Gli ultimi eventi sismici hanno risvegliato l’attenzione su un rischio che la Calabria – e segnatamente il Vibonese – corre e che potrebbe avere effetti devastanti. Perdite gravissime in termini di vite umane, che rimangono nella memoria in maniera indelebile. “In 2.500 anni – specifica il Dipartimento nazionale Protezione Civile - l’Italia è stata interessata da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all’VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l’XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale”. Ecco allora che serve adottare tutte le precauzioni per cercare di limitare i pericoli. “La legge n. 100 del 12 luglio 2012 – viene spiegato sempre dal dipartimento - prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni approvino il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Il 12 ottobre 2012 il Dipartimento ha inviato una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale. Il Piano di emergenza rappresenta un indispensabile strumento per la prevenzione dei rischi e, quindi, il Dipartimento intende monitorare con attenzione, attraverso le Regioni e le Province Autonome, l’attività di realizzazione e di aggiornamento dei piani da parte dei Comuni”. Per quanto concerne la Provincia di Vibo Valentia, sul sito del Dipartimento figurano solo 4 Comuni adempienti: Serra San Bruno, Fabrizia, Polia e Zambrone. Ma, carte alla mano (delibera n. 25 del 25 settembre 2012),il Piano comunale di Emergenza di Dasà c’è ed è anche stato trasmesso in Prefettura. L’atto, come viene precisato nella stessa delibera, è stato approvato “per evitare gravi danni alla popolazione e alle strutture in occasione di eventi calamitosi” riconoscendo, dunque, che “occorre attuare una politica di previsione e prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio”. Il sindaco Raffaele Scaturchio rivendica con orgoglio la lungimiranza di quella scelta e ricorda anche che, nel luglio 2013, “è stato inaugurato il Centro operativo comunale”. “Il nostro compito – aggiunge il primo cittadino – è quello di aggiornare ed integrare il Piano che abbiamo elaborato con puntualità e approvato senza perdere tempo. Tengo a puntualizzare la rilevanza di questo strumento che, in particolare, indica la via principale e la via alternativa per la macchina dei soccorsi, le zone più a rischio, le zone di raggruppamento persone, di stoccaggio materiali e individua i disabili e gli anziani che potrebbero maggiormente trovarsi in difficoltà. Inoltre, tutti i punti di interesse sono segnati su una mappa che integra il Piano. Vengono poi elencate tutte le ditte locali che potrebbero fornire mezzi meccanici e non per sgomberare le vie di comunicazione. Su temi di questa portata – conclude Scaturchio – posso quindi sostenere, senza timore di smentite, che Dasà si pone all’avanguardia e che l’amministrazione comunale che ho l’onore di guidare sarà sempre impegnata per tutelare la comunità”.