Controlli in un caseificio, sequestrate 3,5 tonnellate di formaggi e mozzarelle

Il Nas di Reggio Calabria, nel corso di controlli alla filiera di produzione e commercio di prodotti caseari, hanno sottoposto a ispezione un’azienda attiva nel comune di Melicucco, riscontrando gravi anomalie nella tracciabilità del latte utilizzato per la produzione di formaggi e mozzarelle.

L’attività dei carabinieri, che rientra in una più ampia operazione di verifiche per garantire la sicurezza alimentare in prossimità delle festività pasquali, ha avuto come obiettivo il controllo di ogni passaggio che un prodotto caseario compie dall’origine fino all’arrivo sulle tavole del consumatore.

È stato accertato che l’azienda ispezionata utilizzava del latte, sia vaccino che ovino, la cui provenienza non era certificata ed era impossibile collegare la materia prima al formaggio prodotto; inoltre non era stato mai aggiornato il registro di autocontrollo Haccp e non c’era alcun modo per risalire agli ingredienti utilizzati durante la produzione.

Al termine dell’ispezione sono stati sequestrati oltre 3.500 Kg di pecorino, provole e mozzarelle privi di tracciabilità che come disposto dal dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Reggio Calabria saranno distrutti da una azienda specializzata. A carico del responsabile legale del caseificio sono state elevate sanzioni per un importo complessivo di 3.500 euro.

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Custodiva esplosivi illegalmente, arrestato

Nei giorni scorsi, a Melicucco (Rc), i poliziotti della Digos di Reggio Calabria e del Commissariato di Polistena, coadiuvati dai colleghi del Nucleo artificieri e della Squadra mobile della città dello Stretto, hanno arrestato un 26enne trovato in possesso di circa 210 chili di precursori di diverso tipo, 1,5 chili di esplosivo già miscelato, inneschi, micce ed astucci per il confezionamento di artifizi pirotecnici. Il materiale sequestrato è stato rinvenuto in un laboratorio clandestino ubicato nell’edificio in cui vive l’arrestato.

Nel corso delle attività, al termine di altre perquisizioni domiciliari, è stato denunciato in stato di libertà un 28enne trovato in possesso di 11 artifizi pirotecnici.

Segnalazione amministrativa, invece, per un 24enne sorpreso con poco più di 5 grammi di marijuana.

Lavoratori in nero e non regolari, denuncia e sanzioni per tre imprenditori

 I carabinieri delle Stazioni di San Ferdinando e Laureana di Borrello (Rc), insieme ai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro di Reggio Calabria hanno effettuato diversi controlli in diverse aziende agrumicole della piana di Gioia Tauro.

In particolare, a Maropati, hanno accertato l’impiego di 7 lavoratori “ in nero”, cinque romeni e due moldavi, che non erano stati sottoposti neanche ai previsti controlli sanitari.

Il titolare dell’azienda è stato pertanto segnalato all’autorità giudiziaria e sanzionato con una multa da 31 mila euro.

A Melicucco, invece, i militari dell’Arma hanno scoperto tre lavoratori non regolarizzati e senza la visita medica obbligatoria. Anche in questo caso, il titolare dell’azienda è stato segnalato all’autorità giudiziaria e sanzionato con 11 mila euro di multa.

Infine, a Laureana di Borrello, i carabinieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria il proprietario di un’azienda nella quale sono stati individuati due lavoratori non sottoposti a visita medica. Inoltre, i militari hanno pesantemente sanzionato anche gli autisti dei mezzi d’opera dell’azienda, ai quali sono stati contesti: la guida con patente di categoria diversa, l’incauto affidamento di veicoli a persona senza patente, la circolazione con macchina agricola priva di documento di circolazione o la circolazione con veicolo privo di copertura assicurativa.

Nel complesso sono state elevate sanzioni amministrative per quasi 11 mila euro.

Uccise un uomo in Calabria, 29enne arrestato in Romania

La polizia romena ha arrestato, ad Adamclisi, Cornel Barnat, di 29enne.

