'Ndrangheta, catturato in Spagna il latitante Giuseppe Romeo

Intorno alle ore 19.30 di ieri, a Barcellona, l’Equipo operativo della Guardia civil spagnola ha localizzato e catturato il latitante di San Luca (Rc) Giuseppe Romeo, di 35 anni.

L'arresto è avvenuto nell’ambito di un’operazione di polizia resa possibile dalla cooperazione fornita dalla Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria e dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato, sotto l’egida della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in stretto raccordo con il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) della Direzione centrale della polizia criminale nell'ambito del progetto I-Can (Interpol cooperation against 'ndrangheta) promosso dall'Italia insieme al segretariato generale dell'Oipc-Interpol di Lione.

In particolare, gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e dello Sco, hanno fornito ai colleghi spagnoli significativi elementi sulla presenza nella penisola iberica di Romeo, che era riuscito a sottrarsi all’esecuzione dell’operazione internazionale “European ‘ndrangheta connection”, eseguita il 5 dicembre 2018 da una squadra investigativa composta da diverse forze di polizia italiane ed europee, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, della Procura di Duisburg, dell’autorità giudiziaria olandese, di Eurojust e di Europol.

L’arresto di Romeo, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Ministero dell’Interno, rappresenta un successo di particolare rilievo nella generale attività di contrasto al narcotraffico internazionale gestito dalla ‘ndrangheta.

Colpito da due ordinanze di custodia cautelare in carcere e destinatario di un decreto di sequestro preventivo nell’ambito dell’inchiesta “European ‘ndrangheta connection”, il 13 novembre 2020 è stato condannato dal gup di Reggio Calabria a 20 anni di reclusione per partecipazione, con ruolo di rilievo, ad un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, detenzione di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori ed auto-riciclaggio.

Originario di San Luca, conosciuto con i soprannomi “u Pacciu”, “Maluferru” o “u Nanu”, Romeo è figlio di Antonio, 74 anni, alias “centocapelli”, ritenuto contiguo alla cosca Romeo, intesi “Stacchi” di San Luca, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Parma.

Il suo ruolo all’interno di una delle tre consorterie di cui era composta la vasta associazione per delinquere disarticolata con l’operazione "European ‘ndrangheta connection", ovvero il gruppo “Pelle-Costadura-Romeo", sarebbe stato quello di promotore, organizzatore e finanziatore dei traffici di cocaina in Europa. Dopo aver stabilito il proprio domicilio in Germania, Romeo avrebbe iniziato a fare la spola fra Calabria, Lombardia ed Europa nord-occidentale, al fine di stringere accordi con i fornitori dello stupefacente e con alcuni intermediari attivi in Belgio, Olanda e Germania.

Il 35enne è stato condannato in primo grado anche per aver intestato fittiziamente le proprie quote del bar - gelateria “Cafè La Piazza” di Bruggen in Germania - sequestrato nel corso dell'operazione “European ‘ndrangheta connection” - ad altri soggetti imputati nella stessa inchiesta, nonché per auto-riciclaggio e reimpiego di proventi.

Il latitante è stato arrestato in esecuzione di un mandato d'arresto europeo emesso a novembre 2018 dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda. 

'Ndrangheta, catturato latitante coinvolto nell'operazione “Eyphemos”

Nella serata di ieri, i carabinieri della Compagnia di Palmi (Rc) e dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria hanno catturato a Sant'Eufemia d'Aspromonte, Rocco Graziano Delfino, 34 anni, ritenuto elemento di spicco della cosca Alvaro di Sinopoli.

L’uomo era latitante dal 2017, quando si era sottratto all'ordine d'esecuzione per una pena definitiva a 12 anni di detenzione per traffico di stupefacenti.

Inoltre, il 34enne era ricercato anche in seguito all’operazione “Eyphemos” della Direzione distrettuale antimafia reggina, nell’ambito della quale era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria per associazione mafiosa.

'Ndrangheta nel Vibonese, catturato il presunto boss di Sant’Onofrio Domenico Bonavota

I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia  e dello Squadrone Cacciatori hanno messo fine alla latitanza di Domenico Bonavota, ritenuto esponente di punta dell’omonimo clan.

Latitante  da circa due anni, dopo essersi sottratto alla carcerazione a seguito della sentenza “Conquista” con la quale è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Domenico Di Leo e destinatario di due ordinanze cautelari nell’ambito delle operazioni “Rinascita-Scott” e “Imponimento”,  Bonavota è stato rintracciato in una casa, nel centro di Sant’Onofrio.

