All’alba del 15 gennaio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto, in esecuzione di provvedimento emesso dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, Gregorio Cacciola, di 57 anni, presunto elemento di spicco della omonima articolazione territoriale della 'ndrangheta attiva nel territorio di Rosarno e zone limitrofe, ritenuto responsabile di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In particolare, il provvedimento restrittivo scaturisce da un'articolata attività d’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo e dalla Tenenza di Rosarno, che ha permesso, attraverso la captazione di dialoghi ambientali, intercettazioni telefoniche e servizi di videoripresa, di far luce su una serie di vessanti richieste di denaro, nel tempo sempre più consistenti, poste in essere, secondo gli inquirenti, da parte dell’indagato nei confronti dei titolari di un azienda agricola di Candidoni: le reiterate minacce, condotte con metodologia tipicamente mafiosa e finalizzate al versamento della 'mazzetta' in corrispondenza del periodo natalizio, avrebbero altresì agevolato la temibile cosca dei Cacciola, ingenerando nelle vittime un radicato e concreto timore per la propria incolumità e per l’integrità dei beni patrimoniali, inducendoli ad assumere un atteggiamento non collaborativo con l’Autorità Giudiziaria. Gregorio Cacciola è zio paterno di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia suicidatasi in circostanze ancora non del tutto chiarite, le cui stesse dichiarazioni hanno peraltro trovato coerente riscontro con l’impianto probatorio assunto nel corso delle indagini, così come per le propalazione di collaboratori di giustizia. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria reggina, il fermato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi in attesa del giudizio di convalida.