Morte&misteri: Klaus Kruger il capitano tedesco ucciso a Serra
Capita sovente che la grande storia riesca a fagocitare piccoli centri per nulla interessati a ritagliarsi un minuscolo spazio nel libro di Clio. Tra le migliaia di episodi accaduti in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale, uno ha avuto come teatro anche Serra San Bruno. Un fatto, per quanto marginale, che ha lasciato sul terreno un morto. Si tratta di un episodio accaduto nella fase convulsa e caotica successiva allo sbarco degli Alleati in Italia. Dopo la battaglia per la conquista della Sicilia iniziata il 10 luglio 1943, i reduci, italiani e tedeschi, erano riusciti ad attraversare lo Stretto grazie ad un operazione, nome in codice “Lehrgang”, pianificata con teutonica meticolosità dal generale Hans Hube. La ritirata fu coronata dal successo, tanto che il 17 agosto, uomini, mezzi e materiali si trovavano in Calabria. I piani predisposti dal comando germanico prevedevano la costituzione di una linea difensiva che avrebbe dovuto avere due nodi principali, uno intorno all’Aspromonte, l’altro in prossimità di Soveria Mannelli. Il piano rimase sulla carta, per via dell’armistizio e dello sbarco di Salerno, avvenuto il 9 settembre, che indusse i soldati tedeschi ad accelerare la ritirata per non essere presi alle spalle. Nel periodo compreso tra fine agosto e la prima settimana di settembre, soldati italiani e germanici, ancora alleati, presero posizione in alcuni centri calabresi. Truppe ed armi giunsero anche sul territorio delle Serre e delle Preserre. A Cardinale, vennero schierati i paracadutisti dell’11° battaglione del 185° reggimento “Nembo”, tra i quali militava anche un serrese. A Serra, invece, arrivò una colonna tedesca. Sulla presenza delle truppe germaniche, nel dopoguerra si è sviluppata una “leggenda” piuttosto inverosimile. In molti, hanno sostenuto che i soldati tedeschi volessero prendere possesso della Certosa per trasformarla in una sorta di fortezza. Un progetto che, secondo alcune testimonianze, sarebbe stato sventato proprio dal paracadutista serrese giunto da Cardinale per salutare i parenti. In quell’occasione, con la minaccia di far esplodere uno zaino pieno di bombe a mano, il parà avrebbe indotto l’ufficiale tedesco al comando della colonna a desistere dal suo proposito. Molto probabilmente, la storia è piuttosto romanzata, anche perché , nel 1943, l’arte della poliorcetica era tramontata da un pezzo e l’occupazione del monastero non avrebbe avuto nessun valore militare. In caso di “assedio”, nulla avrebbero potuto, infatti, le fragili mura della Certosa. Sarebbe bastato un semplice colpo di mortaio per spazzare via un’ampia sezione della recinzione. Al di là della leggenda, rimane il fatto che una colonna motocorazzata tedesca giunse a Serra e secondo quanto riportato nell’Ancinale da Sharo Gambino si schierò “attorno alla Casa certosina”, dove “sotto i pioppi e le acacie sostavano camion, macchine leggere e carri armati e autoblindo”. Con ogni probabilità, i tedeschi arrivarono a Serra in una data antecedente al 3 settembre, ovvero il giorno in cui i primi soldati anglo americani misero piede in Calabria. Secondo Sharo Gambino, la colonna germanica lasciò Serra l’8, il giorno della proclamazione dell’armistizio. Nel corso del loro passaggio, i soldati teutonici tennero un contegno esemplare, il vero pericolo non erano loro, quanto i bombardamenti aerei degli anglo americani che non avevano alcuno scrupolo a bersagliare la popolazione civile. In uno di questi raid, ricorda Gambino, a Fabrizia “un aereo a bassa quota prese a mitragliare quanto si muoveva a terra. Rimase colpito a morte un angelo di figliolo […] Alfonsino Mammone, figlio del direttore didattico di Serra, don Giacinto”. Non erano certo i grandi bombardamenti che stavano flagellando i centri più grandi, ma il loro effetto era ugualmente nefasto. Anche Serra ebbe il suo morto, un giovanissimo capitano tedesco, ucciso da uno spezzone il 5 settembre in località “Catarinella”. Come riporta l’atto di morte custodito presso l’ufficio anagrafe del Comune di Serra San Bruno, l’ufficiale si chiamava Klaus Krüger ed era nato il 6 giugno 1922. Il documento, completo in ogni sua parte, presenta un errore poiché viene indicato quale giorno della trascrizione il 6 ottobre, una data in cui i soldati tedeschi stavano pugnando su campi di battaglia ben lontani dalla Calabria. Redatto da “Galati Felice ufficiale di Stato civile del Comune di Serra San Bruno delegato con atto del podestà in data 6 aprile 1942”, il documento prosegue “Avanti di me […] è comparso Tozzo Salvatore di Giuseppe di anni trenta, residente in Serra San Bruno, Vinci Michele fu Salvatore di anni 49 guardia campestre residente in Serra San Bruno il quale alla presenza di testimoni, Martino Bruno fu Domenico di anni 70 pensionato residente in Serra San Bruno e Salerno Eugenio di Ottaviano di anni 47 impiegato residente in Serra San Bruno mi ha dichiarato quanto segue: il giorno 5 del mese di settembre dell’anno 1943 alle ore 18 nella casa posta in Contrada Catarinella è morto Klaus Kruger dell’età di 21 anni, capitano tedesco. Il presente atto viene letto agli intervenuti i quali tutti con me lo sottoscrivono”. Dall’atto emergono alcuni punti oscuri, per esempio, perché i testimoni sono tutti serresi? E’ possibile che i tedeschi siano andati via nella notte a cavallo tra il 5 ed il 6 settembre e per questo motivo nessuno di loro compare nel documento? A ciò si aggiunga che l’ufficiale fu portato nella “casa” dove, poi, sarebbe morto, solo in un secondo momento. Non è chiaro, quindi, se i testimoni lo abbiano soccorso e accompagnato nella casa, o lo abbiano trovato già morto all’interno dell’abitazione. Non si sa neppure, se i suoi commilitoni lo abbiano lasciato a Serra già deceduto o se lo abbiano abbandonato agonizzante non potendolo trasportare durante la ritirata. Quel che è certo è che la salma venne tumulata nel cimitero di Serra dove rimase alcuni anni “ con solo conforto – scrive Sharo Gambino – di un fascio di fiori postogli l’anno dopo, il giorno dei morti, da Antonio Gambino, nostro padre, con un biglietto “A te per tutti i morti di questa guerra”. Negli anni Cinquanta, ricorda qualcuno, “un corteo di Mercedes, con a bordo i familiari del capitano” giunse a Serra per riportare in patria i resti mortali di quel ragazzo morto a vent’anni all’ombra degli abeti delle Serre.
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