (9%). Gli incendi non solo hanno causato dei danni ingenti ma, in alcuni casi, hanno messo in pericolo la vita di persone che vivevano in abitazioni sotto le quali erano state parcheggiate le auto oggetto degli atti vandalici, generando paura e terrore non solo per i diretti interessati ma, altresì, per la popolazione che abita nelle vie o nei quartieri dove i fatti sono avvenuti. Insieme al fuoco, si è ricorsi a danneggiamenti delle auto di proprietà personale, mediante il taglio degli pneumatici, la rottura della carrozzeria oppure sono stati tagliati alberi da frutto situati in terreni di proprietà privata. Sono stati danneggiati e saccheggiati palazzi pubblici – com’è accaduto a Palagonia (Ct) – e sono state redatte delle scritte minacciose sui muri di palazzi pubblici. Un’altra modalità a cui si è ricorso per minacciare e intimidire amministratori locali e personale della PA è quella che abbiamo definito “minacce scritte”. In questa categoria, rientrano le lettere contenenti minacce, anche di morte (46% dei casi); lettere che, insieme ad uno scritto, contengono anche dei proiettili (calibro 7,65, 38, 357 magnum, pallottole di fucile, ecc.), o delle polveri – a ricordare il pericolo antrace durante gli attacchi terroristici dei primi anni 2000 – o una foto della persona che si vuole minacciare con segni (es. croci) e simboli (32% dei casi); lettere diffamatorie; messaggi minacciosi e intimidatori inviati via fax o postati sui profili Facebook. 

Rispetto al 2013, lo scorso anno sono quadruplicati i casi di aggressione fisica (12%), che si sono tradotti in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni agli amministratori locali, non solo in luoghi pubblici – lungo strade, vie o piazze, magari al termine di un comizio pubblico – ma anche all’interno degli uffici comunali. Raddoppiati rispetto al 2013, risultano i casi in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni (8% dei casi). Per quanto concerne le armi, queste sono state impiegate per sparare contro case e auto personali, contro mezzi e uffici pubblici (es. Municipi). Gli ordigni impiegati sono stati di vario tipo: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, veri e propri esplosivi, come avvenuto nel caso di un assessore del Comune di S. Vito dei Normanni (Br). L’uso di ordigni si è registrato in Calabria (provincia di Cosenza), Campania (provincia di Napoli e Caserta, in particolare, in quest’ultimo territorio, contro la Sindaca di Recale) e Puglia (in provincia di Brindisi e di Taranto).

Nella maggior parte dei casi è da sottolineare come siano rimasti ignoti i soggetti che hanno messo in atto gesti di intimidazione e minaccia verso amministratori locali e personale della PA. Questa situazione testimonia, da una parte, come l’impunità sia tutt’oggi un tratto distintivo di questo fenomeno e, dall’altra, come le modalità di protezione di donne e uomini che in certi contesti operano in qualità di amministratori pubblici sia da ripensare nelle sue forme e modalità di attuazione. Un altro dato che merita di essere portato all’attenzione è la ripetitività degli atti di intimidazione e di minaccia. Nello specifico, si fa riferimento al fatto che, in determinati territori – in particolare al Sud – alcuni amministratori locali sono diventati dei bersagli in più situazioni, sia durante il 2014 che nel passato. Analizzando i fatti riportati nella cronologia del presente Rapporto, si può constatare che quando le autorità competenti sono riuscite a rintracciare dei responsabili, si è trattato per lo più di persone che vivevano condizioni di vita particolari. Trattasi, ad esempio, di disoccupati o persone che hanno perso il lavoro e non riescono a ricollocarsi, persone che chiedono sussidi pubblici, tossicodipendenti, persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio, pregiudicati, sorvegliati speciali, soggetti che nutrono un sentimento di odio verso migranti o nomadi. A minacciare, in certi casi, sono stati anche dipendenti pubblici – o di imprese che avevano appalti con i Comuni – nei confronti dei quali si stavano per prendere, o sono stati presi, dei provvedimenti disciplinari. Minoritarie sono risultate le situazioni in cui è stato accertato, o è possibile ipotizzare, l’intervento di personaggi legati al mondo mafioso.

