Da Ulisse ai templari, storie di bufale calabresi
Se io voglio studiare l’Odissea e il complesso di miti legato ai viaggi di Ulisse, bisogna, quanto meno, che possegga i seguenti requisiti: 1.conoscenza del greco classico e del dialetto ionico-epico; 2.conoscenza della filologia classica; 3.conoscenza della Questione omerica con tutti gli annessi; 4.conoscenza della storia greca; 5.nozioni serie di archeologia; 6.varie ed eventuali. La conoscenza di cui parlo non è quella liceale, e nemmeno basta una laurea in lettere classiche. 7.Serve poi essere lettore profondo del Vico, e capire a pieno il concetto di mito e la sua intrinseca differenza con la cronaca e la geografia. Nota: non è che chi conosca tali conoscenze sia un essere divino; è solo uno specialista. Per esempio, io, che non temo confronti nelle sette cose suddette, quando ho provato a leggere qualcosa del teorema di Fermat oggi tornato di moda, non ci ho capito niente, e ho lasciato perdere. Non è arte mia. Com’è, invece, che a Tiriolo sono tutti omeristi meglio della commissione di Ipparco e Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia messi assieme? E giurano che Ulisse vi fu ospitato dai Feaci, popolo di marinai con sede in altissima montagna? Così per Pitagora senza sapere un et di filosofia in genere, e filosofia greca in specie. E di greco. Per i Templari in genere e prima di dire che e se ce ne stavano anche qui, servono le seguenti precondizioni: 1.conoscenza del latino medioevale e dell’antico francese, o piuttosto lingua franca d’Oltremare; 2.conoscenza della storia medioevale con un’occhiatina a san Bernardo di Chiaravalle (da non confondere con quanto più avanti leggerete); 3.conoscenza della storia delle Spedizioni d’Oltremare in seguito dette Crociate; 4.conoscenza degli Ordini di monaci guerrieri: Ospitalieri (oggi Malta), Teutonici, Portaspada, Templari, Santo Sepolcro, Santo Stefano… 5.conoscenza della storia calabrese medioevale; 6.conoscenza dell’archeologia medioevale; 7.varie ed eventuali. Com’è che tutti, e dico tutti, si dimostrano espertissimi di Templari? Tali bruciacchiati cavalieri sono stati individuati nei seguenti luoghi, e certo ne dimentico qualcuno: Chiaravalle, Montauro, Monasterace, Gerace e Locri, Cirò, Umbriatico, Roseto C. Spulico, Roccelletta di Borgia. Una noticina: Chiaravalle Centrale è una città a me cara; però san Bernardo era abate di Clairvaux che sta da tutt’altra parte. La domanda sorge spontanea: se in Calabria c’erano tutti questi Templari sfuggiti al rogo e venuti qua a destagionalizzare il turismo, come mai non se ne seppe mai niente, e che fine hanno fatto? La risposta è altrettanto spontanea: diventarono tutti bidelli delle scuole e passacarte della Regione. Come dice giustamente Checco Zalone, il posto fisso è sacro.
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