Caso prefettura, l'appello dell'Ordine dei dottori commercialisti: "Mattarella non firmi"

“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da personalità integerrima e strenuo difensore dei legittimi diritti dei cittadini italiani, non può non farsi carico, ricorrendo alla sua più alta responsabilità di cittadino che rappresenta la massima carica dello Stato, della gravità del ‘caso Vibo Valentia’”. Lo afferma il presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Vibo Valentia Vincenzo Morelli che aggiunge: “una sua non attenta valutazione della proposta che il sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa, in nome e per conto di tutta la comunità, ai diversi livelli, sta per inoltrargli, corredata dalle adesioni dei sindaci di tutto il territorio, dalle massime rappresentanze politiche, istituzionali e  sindacali ma anche con il consenso di tutti i cittadini di ogni ordine e grado, farebbe sprofondare il futuro di questo territorio nel baratro. E la motivazione che sostiene l’accorato appello- continua Morelli - è più che sufficiente per invitare il più prestigioso inquilino del Quirinale a ‘non firmare’. E quindi non ratificare, il deliberato del Ministro dell’Interno, la cui assurda e ingiustificata scelta ha diffuso una sorta di allarme rosso in una comunità che proprio grazie all’eccellente apporto della più alta carica di governo della provincia stava incominciando ad assaporare il gradito gusto di un minimo di tranquillità e speranza rispetto all’avvilente assedio di fenomeni illegali, sociali e occupazionali e che non hanno niente a che vedere con l’ambita condizione di chi crede nella libertà del cittadino. La categoria che mi onoro rappresentare – sostiene ancora Morelli - esprime il più vivo dissenso nei confronti di una decisione che se adottata sarà nefasta per lo sviluppo futuro  della provincia di Vibo Valentia, inteso nella stretta accezione economica e da intendersi come il miglioramento delle condizioni  socio-economiche di un territorio. Tra i fattori che contribuiscono alla concretizzazione di esso, in primis va posta la sicurezza pubblica del territorio. La salvaguardia di un territorio  è garantita dal Prefetto e dal Questore che, come  sancisce la  legge 121/1981 agli art. 13 e 14, sono le due  autorità provinciali di pubblica sicurezza, il primo in qualità di Coordinatore politico ed il secondo come Coordinatore tecnico della sicurezza. Con la soppressione della figura del prefetto, ed inevitabilmente del questore, il messaggio forte e chiaro che lo Stato lancia ai vibonesi è la volontà di rinunciare  alla tutela del nostro territorio. Affermazione supportata dalla convinzione che Vibo Valentia si potrà  risollevare dal baratro sociale ed economico in cui è ricaduta, in questo ventennio, solo se aumenterà la produzione in termini di PIL. Tale condizione non può che riflettersi positivamente sugli introiti statali e, dunque, ciò che apparentemente risulta essere un esborso eccessivo (mantenimento dei Presidi di legalità), paradossalmente, sarà un investimento a favore dell’Italia tutta. Con rammarico noi Commercialisti dobbiamo  constatare  che  il nostro territorio non attrae investimenti principalmente per la precarietà in termini di sicurezza del territorio, e, pertanto,  a poco varranno le misure che il Governo si appresta a varare, in termini di agevolazioni fiscali, se non si assicura, agli ‘investitori’,  la piena consapevolezza di un territorio sicuro. Eravamo ‘tristemente tranquilli’ che i tagli non avrebbero riguardato la nostra Provincia anche perché, con la riforma del Ministro Madia, fu ribadito a chiare lettere che ad incidere sui tagli sarebbero stati criteri come densità di popolazione,  presenza di criminalità, dinamiche socio-economiche  e presenza d'immigrazione, in particolare via mare. Venne sottolineato, inoltre, che  ‘in zone a rischio, difficilmente le Prefetture verranno accorpate’. Dunque? La nostra terra è un’isola felice’ e ciò che quotidianamente salta alla ribalta delle cronache locali e nazionali sono solo bugie. E’ evidente – rileva Morelli - che non si è tenuta in nessun conto la pari dignità costituzionale di tutte le Province prova ne è che, se i parametri fossero stati rispettati i tagli avrebbero riguardato altre Province che, al nostro pari versano in uguale situazione o,  addirittura,  migliore della nostra. Tutto questo ci aveva portato a sperare che  non si sarebbe ridotta ma ampliata e potenziata  la presenza dello Stato a Vibo Valentia. Non mancano parole di apprezzamento per il Prefetto attualmente in carica che non può non essere un super  ‘Paladino della libertà dei diritti dei cittadini’, soprattutto delle piccole realtà comunali. Il Prefetto Giovanni Bruno  a capo del presidio di governo,  ha dimostrato sempre sensibilità, senso di appartenenza e perizia nel coordinamento di risolutivi tavoli di confronto sulle più scottanti problematiche relative alla nostra realtà territoriale. Da un'analisi costi-benefici, l’apparente  ‘risparmio economico’ non può  ripagare la grave perdita di sicurezza e di funzionalità dell'intera macchina amministrativa. Non è giusto che i cittadini di Vibo Valentia per colpe non loro paghino un prezzo caro che va ad aggiungersi ad una condizione martoriata per una serie di problematiche che sono alla portata di tutti e che stanno condizionando la vita del territorio. Infine un invito al sindaco Elio Costa: la istanza al Presidente della Repubblica venga ‘accompagnata’ da un autorevole e concreto sostegno. Si valuti, attentamente, anche l’opportunità che se non basta si pensi anche a ricorrere a tutti gli strumenti più efficaci per far pervenire il più adeguato segnale di disperazione di una popolazione che già soffre abbondantemente la sua condizione. Non sarebbe male – è la conclusione - se al Quirinale oltre alla lettera pervenisse una sostanziale eco degli organi di stampa capaci di spiegare che la ribellione legittima e ordinata dei cittadini vibonesi passa anche per iniziative di spinta popolare”. 

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