Stamattina, personale del Nucleo Operativo e Radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Soverato ha notificato a M.R., un'ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, sottoponendola agli arresti domiciliari presso una casa protetta per sole donne a Catanzaro, in ordine ai reati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. La donna, la mattina del 17 agosto scorso, a seguito del ricorso alle cure da parte di personale del 118, era stata trasportata presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Soverato, dove il personale medico immediatamente le ha diagnosticato un parto ovvero un aborto che la stessa, inizialmente, ha negato pur di fronte all’evidenza del suo quadro clinico. L’intervento dei Carabinieri ha consentito di rinvenire, avvolto in un’asciugamani all’interno di una valigia, il corpicino di un neonato di sesso femminile, presso la dimora estiva della donna, in Via Umberto I, a Montepaone. Dall’attività investigativa immediatamente avviata, diretta dal sostituto procuratore titolare dell’indagine, Alessandro Prontera, della Procura della Repubblica di Catanzaro e coordinata dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri, è emerso, secondo la ricostruzione degli investigatori, che M.R., nonostante il suo aspetto fisico esteriore, aveva sempre negato il suo effettivo stato di gravidanza, anche nei confronti del compagno, con cui aveva avuto altri due figli. Le indagini, svolte successivamente anche con l’ausilio di personale tecnico del Reparto Investigazione Scientifiche dei Carabinieri di Messina e del Reparto Analisi Criminologiche del RACIS di Roma – stilando e relazionando anche sui profili psicologici e le dinamiche familiari –, hanno consentito di accertare, a parere degli inquirenti, che il parto era effettivamente avvenuto all’interno della dimora estiva della donna – stabilendo le dinamiche del fatto e collocandolo temporalmente nella prima mattinata – e che il neonato era figlio biologico di quest’ultima e del suo convivente. In particolare, dall’esame autoptico, è emerso che la neonata era nata viva – in quanto la stessa, presentando ossigeno nei polmoni, aveva effettivamente respirato alla nascita – e, successivamente, deceduta per soffocamento ed emorragia, ciò che ha determinato una svolta alle indagini in corso ed ha determinato la Procura della Repubblica alla richiesta al Giudice delle indagini preliminari di Catanzaro del provvedimento oggi eseguito.