Al termine delle operazioni, sono state arrestate altre due persone: Pino Lucio Laria, 45 anni, affittuario della casa dove è stato individuato il ricercato e Antonino Ruggiero, 23 anni, trovato in compagnia di Bonavota.

I due sono stati posti ai domiciliari, mentre Bonavota è stato tradotto in carcere.

Latitante calabrese catturato in Germania, era ricercato per rapina e sequestro di persona

Gli uomini della Direzione delle investigazioni criminali della polizia Tedesca hanno localizzato e arrestato Santo Polistena, di 44 anni.

L’uomo, rintracciato nella cittadina di Heilbronn-Bockingen, era ricercato dal 2016 con l’accusa di rapina a mano armata e sequestro di persona.

La cattura è stata possibile grazie alla collaborazione della polizia tedesca, con il Servizio per la cooperazione internazionale – S.I.Re.N.E., i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Messina.

L’identificazione, la localizzazione e la successiva cattura del 44enne giungono al termine di un’intensa attività info - investigativa avviata ad ottobre 2018 e condotta dai carabinieri della Compagnia di Palmi con la direzione del Comando gruppo di Gioia Tauro, grazie alla quale è stato possibile dare indicazioni precise e dettagliate alla polizia tedesca

Polistena, che dovrà espiare 4 anni, 6 mesi e 10 giorni di reclusione, al termine delle formalità di rito, è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria tedesca, la quale ha convalidato l’arresto in attesa dell’avvio delle procedure di estradizione.

Avrebbero favorito la latitanza di un ricercato, arrestati

All'alba di oggi, gli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e dei Commissariati di Taurianova, Gioia Tauro e Polistena hanno eseguito quattro ordinanze di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di quattro persone accusate di aver favorito la latitanza di Giovanni Sposato.

Nel corso dell'operazione denominata “Shotgun”, sono stati tratti in arresto: Antonino Fucile, 48 anni; Giuseppe Rao (59); Giovanni Sposato (30) e Giovanni Sposato (29).

Per gli investigatori, Fucile avrebbe messo a disposizione del latitante un’abitazione di sua proprietà, in contrada Latinis di Taurianova; mentre i due Sposato avrebbero fornito supporto, assicurando il necessario scambio d'informazioni con la famiglia.

Infine, Rao, in qualità di infermiere professionale presso il reparto di cardiologia dell’ospedale di Polistena avrebbe garantito al latitante consulti sanitari e in occasione del suo ricovero in ospedale, si sarebbe attivato per fargli ricevere le cure del caso e per assicurare la riservatezza necessaria a sottrarlo alle forze dell’ordine.

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati posti ai domiciliari.

 

Latitante calabrese arrestato in Svizzera

Roberto Pisano, 41enne gioiese, è stato arrestato a Bienne, in Svizzera dalla polizia federale elvetica. Era ricercato in Italia per traffico di sostanze stupefacenti, minacce e altri reati.

Decisive le indagini dei carabinieri della Stazione e della Sezione operativa di Gioia Tauro (RC), che hanno portato all’emissione di un mandato d’arresto europeo, nei confronti dell’uomo, ritenuto contiguo alle locali cosche di ‘ndrangheta Piromalli-Molè di Gioia Tauro.

Latitante dal novembre 2017, Pisano è stato rintracciato dai militari della Compagnia di Gioia Tauro, in forza di un mandato d’arresto europeo emesso dalla Procura di Palmi,  nella cittadina elvetica, dove viveva con la moglie e lavorava come cameriere e pizzaiolo presso un’osteria del posto.

I militari della Stazione di Gioia Tauro, sono riusciti a localizzarlo a Bienne, in Svizzera, al termine di una complessa attività di indagine, svolta anche con la collaborazione della polizia austriaca ed elvetica nonché con il supporto del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale (CriminalPol).

L’uomo si era reso irreperibile fin dal novembre 2017, quando la Procura di Palmi aveva emesso nei suoi confronti un ordine di esecuzione per la carcerazione, unificando una serie di pene concorrenti per un totale di un 8 anni e 7 mesi.

I reati di cui si era accusato (produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, minacce e altro) sono stati commessi tra Pesaro, Ancora e Gioia Tauro tra il 2007 e il 2015.

