In merito alla sentenza del Tar che ribalta la decisione relativa allo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme e riabilita sindaco, giunta e civico consesso ai loro rispettivi ruoli istituzionali è d’uopo fare una profonda riflessione relativamente ad una legge, quella sugli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, che sia nella forma, sia nell’applicazione, si dimostra inadatta e stantia.
Al netto delle reazioni politiche sulla sentenza, che certamente crea un precedente non indifferente sulla questione, emerge un sentimento trionfalistico che, per quanto legittimo possa essere, si inquadra come dicevano i latini, nella visione del “Pro domo sua” e che non incentra la discussione su di un aspetto fondamentale della triste vicenda politica e giudiziaria che, per quanto oggi possa apparire foriera di giustizia e di riscatto per la città, domani potrebbe essere nuovamente ribaltata da una nuova sentenza del Consiglio di Stato.
All’indomani del terzo scioglimento per infiltrazioni mafiosa che interessò Lamezia Terme, parlai infatti di legge inadeguata, che come quel cane che si morde la coda, conculca la volontà popolare ed allo stesso tempo non previene il cancro che divora ed uccide l’istituzione civica, come quel medico che decide non di curare l’ammalato bensì di sopprimerlo facendo venire meno la funzioni degli organi vitali.
Il numero dei consigli comunali sciolti per mafia risulta essere alla data attuale in continua crescita, con il record battuto nel corso del 2017 con il serio rischio che, come la spada di Damocle che incombe sulla testa di una città, lo stesso Comune incorra in un nuovo scioglimento per condizionamenti mafiosi, cosa che nella città di Lamezia Terme, conosciamo a menadito.
Tutto questo deve portare e soprattutto puntare l’attenzione massima su di un fattore imprescindibile che è quello relativo ad una legge che sappia finalmente disciplinare la materia partendo dalla prevenzione e dallo studio sulla fragilità degli Enti locali, sulle cause che trascinano un’amministrazione in condizionamenti esterni e spesso anche interni e che hanno come effetto deleterio sempre il provvedimento di scioglimento.
Numerose nel corso degli ultimi anni sono state le proposte di modifica rispetto alla legge in questione, con tanto di promessa e di attenzione anche da parte della Commissione parlamentare anti-mafia, ma ancora ad oggi tutto appare come lettera morta e si assiste a forme burocratiche portate al parossismo e sentenze che cambiano assetti democratici per poi nuovamente riportarli all’ordine costituito e poi chissà azzerare nuovamente il tutto.
Se è vero che questa legge ha fatto il suo tempo e che i vari schieramenti politici sembrano trovarsi d’accordo su ciò, altro non resta che cambiarla con un’altra che tenga finalmente conto dei singoli casi e dello studio dell’ambiente e dei possibili condizionamenti, impedendone quindi sul nascere le deleterie commistioni tra mondo politico e criminalità organizzata ed allo stesso tempo discernere i ruoli e le responsabilità di Civici consessi e Giunte comunali, per arrivare ad una chiara e marcata differenza tra gestione ed amministrazione.
Altro aspetto poi da affrontare è la fase successiva ad uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, non è infatti più accettabile in una nazione che possa considerarsi civile ed avanzata, che chi venga chiamato a gestire i comuni commissariati, si presenti totalmente inadeguato a tale funzione e compito ed in questa città nell’ultimo anno ne abbiamo avuto contezza sufficiente, con commissari dello Stato che hanno pensato a trincerarsi nella loro presunta fortezza di vetro, credendo in maniera erronea che sarebbe bastato far rispettare le varie normative senza adattarle al territorio impendendo cosi il minimo sviluppo di crescita sociale ed economica che anche in una fase commissariale, lo Stato in una città, dovrebbe garantire.
Invito con tale mia riflessione tutto il mondo politico e culturale della città ad avviare una seria iniziativa tesa a sensibilizzare il governo ad una rapida modifica della legge sugli scioglimenti per condizionamenti mafiosi dei Comuni, partendo sui poteri che si possano attribuire ai consigli comunali, sul funzionamento e sull’efficacia delle giunte e sugli effettivi poteri dei sindaci e con particolare attenzione sui poteri da assegnare ai commissari prefettizi e sui percorsi riabilitativi dei Comuni oggetto di provvedimento di scioglimento.