Monte dei Paschi: Lorsignori mangiano e gli italiani pagano

 Si sono seduti a tavola e hanno ordinato ogni ben di Dio. Hanno divorato, fino in fondo, ogni singola portata del ricco e fastoso banchetto.

Quando non è rimasto più niente, si sono alzati e con l’ultima coppa di champagne in mano sono scappati via senza pagare. Il conto lo hanno lasciato a quelli che la festa non l’hanno vista neppure da fuori. La storia recente del Monte dei Paschi di Siena è andata esattamente così. Una vorace orda di cacicchi ha mangiato a sbafo, lasciando i debiti ai cittadini. Per tenere in vita la banca più antica del mondo, ogni italiano è stato costretto a scucire 105 euro. I soldi pubblici, ancora una volta, sono stati usati per pagare le nefandezze compiute dai privati.

La crisi dell’istituto senese è stata determinata, infatti, dai cosiddetti debiti deteriorati.  Un formula che vuol dire che qualcuno ha ricevuto soldi in prestito e non li ha restituiti.

In fila davanti alla cassa per pagare un debito non loro, chiacchierando del più e del meno, i cittadini si sono posti qualche domanda. Soprattutto coloro a cui la medesima banca non ha concesso neppure un misero mutuo per comprare un monolocale o aprire un negozio. Proprio loro, che si sono sentiti negare il prestito per mancanza o carenza di garanzie, erano i più curiosi. A pari merito con quanti, dopo aver ottenuto il prestito, si sono visti portare via tutto perché, a causa della crisi, non riuscivano ad onorare  puntualmente le scadenze. La prima domanda che costoro si sono posti è la seguente: perché sono stati dati soldi a chi non poteva restituirli? Una domanda, cui ne è seguita subito un’altra. A chi sono stati concessi i prestiti? Domande che, in realtà, non avrebbero dovuto neppure essere fatte.

Sarebbe stato doveroso dire agli italiani, quanto meno,  i nomi dei “pezzenti” cui hanno pagato il conto. Ma, a quanto pare, sembra piuttosto complicato. Far conoscere l’identità di chi è scappato senza pagare non è possibile. Dalla banca hanno fatto sapere che “al momento una serie di vincoli normativi non ne permettono la diffusione“.

Per superare i limiti imposti dal segreto bancario “serve un provvedimento ad hoc”. Una legge o un decreto legge per divulgare il nome delle persone cui sono stati saldati i debiti è già di per sé un’anomalia. Ancora più anomala, la circostanza che il provvedimento non sia stato inserito nel decreto con il quale lo Stato ha provveduto a sganciare i denari. Ma forse non è anomalo, è normale. Se la lista venisse resa nota, salterebbero fuori strani intrecci e commistioni. A rafforzare il dubbio, i nomi che circolano da qualche giorno.

Alcuni quotidiani hanno reso nota l’identità di alcuni dei personaggi coinvolti. Uno dei nomi che fa più rumore è sicuramente quello di Carlo De Benedetti. Come riportato da Il Sole 24 ore, nella lista nera “figura sicuramente la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia”.  Alla società elettrica, Monte dei Paschi avrebbe concesso ben “Seicento milioni”. Quando l’azienda è andata in crisi, scrive Il Sole 24 Ore: “I De Benedetti capita l’antifona […] non si sono resi disponibili a ricapitalizzare […]. Alla fine il  «pacco» Sorgenia è finito tutto in mano alle banche che hanno convertito l’esposizione creditizia in azioni”.

Si tratta di un vero e proprio caso da manuale. Un esempio di come non dovrebbe essere gestita una banca. Non avendo ricevuto indietro i soldi dati in prestito, in Monte dei Paschi hanno pensato bene di convertire i crediti in azioni. In altri termini, i vertici della banca hanno fatto l’esatto opposto di ciò che avrebbe suggerito il buon senso. Anziché mandare l’ufficiale giudiziario a cercare di riscuotere, almeno, una parte del credito, sono entrati in società con un’azienda insolvente. Il risultato, ovvio, è che l’istituto si è fatto carico della situazione debitoria dell’azienda. Al punto che – scrive ancora Il Sole 24 ore, “Oggi Sorgenia è tra gli incagli di Mps. Non solo, nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni di euro”.

A ciò si aggiunga che, secondo le indiscrezioni pubblicate finora, nella lista di quanti non hanno onorato il debito, figurerebbero diverse cooperative contigue al Pd, ovvero il partito che, per anni, ha gestito la banca. Per non farsi mancare nulla, Monte dei Paschi avrebbe sostenuto anche le iniziative avviate da soggetti vicini a Forza italia.

In un contesto del genere, è facile immaginare come andrà a finire. S’intuisce, anche,  il motivo per cui, nei confronti dei debitori, non sia stato usato lo stesso criterio impiegato con i comuni mortali. Se un povero Cristo non è nella condizione di restituire il mutuo, la banca lo lascia in brache di tela. In questo caso, quindi, l’equità avrebbe imposto di spremere i debitori milionari fino all’ultimo quattrino. In tal senso, il Parlamento potrebbe ancora discutere il varo di una legge per espropriare i beni e mandare in galera chi ha dato e ricevuto il denaro.

Un provvedimento troppo forte, per una politica che non sa andare oltre l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Una commissione che non si capisce bene cosa debba investigare. Per sapere tutto, basta aprire un cassetto. Ma, con tutta evidenza, piuttosto che mandare in galera i responsabili, si preferisce istituire una commissione parlamentare. Lo strumento più sicuro per insabbiare tutto!

Articolo pubblicato su: mirkotassone.it

 

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