L’individuazione e la cattura sono giunte, dunque, all’esito di un’intensa attività info-investigativa, coordinata dalla Procura di Palmi e condotta dai militari della Compagnia di Gioia Tauro nel corso della quale è stato accertato che l’indagato, benché latitante, lavorava come dipendente presso un’osteria del posto, nel Cantone Svizzero di Berna, da dove continuava a mantenere contatti con i propri familiari.

Pertanto, sulla base delle evidenze raccolte nel corso dell’attività di ricerca, la Procura della Repubblica di Palmi ha richiesto l’emissione di un mandato di arresto europeo in ottemperanza al quale la polizia elvetica, avvalendosi prioritariamente degli elementi forniti dai militari dell’Arma, è riuscita a catturarlo.

Pisano, al termine delle formalità di rito, è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria Svizzera ed è in attesa dell'estradizione in Italia.

 

Ricercato in Italia da 7 anni, viene rintracciato e arrestato in Romania

Era ricercato in Italia per riduzione in schiavitù, maltrattamenti e ricettazione.

Per questo motivo, un romeno di 53 anni, Lacatus Viorel, è stato arrestato nel suo paese d'origine in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dalla Procura di Reggio Calabria.

L'uomo è stato localizzato dai carabinieri della Stazione di San Luca (Rc), a Reteag Bistrida Nasau, in Romania, al termine di una complessa attività di indagine, svolta anche con la collaborazione della polizia locale.

Fondamentale, in questo senso, il supporto di SI.RE.NE, l’ufficio del Ministero dell’Interno che assicura il raccordo con le polizie estere, per facilitare la cooperazione internazionale.

Il 53enne si era reso irreperibile nel 2014, quando la Procura di Reggio Calabria aveva emesso nei suoi confronti un ordine di esecuzione per la carcerazione, unificando una serie di pene concorrenti per un totale di 6 anni, 3 mesi e 10 giorni.

Tanti i reati di cui si era reso responsabile: riduzione in schiavitù, maltrattamenti in famiglia, e ricettazione.

Al termine delle procedure di estradizione, l’ex latitante farà rientro in Italia, per scontare la condanna.

Tradito dal coronavirus e dalla sigaretta, latitante catturato in Calabria

È stato tradito dalle nuove norme varate per contrastare il coronavirus e dal vizio della sigaretta.

Sono state proprio le prescrizioni previste dalle norme emergenziali dettate dal governo, a fornire agli investigatori dell'Arma, l’ultimo tassello necessario ad incastrare il latitante Cesare Cordì, di 42 anni.

In particolare, a permettere agli uomini dell'Arma d'individuare Cordì, è stato il comportamento di un fiancheggiatore andato a consegnare “la spesa”, in violazione delle misure governative, in una casa che avrebbe dovuto essere disabitata.

È bastato poi il flebile bagliore di una sigaretta – carpito dalla fessura di una tapparella – per dare la certezza ai carabinieri che, in quella casa in contrada Monica di Bruzzano Zeffirio, ci fosse il ricercato sulle cui tracce erano ormai da giorni.

I militari delle Compagnie di Bianco e Locri e dello Squadrone eliportato “Cacciatori”, hanno quindi messo in campo un'azione fulminea che non ha concesso la minima possibilità alla fuga, già organizzata attraverso un ingresso secondario, al figlio di Antonio “U ragiuneri”, il quale si era reso irreperibile in occasione dell’esecuzione dell’operazione “Riscatto” effettuata nell'agosto del 2019 dagli uomini della Compagnia di Locri.

L'attività investigativa, aveva consentito ai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica reggina, di assestare un durissimo colpo alla storica cosca locrese dei “Cordì”, ai cui sodali furono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito per favorire gli interessi della ‘ndrangheta.

In particolare, al termine delle indagini, a carico di Cesare Cordì è stato emesso un provvedimento di custodia carceraria, per trasferimento fraudolento di valori, aggravato perché commesso al fine di agevolare l’associazione mafiosa.

 Per gli inquirenti, Cordì, al fine di eludere le disposizioni di legge sulle misure di prevenzione patrimoniali, avrebbe attribuito alla moglie, la titolarità formale di un negozio di Ardore.

Sono in corso le indagini per ricostruire la rete di persone che ha favorito la latitanza del 42enne, ritenuto esponente di spicco della ‘ndrangheta di Locri. 

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