Dicembre, il mese dei Santi
Nel mese dell’Avvento la Chiesa ricorda alcuni dei grandi Santi. Si comincia il 4 dicembre da santa Barbara, della cui biografia poco nulla si sa se non che fosse una bellissima giovane e che per gelosia il padre Dioscoro l’abbia chiusa in una torre per allontanarla dai tanti corteggiatori. Però quando il genitore scoprì che ella si era fatta cristiana la denunciò e la fece sottoporre alla tortura. Barbara non rinunciò alla nuova fede, al che fu ordinato al padre stesso di ucciderla e ciò fu fatto ma il genitore fu immediatamente colpito da un fulmine e ridotto in cenere. Da qui la tradizione di invocare Barbara come la protettrice sugli incendi, sui fulmini e stimarla santa patrona di artiglieria di molti paesi. In Italia è la patrona dei Vigili del Fuoco. Di sant’Ambrogio, patrono di Milano, primo Pastore della città, si fa memoria il 7 dicembre e i Milanesi lo venerano a tal modo che, insieme ad altre manifestazioni, nella serata della sua festa, si apre la stagione musicale dell’Opera alla Scala. Il Santo nacque a Treviri, nelle Gallie, nel 334 ca. e nel 374 venne eletto vescovo per acclamazione popolare, ma accettò con riluttanza perché al tempo era ancora un semplice catecumeno non ancora battezzato.“L’episcopato era una delle responsabilità più alte, perché allora [come oggi del resto] Milano era il centro amministrativo della parte occidentale dell’impero; il suo vescovo era inevitabilmente coinvolto nelle questioni politiche, vi erano schiere di nuovi convertiti da istruire nel Cristianesimo ma il paganesimo era ancora molto diffuso e fra gli stessi Cristiani molti erano seguaci dell’arianesimo che aveva l’appoggio delle classi alte. Questi erano i problemi che il nuovo vescovo doveva affrontare”. Il Vescovo agì sempre seguendo il principio da lui stesso enunciato, secondo il quale: “l’imperatore è all’interno della Chiesa non al di sopra di essa.” E comunque quando i barbari invasero l’impero, Ambrogio non esitò a raccogliere denaro per il riscatto dei prigionieri, fondendo anche, per lo stesso scopo, i calici d’oro e d’argento fatti pervenire dalle varie chiese. Perché, come diceva, “meglio conservare i calici vivi delle anime che quelli del metallo”. Altra memoria cade il giorno prima, il 6 dicembre, quella di san Nicola che fu vescovo di Mira nell’Asia Minore. Molte leggende fiorirono attorno alla figura del Santo e due miracoli contribuirono in particolare a fare accrescere la popolarità: avrebbe consegnato tre borse piene d’oro alle figlie del vicino di casa, che non aveva la possibilità di dar loro dote matrimoniale; inoltre Nicola avrebbe fatto risorgere tre bambini ammazzati e fatti a pezzi da un oste e messi in salamoia. Questo ultimo episodio lo lega ai bambini, cui san Nicola è diventato il dispensatore di regali. In virtù dei regali e doni fatti ai tanti bambini se ne ricava san Nicola origine di “Babbo Natale”: era uso, e lo è ancora, in molte parti del mondo, dare i regali nel giorno della sua festa e il nome “Santa Claus” deriva dalla forma dialettale del nome Nicola. Il 13 dicembre si festeggia santa Lucia, anch’ella dispensatrice di doni ai bambini e venerata da Veneto fino ala sua Sicilia. È la Santa dagli occhi miracolosi che, secondo talune leggende, lacrimarono piogge di grano per sanare la carestia dei Siracusani. Per questo, oltre che protettrice della vista, la si vuole anche dispensatrice di doni, come avviene in Scilla e in alcune aree del mondo, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. Ancora oggi, dopo tanti secoli, Lucia resta per tutti noi credenti, la Santa della Luce ( non a caso, il 13 dicembre è il giorno più corto dell’annoe un po’ dappertutto si accendono falò nelle campagne e nei quartieri cittadini come a Crotone), nonché l’anticipatrice dei doni natalizi. È in Svezia che Lucia è particolarmente venerata con processioni accompagnate dalle “Lucy”, le adolescenti dal saio bianco, cintura rossa e copricapo addobbato di candele accese, che donano i lussekattor, dolci tipici, proprio come in Sicilia dove si offre la deliziosa cuccia, piatto a base di grano farro, che a Bisignano e ad Acri è detta coccia. E il giorno dopo il Natale, il primo santo: Stefano giovane stimato nella comunità cristiana tanto da occupare il primo posto tra i diaconi. Sicuramente però il merito maggiore che si attribuisce a Stefano è quello di aver contribuito alla conversione di Saulo, quello che sarà il grande Paolo. Accusato, Stefano, di pronunciare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio, fu arrestato e condotto davanti al Sinedrio. Quando gli chiesero se l’accusa verso di era vera, rispose con il più lungo riportato negli Atti, ripercorrendo tutta la storia della salvezza fino a Gesù che definiva “il Giusto dal quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori”. Beh, era davvero troppo per i non cristiani e trascinato Stefano fuori della città, cominciarono a lapidarlo a tutta forza mentre Saulo guardava e reggeva il mantello dei persecutori. Sfinito, il giovane cristiano cadde a terra gridando forte prima di morire: “Signore, non imputar loro questo peccato”. I suoi amici cristiani raccolsero il corpo del martire, il “protomartire” della Cristianità, dandogli degna sepoltura. In suo onore, in ogni angolo della Terra sono sorti chiese e monasteri come la Certosa di Serra San Bruno che in antico era detta di Santo Stefano del Bosco. Altri santi di questo mese: il 3 si ricorda Francesco Xavier compagno di sant’Ignazio di Lojola e missionario in Oriente; il 14 si fa memoria di san Giovanni della Croce, compagno spirituale di santa Teresa di Gesù e poeta mistico. Quindi il 27 san Giovanni apostolo ed evangelista; il 28 è il giorno dei martiri perseguitati e sterminati da Erode; infine l’ultimo giorno dell’anno san Silvestro morto a Roma nel 335 e sepolto nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria e fu uno dei primi “non martiri” ad essere venerato come santo dai Romani.
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