Soverato, le “Madri” di Marisa Fasanella a Liber@Estate

“Madri” di Marisa Fasanella, terzo appuntamento della rassegna Liber@Estate a Soverato.

Il romanzo è stato presentato, con la consueta collaborazione della libreria “Non ci resta che leggere”, da Annarita Palaia e Antonio Chieffallo. Ha introdotto il saluto del presidente della fondazione Liber@mente, l'avvocato Sandro Scoppa.

Sono undici (più una) le storie che Marisa Fasanella presenta nella sua nuova raccolta di racconti. Un’antologia che squarcia la normalità di vite ordinarie e rivela conflitti e non detti, rivisita gli stereotipi e li trascende, raccontando la mancanza e l’urgenza di una solidarietà propriamente umana, la maternità non patinata, la maternità che non è frutto dell'amore, ma del disamore e della violenza.

L’autrice, che ha già firmato i romanzi “Il male in corpo” (Castelvecchi) e “Nina” (Prospero), inserisce le narrazioni all’interno di una cornice singolare, nei vicoli storti, fuori e dentro le mura di un manicomio. Qui c’è Lena, che appunta su foglietti di carta le storie che ha udito, per non dimenticarle, e le custodisce in una borsa di tela rossa. E poi c'è il vecchio pescatore. L'uomo di Lena, l'uomo che l'aspetterà per tutta la vita, mettendo insieme e ricucendo le sue tante storie.

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Soverato, gli anni '70 e l'emigrazione raccontati dallo scrittore Francesco Pileggi

“Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer”. Soverato ha accolto con grande affetto l'autore del libro, Francesco Pileggi. Nei suggestivi vicoli della città turistica, la presentazione del romanzo edito da Rubbettino, su iniziativa della libreria “Non ci resta che leggere”.

Sì, ancora loro, Eleonora Fossella e Maria Grazia Posca, le brave libraie che con merito, coraggio e capacità, animano con così grande entusiasmo l'estate culturale soveratese.

Pileggi è stato introdotto dal giornalista Francesco Pungitore e dall'attrice teatrale Francesca De Nisi, riportando l'attualità del libro al grande tema dei calabresi migranti.

Francesco Pileggi li racconta volgendo lo sguardo al passato, al 1973 per l'esattezza. In quel tempo colloca otto ragazzini su un albero di limoni. Uno spazio di innocenza e vita che diventa una finestra sul mondo, su quel mondo che viene attraversato dalla musica dei Pink Floyd, dal ricordo ancora forte della semifinale messicana del campionato del mondo di calcio tra Italia e Germania e dai tanti, grandi eventi della storia di quegli anni '70, a dir poco, indimenticabili.

Dolce e amaro il quadro disegnato dall'autore che rivela, con il suo stile originalissimo, la sua matrice professionale di regista, sceneggiatore e film-maker. Una narrazione che non nasconde tracce autobiografiche, per come spiegato dai tre relatori nel corso della piacevole serata culturale, a Soverato.  

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