Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Parcheggio selvaggio a Reggio Calabria: ennesima "perla" in pieno centro

Il "parcheggio selvaggio" a Reggio Calabria, come noto a chiunque frequenti la città, è un fenomeno diffuso. Una testimonianza di inciviltà che quotidianamente regala "perle" difficili da concepire per chi abbia anche solo una certa dimestichezza con le norme comuni ed elementari del vivere nel contesto di un consesso sociale. Stamattina è appena arrivata alla nostra redazione una fotografia che regala una ulteriore chicca al rosario di automobilisti indisciplinati ed indifferenti alle regole. In via Don Minzoni, pieno centro della città, una vettura parcheggiata completamente sul marciapiede ha ostruito il passaggio ai pedoni, tra cui una mamma con il passeggino. Come si evince dall'immagine che accompagna queste poche righe di commento, il timore di poter incappare nei controlli della Polizia Municipale pare non abbia sfiorato nemmno lontanamente l'ennesimo protagonista di un atto che certifica l'arroganza di tanti, troppi, cittadini. 

Il fantasma del PD volteggia sui resti della Calabria

Fanno sorridere i tentativi di analisi politologica del voto in Calabria. In tanti, in queste ore, si stanno sforzando, tra commentatori e politici, nell'elevarsi verso vette impossibili da raggiungere: conferire dignità politica ad un voto amministrativo che, già per mille ragioni, storicamente e generalmente sfugge a qualsiasi connessione con le dinamiche nazionali. Ancor di più nella nostra regione, dove il voto d'opinione, salvo rarissime eccezioni, ha rappresentato una chimera visibile soltanto ad una sparuta fetta di elettorato, peraltro mai decisivo ai fini del risultato finale. Tuttavia, non è questo l'elemento che stupisce di più: è ben noto, infatti, che la mancata consapevolezza dei propri limiti gioca brutti scherzi quando a farla da padrona è la spocchia. A meravigliare, infatti, è la disperata ricerca tesa a scandagliare le cause del crollo del Partito Democratico, che pure dovrebbe ancora beneficiare della luna di miele con un presidente ed una maggioranza usciti trionfatori dalla competizione celebratasi neanche sette mesi addietro. Ma, come evidente a chiunque, Mario Oliverio in un lasso di tempo così ristretto è riuscito nell'impresa di disperdere per intero il credito di fiducia accordatogli e di cui non sono rimaste nemmeno le briciole. A rendere impietoso il giudizio sulle prime miglia percorse, per modo di dire, dall'ex presidente della Provincia di Cosenza non sono soltanto le mediocri beghe, tra faide territorial-correntizie e Statuto inventato di sana pianta, che hanno finora impedito il parto della Giunta nella sua interezza. In realtà, a lasciare un retrogusto amaro di delusione e sconcerto, è la somma indifferenza verso le drammatiche emergenze che, giorno dopo giorno, stanno affossando la Calabria nel pozzo senza fondo della residualità rispetto al resto dell'Italia e dell'Europa. Come se il gap non fosse già difficilmente colmabile, ci si sta accanendo su questioni tutte interne al partito dominante a Palazzo Campanella, lasciando all'iniziativa dei singoli consiglieri la presentazione di proposte di legge che, nella maggior parte dei casi, resteranno lettera morta. Certo, si dirà, l'Esecutivo presieduto da Oliverio ha pur tirato fuori dai cassetti un paio di provvedimenti, ma immaginare che questo basti, a fronte della gravissima situazione attuale, a rendere meno dura la valutazione complessiva sull'operato della Giunta, è la conferma che da una parte albergano i marziani, dall'altra i cittadini con le loro immani sofferenze quotidiane. La causa di questo scollamento così insopportabile non può che risiedere nella funzione che i partiti, con ancora maggior evidenza in Calabria, conservano nell'attuale fase storica: non più cinghie di trasmissione tra istituzioni e società, ma asettici comitati elettorali senz'anima che rispondono, secondo una confusa catena di comando, a capi e capetti privi di legittimità. Una quota parte di responsabilità più consistente è, per le responsabilità che detiene a livello nazionale e regionale, addebitabile proprio al PD. Un partito che nei fatti non esiste, nella realtà è sfuggente, un'entità astratta utilizzata, in troppi casi, per cavalcare le proprie ambizioni personali, quasi mai aderenti agli interessi della collettività. E' da questa sorgente di indifferenza che arriva il fluido in grado di alimentare, senza soluzione di continuità, l'antipolitica. La scomparsa delle ideologie ha ceduto il passo ai meschini interessi di bottega, difesi da cordate affastellate da personaggi che nulla avrebbero a che fare con l'amministrazione ed il governo della cosa pubblica. D'altro canto le mani libere lasciate da Renzi nelle lontane lande periferiche sono una delle conseguenze peggiori della personalizzazione impressa al partito dal segretario-premier. Una prateria sterminata si è così aperta per coloro che, orfani di una gerarchia autorevole, non hanno il buongusto di rispettare nemmeno il minimo sindacale delle regole: quelle proprie, scelte nell’ambito ristretto di una libera associazione qual è un partito. Come non ricordare, una volta ancora, che, sprezzanti rispetto a quanto sancito dallo Statuto del PD, tre segretari di federazioni provinciali del PD in Calabria continuano imperterriti a mantenere abusivamente le rispettive cariche? Quanto accade, o meglio, non accade, a Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria rappresenta il biglietto da visita di una forza politica che, pur incapace di darsi un ordine interno, si presenta all’opinione pubblica con la velleità di governare i complessi fenomeni contemporanei. Tipica, intollerabile, doppia morale dei tanti che faticano a mettere insieme parole e fatti. "Politik als beruf" sentenziò Max Weber e lo smarrimento che è facile intuire negli occhi dei virgulti che affollano le diverse aule rappresentative non è addebitabile alla difficoltà di tradurre dal tedesco "Politica come professione-vocazione", ma alla mancata conoscenza del pensiero e delle opere dell'intellettuale tedesco.

