Epitome di storia politica del Regno delle due Sicilie, il nuovo libro di Ulderico Nisticò
Detto in generale, la storia meridionale è nota quasi solo come favola: o favola triste, o favola magnifica; ma sempre in modo da suscitare emozioni e non riflessioni.
I fatti, nudi e crudi, sono poco e male conosciuti, e si leggono e si sentono affermazioni immaginarire e da opposte tifoserie al bar. Se qualche notizia si va diffondendo, generalmente a sproposito, è solo al fine di celebrare presunte ricchezze e fantasiosi primati, e tutto in un'ottica meramente economicistica borghese; e applicando al passato i criteri del presente. È ormai di moda spacciare scoperte di dovizie e lussi e tecnologie, per poi attribuire la scomparsa ai cattivi, purchè non sia mai colpa dei Meridionali: Garibaldi, e, nei rari casi in cui se ne sappia l'esistenza di Cavour, mentre appare del tutto ignoto Napoleone III.
Alcuni volenterosi si sono dati allo studio dei particolari, ma, sconoscendo la storia generale del XIX secolo in Europa e in Italia, vogliono interpretare la storia alla luce dei piccoli particolari; una navicella diventa flotta; qualche morto, genocidio. Non bisogna, infatti, dimenticare la natura barocca dei dialetti meridionali, e che, sempre detto in generale, il meridionale anche colto scrive e parla in italiano ma pensa in dialetto. Da ciò l'evidente che tutti, ma proprio tutti, hanno un nonno barone.
Queste sintetiche premesse giustificano la necessità di scrivere un libro di storia delle Due Sicilie (1816 - 1861), senza nulla aggiungere a quanto dovrebbe sapere una persona di buona cultura, e che però non si sa. Si narrano le vicende per le quali, tra il 1812 e il '15, si dovette giungere all'annessione della Sicilia a Napoli, con tutte le funeste conseguenze dei decenni seguenti ; il tentativo del Regno di darsi un'identità; infine il suo ripiegarsi nell'isolamento e autoisolamento, e la fine.
La fine che in un nulla è dovuta a cause economiche, ma a cause politiche: assenza di un partito borbonico o almeno regio; incapacità di rapporti politici internazionali pur in presenza di rapporti commerciali; inutile accumulo di denaro pubblico non speso, e arretratezza di strutture; corruzione di esercito, marina e polizia; indifferenza di fronte agli eventi italiani dal 1856 al '60, anzi loro palese scarsa informazione. Questa è la grigia verità, che, come si vede, è senza favole.
L'autore suggerisce, e ribadisce nelle "Spigolature", seconda parte del loro, che questi vizi il Meridione li mantiene anche nel 2017, con una desolante carenza di classe diriginte politica e culturale
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