 

TIPOLOGIA DI MINACCE E INTIMIDAZIONI

MINACCE VERBALI

 

• Minaccia telefonica

• Minaccia verbale con arma in pugno (es. coltello)

• Insulto verbale in luogo pubblico (strada, bar, uffici, ecc.)

 

MINACCE SCRITTE

 

• Biglietto con minacce su parabrezza di auto personali

• Lettera con minacce (anche uso di espressioni dialettali locali)

• Lettera con minacce e proiettili (calibro 22, 38, 357 Magnum, scacciacani, da carabina) 

• Lettera diffamatoria

• Lettera con minacce e foto

• Lettera con minacce e polvere

• Minaccia mediante invio di fax

• Minaccia attraverso social network

• Scritte minacciose sui muri di abitazioni personali o di uffici pubblici

 

AGGRESSIONE FISICA

 

• Aggressione fisica (da parte di singoli o di gruppi di persone): calci, pugni, schiaffi, spintoni, bastonate, uso di coltelli, tentato investimento con auto

• Tentato omicidio (Accoltellamento, tentativo di investimento con auto)

 

USO DI ARMI DA FUOCO

 

• Spari a case e auto personali

• Spari contro edifici pubblici

• Spari contro mezzi pubblici

 

USO ORDIGNI 

 

• Uso di ordini: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, esplosivi

 

 

INCENDI

 

• Incendio abitazione, attività, proprietà e auto personali

• Incendio auto di congiunti/parenti

• Incendio ufficio pubblico

• Incendio mezzo pubblico

• Incendio oggetti davanti abitazioni personali

• Incendio oggetti davanti edifici pubblici

• Incendio discariche

 

DANNEGGIAMENTI

 

• Danni alla carrozzeria di auto di proprietà personale

• Danni a edifici pubblici

• Taglio pneumatici auto personali o dell’ente 

• Taglio di piante da frutto di proprietà personale

 

ALTRO

 

• Affissione manifesti funebri con nome di amministratori viventi

• Busta con proiettili spedita via posta

• Busta con polvere spedita via posta

• Collocazione di proiettili in uffici pubblici (davanti e dentro)

• Collocazione di proiettili in uffici elettorali

• Deposito di animali morti, o di parti del loro corpo, davanti  ad abitazioni personali o uffici pubblici

• Entrata in abitazione senza eseguire furto

• Escrementi nei pressi di uffici pubblici

• Falso allarme bomba comunicato a mass media in forma anonima

• Furto in uffici pubblici 

• Lumini cimiteriali lasciati davanti casa

• Manomissione di computer 

• Manomissione di mezzi pubblici (es. auto di rappresentanza del Sindaco) 

• Minaccia di utilizzare acido per sfigurare volto

• Pagine di giornale con disegnate bare e con scritti necrologi

• Scritta minacciosa su strisce pedonali

• Stalking

• Uso abusivo e illegale di microspie

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Regione, Greco propone legge per amministratori vittime di intimidazioni

