Sanità, la Cisl medici avanza dubbi sulla fusione Pugliese - Mater Domini
“La Cisl Medici sostiene da anni la costituzione a Catanzaro di una Azienda ospedaliera unica, punto cardine strategico della sanità calabrese, in primis per favorire servizi qualitativamente e quantitativamente adeguati e sicuri ai cittadini - obiettivo principale - e poi per realizzare l’eliminazione degli sprechi di risorse e supportare lo sviluppo della Facoltà di Medicina con le varie Scuole di Specializzazione”.
È quanto afferma il segretario regionale della Cisl medici Calabria, Nino Accorinti, che spiega: “L’orientamento strategico di fondo deve essere quindi la creazione di una Azienda con vocazione all’assistenza oltre che alla didattica, con il passaggio da un clima di competitività ad uno basato sulle sinergie di intenti e il fondamentale superamento della cultura dell’appartenenza al singolo ospedale. Ciò tramite un processo leale, trasparente e condiviso di cooperazione e di valorizzazione in modo paritario delle funzioni e delle attività del personale ospedaliero e di quello universitario. Da questa impostazione potrebbero derivare dinamiche di rete, la costruzione di percorsi diagnostici-terapeutici – finora carenti nelle due aziende – anche a livello territoriale, e la messa in comune di risorse materiali non più assegnate ad una struttura ma messe al servizio di tutta la rete. Macroelementi di criticità nel caso della fusione Pugliese-Mater Domini sono, senza dubbio, la riorganizzazione edilizia con soluzioni organizzative problematiche e le risorse assegnate alla nuova Azienda “Dulbecco” che certamente non può iniziare la sua attività con un bilancio negativo dato dalla somma dei risultati della gestione delle attuali Direzioni Aziendali. In ogni caso non si possono approvare, per la sicurezza dei pazienti, proposte organizzative che tendono a frammentare l’area dell’emergenza (Dipartimento Materno-Infantile) e che non tengono conto dell’assenza di spazi idonei (come evidenziato oltre due anni fa da 2 sub-commissioni costituite proprio dal Commissario ad Acta) presso la struttura di Germaneto e dell’attuale organizzazione dell’Azienda Mater Domini. Punti cardine della fusione/integrazione sono le premesse giuridiche e la parte regolamentare del Protocollo d’Intesa Università-Regione – con cui definire un modello unitario, coerente ed efficiente di azienda - finora sottratto al confronto ed alla condivisione di chi rappresenta i lavoratori. Ciò senza considerare che non si può realizzare un reale processo di integrazione senza il coinvolgimento e il fondamentale contributo del personale delle due realtà. Non servono intese superficiali per avviare il processo, ma occorre delineare un impianto aziendale coerente nel rapporto tra obiettivi e strumenti che, al tempo stesso, garantisca il mantenimento della aziendalizzazione di queste strutture e la possibilità dell’Università di perseguire i suoi fini istituzionali. La ricerca di un assetto unitario, però, non si può risolvere nel riassorbimento di una tipologia nell’altra e nella subordinazione delle necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte che siano! Ciò genera solo conflittualità tra le parti a danno dell’assistenza sanitaria e dell’interesse del malato. Peraltro, occorre tenere in considerazione la normativa che regola i rapporti tra Servizio Sanitario Nazionale ed Università. Infatti, sembra che in violazione dell’art. 1 del D.Lgs. 517/99 e dell’art. 3 delle Linee Guida 2001, non siano stati stabiliti i parametri di attività e le soglie operative per il dimensionamento delle strutture complesse che sono state già individuate in 64, mentre dovrebbe essere l’atto aziendale, come previsto dall’articolo 3, redatto dal Direttore Generale dell’Azienda Integrata a definire l’individuazione delle strutture e l’organizzazione dipartimentale. Su quest’ultimo aspetto è centrale la programmazione concertata e integrata degli obiettivi delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca e delle risorse umane e materiali disponibili prevedendo in caso di costituzione dei soli Dai (dipartimenti ad attività integrata) – con esclusione dei Dipartimenti Assistenziali - che la direzione potrebbe essere svolta indifferentemente sia da personale ospedaliero che universitario. Ruoli e professionalità devono essere ugualmente considerati, rispettati ed integrati nell’ottica di una maggiore efficacia ed efficienza del sistema”.
“La Cisl medici – conclude Accorinti - auspica l’apertura di un tavolo tecnico di concertazione con esperti ed organizzazioni che rappresentano il personale ospedaliero ed universitario che, vivendo le varie realtà, potranno dare un loro contributo al processo di integrazione”.
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