L'uomo era ricercato in Italia per l’omicidio di un connazionale, Ion Draghici, 57 anni, assassinato il 4 novembre 2018 nella sua abitazione di Melicucco (Rc).

In seguito alle indagini condotte dai carabinieri di Gioia Tauro e della Stazione di Melicucco, lo scorso 13 ottobre, il gip presso il Tribunale di Palmi ha emesso a carico del 29enne un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il provvedimento si è poi tradotto in un Mandato d’arresto europeo emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, in seguito al mancato rintraccio dell’indiziato sul territorio nazionale. Il latitante è stato quindi rintracciato nella cittadina romena di Adamclisi, nei pressi di Costanta, dove viveva e lavorava.

L’uomo, dopo il brutale omicidio, era ritornato in autobus nel paese d'origine.

Il cadavere di Draghici, all’epoca dei fatti, venne rinvenuto presso la propria abitazione di Melicucco, dopo 2 giorni dall’uccisione.

Grazie alla ricostruzione degli inquirenti delle varie fasi precedenti e successive all’efferato delitto, scaturito da una lite per futili motivi tra i due connazionali e degenerata anche a causa dell’abuso di sostanze alcoliche, l’Autorità giudiziaria di Palmi ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Barnat.

L’attività d’indagine ha permesso di scoprire che l’indagato, dopo aver lasciato il territorio nazionale in seguito all’omicidio, continuava a mantenere contatti con i propri familiari nella Piana di Gioia Tauro.

Pertanto, una volta individuato, il presunto omicida è stato raggiunto da un Mandato d'arresto europeo in virtù del quale è stato arrestato nella nuova abitazione del paese di origine.

Barnat è stato quindi messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria romena, in attesa dell'estradizione in Italia.

 

Incidente stradale nella notte, un morto e due feriti

È di un morto e due feriti, il bilancio di un incidente stradale avvenuto poco dopo le 3 della notte scorsa, sulla Sgc "Jonio -Tirreno", tra Polistena e Melicucco, nel Reggino.

L'impatto ha interessato due auto.

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, le forze dell’ordine ed i vigili del fuoco.

Nascondeva marijuana a casa, arrestato

I carabinieri della Stazione di Melicucco, dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia, hanno arrestato in flagranza di reato, Antonio Varone, di 56 anni.

L'uomo è accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, poiché, durante una perquisizione effettuata in un immobile di sua proprietà, a Melicucco (RC), i militari hanno rinvenuto, occultata tra oggetti e suppellettili vari, una busta in cellophane contenente circa 300 grammi di marijuana già essiccata.

Pertanto, il 56enne è stato arrestato e posto ai domiciliari in attesa della celebrazione del rito direttissimo.

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Caporalato in Calabria: sequestrata una masseria, denunciate tre persone

A conclusione di un’intensa attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, gli uomini della 2^ Sezione della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, unitamente al personale del Commissariato di Gioia Tauro, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip presso il Tribunale di Palmi, di una masseria ubicata in contrada San Fili, a Melicucco (RC), all’interno della quale erano alloggiati numerosi cittadini extracomunitari di origine africana in condizioni igienico-sanitarie precarie.

Le indagini hanno preso il via nell’ambito dei consueti controlli interforze disposti dal questore di Reggio Calabria finalizzati a prevenire e reprimere il dilagante fenomeno dello sfruttamento della manodopera straniera nei campi, particolarmente diffuso nella Piana di Gioia Tauro.

L’attività investigativa -condotta con pazienti servizi di osservazione e pedinamento, nonché con l’ausilio di strumenti tecnici di intercettazione -, iniziata nel mese di novembre dello scorso anno, ha fatto emergere, in maniera chiara, la centralità strategica della struttura posta sotto sequestro, risultata di proprietà di V.F., 81 anni, nella quale decine di extracomunitari di origine africana, in condizioni di assoluto disagio, degrado e di igiene precaria, dimoravano in attesa di essere “collocati” al lavoro, in condizioni di sfruttamento, da un imprenditore agricolo locale, V.F., di 35 anni, il quale poteva contare su un suo fedelissimo caporale, K.S., di 54 anni, del Burkina Faso, che aveva il compito di trasportare, alle prime ore del mattino, la manodopera sui campi a bordo di un furgone, per poi ricondurla all’interno della masseria nel tardo pomeriggio.