"I dati della relazione conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali – si legge nella relazione - offrono un quadro allarmante: dal 1 gennaio 2015 i primi cittadini dei comuni calabresi di Motta Santa Lucia, Amaroni, Albidona, Zagarise, Tropea, Stefanaconi, Brancaleone e Monasterace hanno pagato in prima persona il prezzo, soprattutto in termini economici ma anche di perdita della serenità familiare e personale, del ruolo istituzionale che ricoprono, a causa di una serie di attentati, atti intimidatori e minacce che si sono ripetuti più volte anche a danno degli stessi amministratori". "Negli ultimi mesi del 2014 non sono stati pochi i casi all'attenzione della Commissione d'inchiesta per i quali sono stati individuati e arrestati i responsabili. E' un primo segnale positivo, in controtendenza, che aiuta a rompere la solitudine di chi combatte in trincea. Ma la Regione – sottolinea Orlandino Greco -  può e deve fare di più perché le perdite economiche che i sindaci sono costretti ad affrontare, pesano non poco sui bilanci familiari, compromettendo il proseguo dell'azione amministrativa all'insegna della legalità e dell'interesse collettivo. Alla luce di tutto ciò, ho presentato una proposta di legge con l'obiettivo di offrire una tutela ai sindaci (i più colpiti da atti intimidatori) dei comuni calabresi, nonché agli amministratori locali in genere, attraverso un indennizzo, al fine di non fare sentire gli amministratori locali abbandonati dalle istituzioni sovracomunali e, soprattutto, al fine di creare un deterrente a simili azioni criminali, colmando un vuoto legislativo regionale in tal senso. Solo la Regione Sardegna infatti – evidenzia Greco - ha una legge simile approvata nel 1998 e i dati statistici dimostrano come, proprio a seguito di quella data,  ci sia stata una drastica riduzione delle azioni intimidatorie nei confronti degli amministratori locali. L'istituzione di un nuovo di capitolo a copertura delle spese derivanti dall'attuazione della presente proposta di legge garantirebbe un risarcimento nei confronti di amministratori dei comuni calabresi purché presentino i requisiti di risarcibilità elencati nella proposta di legge. Sono previsti dei requisiti particolari per l'ottenimento dell'indennizzo dei danni causati da attentati subiti nell'espletamento del mandato o entro un anno dalla cessazione del medesimo, e comunque in relazione all'esercizio delle funzioni ricoperte. La Regione Calabria, inoltre, potrà esercitare azione di rivalsa nei confronti dei responsabili eventualmente individuati anche in seguito all'erogazione dell'indennizzo”. "Attraverso questa proposta di legge la Regione vuole stringersi intorno ai sindaci e agli amministratori locali che troppo spesso affrontano nella solitudine il dramma di chi subisce atti intimidatori nell'esercizio delle proprie funzioni. L'idea – conclude Orlandino Greco -  è quella di costruire una catena istituzionale e sociale che unisca amministratori locali, Regione, forze dell'ordine e magistratura a difesa della legalità e a sostegno di chi quotidianamente si impegna a svolgere il proprio compito con serietà, passione e sacrificio contro ogni forma di violenza". 

 

Di Nardodipace uno dei 25 Consiglieri comunali uccisi in Calabria. I numeri della Commissione d'inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori

Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole comporta certamente maggiori pericoli che nel resto del paese anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia”. Questo, uno dei passaggi contenuti nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. Il documento, presentato lo scorso 26 febbraio, traccia un quadro a tinte fosche sulla situazione delle amministrazioni pubbliche che, da nord a sud, entrano sempre più spesso nel mirino della criminalità. Del resto, quanto il fenomeno si sia, ormai, esteso a tutta la Penisola, lo s’intuisce leggendo la relazione, nella quale viene evidenziato come la prima Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso, sia stata istituita, nel 1962, con lo scopo di analizzare il fenomeno in una sola regione, la Sicilia. Si è dovuto attendere fino al 1982, prima che una commissione allargasse la sfera d’indagine oltre i confini dell’isola. Nel corso degli anni, gli organismi parlamentari che si sono succeduti, hanno ampliato sempre più l’area geografica attenzionata, fino ad arrivare a coinvolgere alcune regioni del nord Italia. Segno evidente della capillarità con la quale le organizzazioni criminali sono riuscite ad estendere il loro raggio d’azione in ambiti territoriali, fino a qualche decennio addietro, considerati immuni. A tal riguardo, i numeri elaborati dalla Commissione lasciano senza parole. Dal 1991 ad oggi, i Consigli comunali sciolti per mafia sono stati 254; 1.265, invece, le intimidazione compiute ai danni degli amministratori locali nel periodo compreso tra gennaio 2013 ed aprile 2014. Molte volte, però, la criminalità non si è limitata ad intimidire, si è spinta decisamente oltre. Nel corso degli ultimi 40 anni, infatti, gli amministratori ed i candidati alle elezioni amministrative hanno pagato un tributo di sangue altissimo. Sono state, infatti, 132, tra sindaci, assessori, consiglieri e semplici candidati, le vittime della criminalità organizzata e non solo. Ad uccidere o intimidire, infatti, non sono solo le organizzazioni malavitose. A testimoniarlo, il dato relativo agli omicidi, attribuiti per il 47% alla criminalità organizzata, mentre il restante 53, va ascritto a cause che vanno dal terrorismo, al rancore personale. I 132 amministratori locali uccisi, di cui 129 uomini, appartenevano a tutti gli schieramenti politici e ben il 73 % esercitava il proprio mandato nelle province di Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Caserta. Per quanto riguarda la Calabria, nel periodo 1974-2013, il totale di amministratori locali assassinati tocca le 25 unità. Nel lungo elenco di morti, riportato nella relazione, ci sono, anche, 4 vibonesi; il primo dei quali, è Pasquale Piserà, Consigliere al comune di Tropea, ucciso il 19 settembre 1982, del quale la Commissione tratteggia il seguente profilo: “Consigliere socialdemocratico, diffidato di pubblica sicurezza, pregiudicato per reati contro il patrimonio, svolgeva attività di camionista per il settore edile. In passato la vittima era stata anche presidente della locale squadra di calcio. Viene ucciso dopo le 21,30 nel piazzale retrostante la stazione ferroviaria mentre è a bordo della sua automobile insieme al figlio di 5 anni, rimasto illeso. Gli assassini sparano con pistole ed un fucile caricato a pallettoni. Nel novembre dello stesso anno viene assassinato anche il fratelli. Nel luglio dell’86 la Corte d’assise di Vibo Valentia condanna all’ergastolo l’esecutore dell’omicidio e a 30 anni i mandanti. Aveva 43 anni”. La seconda vittima, è, invece, un Consigliere comunale di Nicotera. E’ il 28 gennaio 1986, quando, “Salvatore Trieste, Capogruppo del Pci, aiuto ufficiale giudiziario al tribunale di Palmi viene ucciso a colpi di pistola, nella sua abitazione davanti alle figlie dal cognato, Natale Buccafusca, anch’egli ufficiale giudiziario al tribunale di Palmi. Buccafusca uccide anche un altro suo collega, Aurelio Vecchio di  Joppolo e un bambino di sette anni, Vincenzo Buccafusca, suo nipote che va a prendere in un istituto religioso. All’origine della strage la depressione dell’uomo perché nessuno andava a trovare un suo figlio di 8 anni malato di camcro. Aveva 34 anni”. Il terzo a cadere, è un ragazzo residente in un piccolo paese delle Serre. La sua, è una morte controversa, con tanti punti oscuri. Il 17 aprile 1989 viene ucciso “Fabrizio Damiano Maiolo, Consigliere comunale della Dc al comune di Nardodipace”. Quando muore, Maiolo, ha solo 22 anni, è “incensurato” e viene ucciso “nei Piani di Menta a Grotteria (RC) con un colpo d’arma da fuoco”. Ad spegnere la sua esistenza, però, non è una mano criminale, a sparare è “un brigadiere dei carabinieri rimasto a sua volta ferito. Il militare avrebbe agito per legittima difesa e per vincere la resistenza del Maiolo e di un altro individuo rimasto sconosciuto, che avrebbero aperto il fuoco all’intimazione di alt data dal carabiniere mentre da solo ed in borghese pattugliava la montagna”. L’ultima vittima, in ordine cronologico, è “Pasquale Grillo, Consigliere provinciale di San Calogero. Consigliere dello Sdi, titolare di uno studio tecnico. Viene ucciso a San Calogero mentre era seduto su una panchina davanti al municipio del paese dove per cinque anni, dal 1990 al 1995, aveva ricoperto l’ufficio di sindaco. Avvicinato da alcune persone cerca riparo in un bar, dove viene raggiunto e freddato. Nello stesso agguato rimane gravemente ferito alla testa anche un elettricista di 45 anni, Nicola Maccarone. Aveva 42”. Accanto agli omicidi ed alle intimidazioni, ci sono poi, le infiltrazioni mafiose che, nel periodo compreso tra il 1991 ed il 2014, hanno causato, in Calabria, lo scioglimento di ben 79 Consigli comunali. Un ulteriore dato, che conferma, quanto le istituzioni locali siano a rischio, in una terra in cui, il più delle volte, le vere decisioni, quelle che più contano, vengono assunte in sedi diverse dalle assemblee democraticamente elette.

 

 

 

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