È stato un patrimonio naturale di straordinaria bellezza, una “riserva” unica di specie floreali in grado di aggradare la vista e rasserenare l’animo.
L’orto botanico “Rosarella”, con i suoi 6 ettari di “paradiso verde”, ha rappresentato un tesoro posto nel cuore della Calabria, un autentico esempio di ricostruzione degli equilibri degli ecosistemi. Eppure, la sua esistenza è stata quasi sconosciuta al grande pubblico, come se del suo splendore l’uomo non ne avesse avvertito il bisogno. E ora, dopo diversi interventi, sembra aver perso quel suo scopo originario, ovvero quello di concentrare la biodiversità in un ambiente “perfetto”, diventando qualcosa di diverso.
La sua suddivisione in reparti (dalle conifere alle caduche, dalle querce alle piante officinali, ecc.) riproponeva i tipi di flora dall’Angitola all’area di Bivongi presentando colori e odori che spesso sfuggono poiché offuscati dalla frenesia dei tempi moderni e dal grigiore cittadino. Nella riproposizione di alcuni ambienti, come la palude, era racchiuso il segreto delle evoluzioni della natura che si trasforma portando sempre con sé i germogli della vita.
L’esperto Maurizio Siviglia è riuscito a catalogare nelle Serre oltre 1.200 specie erbacee (alle quali va aggiunto un altro centinaio alberi d’alto fusto) e circa 800 funghi. Questi dati dimostrano la complessità di un “piccolo mondo” (in cui è centrale il ruolo dell’acqua, dato che il suo ciclo è la chiave del bilanciamento di una serie di regole naturali che regolano il prosperare e la decadenza delle specie) che va tutelato e che è addirittura colpevolmente ignorato da quanti si fanno travolgere dagli stili del sistema globalizzato.
La voglia di mantenere questa “ricchezza” non è mai svanita. È infatti in corso di concretizzazione un ambizioso progetto che mira alla realizzazione di un nuovo orto botanico nella zona di Santa Maria del Bosco – precisamente nei pressi di Villa Bonitas – sempre ad opera del professor Siviglia. Si tratta di un’idea da sostenere che valorizza l’unicità di un ambiente di cui le comunità delle Serre vanno fiere.