Reggio, l'annuncio di Falcomatà: "Ok definitivo alle risorse per Atam"

Un altro passo di capitale importanza è stato compiuto lungo il percorso di risanamento dell'Atam (Azienda di trasporti dell'area metropolitana) di Reggio Calabria. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, infatti, ha appena annunciato che il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha apposto la sua firma al decreto che sancisce il via libera definitivo all'erogazione di otto milioni di euro all'Atam. Il primo passaggio formale era stato compiuto dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, che mercoledì aveva dato l'ok allo sblocco dei fondi. 

A Reggio esplode il caso Atam-Castorina, Iachino: "Profondo disprezzo"

"Apprendo con grande stupore dalla Gazzetta di oggi della vicenda che riguarderebbe il capogruppo PD Antonino Castorina, coinvolto nella nomina di un consulente ATAM". Le parole che aprono la nota trasmessa da Nancy Iachino, consigliera comunale del PD a Reggio Calabria, fanno riferimento al caso esploso stamane e che vede protagonista Antonino Castorina, capogruppo dello stesso partito in seno al Civico Consesso. Pomo della discordia l'attribuzione da parte dell'Atam (Azienda trasporti per l'area metropolitana) di un incarico, dell'importo di quasi 25 mila euro, ad un tecnico che, come si legge sulla "Gazzetta del Sud", si dovrebbe interessare "delle procedure di controllo interno". La decisione, adottata dal professor Antonino Gatto, Amministratore Unico dell'azienda immersa in una situazione finanziaria particolarmente delicata, ha scatenato la furia del sindaco Giuseppe Falcomatà. Di fronte alla richiesta di dimissioni avanzata dal Primo Cittadino, Gatto ha svelato il retroscena all'origine del caso: ad indurlo ad assegnare il ruolo finito nel ciclone sarebbe stato Castorina. Una circostanza che, se possibile, ha reso ancora più furibondo Falcomatà, e non solo lui. "Con grande amarezza - scrive infatti Nancy Iachino - subisco gli attacchi personali di chi, quando conviene, fa d’un filo d’erba un fascio e mi trovo costretta a scrivere. Sono più che sicura del fatto che si tratti dell’ennesimo caso di fraintendimento e travisamento di una qualche mezza notizia incompleta, di come ne circolano a bizzeffe. Che sia accaduto o meno quanto denunciato da Gazzetta di oggi, 09/06, mi preme rendere pubblica la totale estraneità del gruppo PD e della mia persona in particolare. Una tale (presunta) azione del capogruppo, in altre parole, non è stata decisa all’interno del gruppo consiliare, o ciò è avvenuto in mia assenza e a mia totale insaputa. Voglio ribadire il mio profondo disprezzo nei confronti di certe pratiche, che poco hanno a che fare con l’esigenze della Città, dei suoi lavoratori e più in generale con lo spirito che DEVE animare la passione politica. Personalmente, ho sempre considerato la Politica una delle forme più alte di Servizio al prossimo, e non a sé stessi o al proprio entourage, e per quel poco che ho fatto e che riuscirò a fare in futuro spero di aver dimostrato e di dimostrare nei fatti quanto affermo. Mi va più che bene un controllo e una spietata critica, che troverò sempre e comunque costruttiva se fondata". Ma mi soffoca, mi spezza le gambe, mi umilia e mi offende profondamente - confessa la consigliera - l’attacco per un (presunto) atto che non condivido, che non ho compiuto e conto di non compiere mai! La Politica è un’altra cosa!". In coda, è opportuno ricordare che i problemi in cui versa Atam sono tali che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ne ha chiesto il fallimento e la sua stessa sopravvivenza continua ad essere a rischio e con esso il destino lavorativo dei dipendenti.

Subscribe to this RSS feed