Stato e mercato al centro di un seminario della Scuola di Liberalismo "Von Mises"
Si è svolto presso la Camera di Commercio di Catanzaro, il nono seminario della Scuola di Liberalismo "Ludwig Von Mises". Per l’occasione è stata organizzata una Tavola Rotonda, sovvertendo un po’ la tradizione che, nella lunga esperienza della Scuola, era riservata ai soli seminari di presentazione e chiusura. Il tema discusso, fortemente sentito e dibattuto, è uno dei più significativi fenomeni del nostro tempo "Stato e mercato in Italia, tra ancien regime e globalizzazione". L’avvocato Scoppa, nella veste di moderatore, ha introdotto il tema facendo sua un’affermazione di Mises, ovvero che "gli uomini con la minaccia dello Stato vengono indotti a comportarsi nella maniera opposta a quella in cui si sarebbero comportati se fossero stati liberi", ribadendo il concetto cardine della scuola di liberalismo, ossia la limitazione delle ingerenze dello Stato all’interno del sistema economico, e mettendo in rilievo l’importanza di un sistema globalizzato che porterebbe ad una maggiore competizione e ad un miglioramento della qualità dell’offerta economica. Sono poi intervenuti, il professor Tullio Barni, ricercatore della Facoltà di Medicina dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, il professor Andrea Porciello ed il professor Rocco Reina, entrambi docenti della Facoltà di Giurisprudenza. Il professor Barni ha invitato ad una riflessione sull’ultimo film campione di incassi "Quo vado" di Checco Zalone, rinvenendo nell’atteggiamento di milioni di italiani una superficialità interpretativa che non ha saputo cogliere la denuncia del nostro sistema economico che si basa fondamentalmente sull’anelito del “posto fisso” riponendo nella speranza di una dipendenza dall’apparato statale la tranquillità economico-sociale. Ha, inoltre, condannato un andamento di remissione di fronte all’incontrovertibilità del progresso tecnologico, ravvedendo nei comportamenti di taluni intellettuali una taratura di stampo passatista, troppo legata all’idea di vecchio continente e poco aperta alle conquiste della scienza. Ha distinto questi intellettuali in due grandi categorie: gli ortopedici , ovvero - ha spiegato Barni- "Quelli del te lo dico io come si fa", delle menti evidentemente ottuse che tendono solo a rimarcare un politicismo inetto e superato, condannando duramente il pensiero marxista, ed i geografici. Di tutt’altro tenore politico-sociale l’intervento del professor Porciello, che ha affermato: "Il mercato non ha niente di paradisiaco poiché fa paura”. Un giudizio fortemente critico nei confronti del modo di gestione dell’offerta e, nello specifico, della diseguaglianza nel punto di partenza, soprattutto sottolineando che, conseguenza di un mercato globalizzato è il dislivello di alcune nazioni, già ampiamente martoriate da un’egemonia europea subita nel corso della storia. In contrasto (intellettuale s’intende) con il professor Barni, Porciello non approva la dicotomia modernità-tecnologia, sostenendo che le ripercussioni, soprattutto sui giovani, saranno quelle di un’atrofia celebrale e di una riduzione dell’intelligenza. Ha concluso rimarcando la sua distanza ideologica dal sistema liberale e la desuetudine di un pensiero ormai tramontato come quello di Mises. Il professor Reina ha concluso con una visione integrata dell’economia, cercando di fare più luce su alcune dinamiche del mercato e sulla loro influenza nei confronti della popolazione. Le conclusioni sono state riservate ad un sentito dibattito tra gli ospiti e la platea: un confronto di elevato spessore culturale che ha permesso di godere di un pomeriggio all’insegna della cultura e del libero pensiero. L’ultimo seminario dell’ottava edizione avrà luogo il prossimo mercoledì, presso la Camera di Commercio di Catanzaro.
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