In particolare, gli stranieri, tutti privi di mezzi di sostentamento, giunti in Italia con sbarchi umanitari, prevalentemente regolari sul territorio nazionale, venivano fatti alloggiare all’interno della masseria in due stanzoni, illuminati con lampadine collegate a fili elettrici volanti, al cui interno erano ammassate brandine e materassi; disponevano di servizi igienici comuni all’aperto collocati nelle immediate vicinanze di un fienile con maiali e galline; si servivano di un garage adibito a cucina, dove si districavano tra bombole di gas e fornelli, con seri rischi anche per la propria incolumità.

Le condizioni igienico-sanitarie riscontrate hanno indotto i poliziotti a chiedere l’intervento dell’Asp di Reggio Calabria.

Per gli investigatori, il caporale del Burkina Faso che dimorava nella masseria, ma in una stanza autonoma insieme alla moglie, poteva reclutare prontamente, su richiesta giornaliera del datore di lavoro, il numero di operai necessari.

Nella struttura in cui sono stati apposti i sigilli sono stati trovati 4 stranieri (tre del Mali e uno del Burkina Faso) che sono stati ospitati presso la nuova tendopoli di San Ferdinando.

Il proprietario della masseria sequestrata, il titolare dell’azienda agricola e il cittadino del Burkina Faso sono stati denunciati a piede libero.

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Arrestate due ladre seriali di gioielli. In manette anche il loro autista

Al termine di un'indagine condotta dagli uomini della Sezione investigativa del Commissariato di Polistena, gli agenti della Squadra mobile di Salerno, hanno notificato un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Palmi, che dispone l’obbligo di dimora nei confronti di tre persone: C.B. di 49 anni, M.F. (26) e M.A. (40).

I tre, residenti nell'area cilentana, sono ritenuti i responsabili di un furto aggravato avvenuto a maggio 2018, allorquando in una gioielleria di Melicucco (Rc), vennero sottratti monili per un valore di duemila euro.

In particolare, le due donne, C. B. e M. F., avrebbero distratto il titolare della gioielleria per sottrarre i gioielli, prima di darsi alla fuga con l’auto guidata da M.A., che era rimasto all’esterno del negozio con il ruolo di “palo”.

L' indagine ha preso le mosse con la descrizione fornita in sede di denuncia dal gioielliere riguardo la connotazione fisica e l’accento dei malviventi.

L’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza del negozio e degli altri esercizi commerciali presenti nella stessa strada, ha permesso d'identificare i volti delle donne che avevano perpetrato il furto e l’auto utilizzata per la fuga, ovvero una Lancia Delta con targa bulgara.

L’analisi della targa, attraverso l’utilizzo delle banche dati delle forze di polizia, ha consentito agli investigatori di scoprire che la vettura era stata noleggiata da un uomo (M.A.), presso una ditta di Agropoli (Sa).

Dai risultati dell'indagine è quindi emerso il collegamento tra il luogo di abituale utilizzo dell’autovettura e l’accento campano riferito in sede di denuncia dal titolare della gioielleria.

I poliziotti hanno dunque messo in relazione altri furti effettuati con lo stesso modus operandi, non lontano da quello effettuato a Melicucco e realizzati con l’impiego di autovetture noleggiate dalla stessa persona.

Una volta comparati i volti delle donne riprese dalle telecamere, con quelli presenti sui social network, gli investigatori hanno dato un nome alle presune autrici del furto, una delle quali legata da una relazione sentimentale con l’uomo che ha noleggiato la Lancia Delta.

Attraverso l’acquisizione dei tabulati telefonici, gli agenti hanno, infine, scoperto la presenza dei sospettati a Melicucco, proprio nel giorno in cui è stato compiuto il furto.

Pertanto, in virtù delle risultanze emerse durante le indagini, il gip del tribunale di Palmi ha emesso la misura cautelare eseguita ieri mattina dagli uomini del Commissariato di Polistena con il concorso della Squadra mobile di Salerno.

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