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Luigi Tassone candidato a sindaco: il senso di una scelta non scontata

Il dado è tratto: mancava l'ufficialità e da ieri sera, come noto, è arrivato anche il sigillo: Luigi Tassone è il candidato sindaco della lista "La Serra". Non che ci fossero dubbi in merito, come avevamo scritto con qualche giorno d'anticipo. Troppi i segnali univoci ed inequivocabili,  più chiari e rumorosi anche delle voci che da settimane si rincorrevano di bocca in bocca. Ed in politica, si sa, i messaggi simbolici hanno un peso specifico enorme. L'operazione si presta a diverse considerazioni, la prima delle quali non può che partire dal deus ex machina: tanto di cappello a Bruno Censore. L'organizzazione della cena a casa sua, approntata per comunicare e motivare la scelta alle truppe, insieme al discorso pronunciato per l'investitura hanno permesso di serrare i ranghi, annullare qualsiasi tentazione di ribelle insoddisfazione. Non era scontato, e di questo bisogna rendere merito al deputato del PD. Non lo era perché, almeno agli occhi dell'osservatore esterno, quella di Luigi Tassone poteva, e può tuttora, apparire come una decisione forzata, calata dall'alto. Qualcosa di molto diverso dal percorso, condiviso e partecipato, che magari per qualcuno sarebbe stato auspicabile. Le reazioni, immediate e del giorno dopo, nella cerchia dei candidati sembrano essere sinceramente positive. Ciò significa che la strada tracciata a suo tempo dal leader del Partito Democratico, al netto degli intoppi che pure ci sono stati lungo la via, ha portato il risultato sperato: tutti compatti, senza eccezioni, a supporto del candidato alla carica di Primo Cittadino di Serra San Bruno. Chiunque, tra sostenitori ed avversari, riconosce a Luigi Tassone doti di umanità non comuni: educazione e signorilità che da oggi, e fino alla fatidica giornata del voto, lo "obbligano", in un'epoca segnata dall'inciviltà dei rapporti e dalla cattiveria gratuita, a farsi garante di una campagna elettorale che sia fondata sulla proposta e non sulla demolizione dell'avversario, sulla spasmodica volontà di contribuire al bene comune e non sulla denigrazione personale. E' nelle sue corde e farà bene ad usare queste che sono le sue armi naturali. Detto ciò, è indubitabile che le perplessità dell'osservatore esterno rispetto ad un personaggio dal futuro da predestinato ma dal presente tutto da decifrare in quanto mai misuratosi con il pesante fardello delle responsabilità amministrative, siano ben presenti. Soprattutto di fronte ad uno scenario, ricco di difficoltà e seri, problemi, in cui è immersa Serra in questo frangente storico. Inutile girarci attorno: la cittadina  merita di essere ribaltata centimetro quadrato per centimetro quadrato ed ha la necessità, questa sì storica, di essere guidata con polso fermo, autorevolezza e competenza. Tutte caratteristiche che, a prescindere da chi sarà premiato il 5 giugno dalle urne, dovranno costituire la dotazione minima se si vuole porre un argine allo sbando inconcludente e prendere la rincorsa necessaria per riportare Serra al posto che merita. 

 

Le elezioni comunali di Serra ai tempi di Facebook: occhio alle insidie della "giungla"

Post che appaiono e durano la breve vita di uno scivolone fuori controllo perché, si sa, l'attimo preciso della caduta non è mai gestibile. E, quindi, meglio, molto meglio cancellare rapidamente con un rapido clic botta e risposta feroci in cui lo stesso autore è tirato in ballo dagli interlocutori che lo inchiodano a pregresse responsabilità, pensieri e parole di tutt'altro tenore rispetto a quelli manifestati nella contingenza del momento. Profili privati che, anch'essi, scompaiono in un battibaleno e chissà se, in un caso e nell'altro, il sospetto di interventi dall'alto sia qualcosa di più. Quella che, in altri tempi ed in altre epoche, era una lunga maratona elettorale in cui le tappe decisive erano il porta a porta, i capannelli in piazza e, culmine massimo, i pubblici comizi via via più infuocati lungo la marcia di avvicinamento all'apertura delle urne, si è trasformata in quello che appare giornalmente sotto gli occhi. Un rosario infinito di frasi, molte dal sen fuggito, che avvelenano i pozzi senza nulla aggiungere e nulla togliere alla verità dei fatti. E' la comunicazione orizzontale, bellezza e nemmeno Serra San Bruno può sfuggire all'orgia di sgrammaticate vanità che ambirebbero ad essere meditate riflessioni e, invece, si riducono ad essere banalità assortite senza fondamento e sprovviste di appigli, sia pur deboli, alla concreta ostinazione della realtà. Sembra quasi che l'intenzione sia quella di dare sostegno alla tesi secondo cui quel che viene mostrato sui social network è soltanto una parvenza virtuale di esistenza e, dunque, virtuali, devono essere anche i contenuti. Ma così non è: il filo rosso che lega la pubblica rappresentazione di ciascuno di noi sul web e le forme assunte dalle interazioni "faccia a faccia" è, lo si voglia o no, inestricabile. Illudersi del contrario è roba commestibile solo per gli ingenui e per coloro che vivono, essi sì, nell'irrealtà. Proprio in virtù di queste considerazioni è innegabile che, sebbene ancora non deflagrata tra i vicoli ed i palchi, la campagna elettorale permanente per il rinnovo del Consiglio Comunale serrese è partita già molti mesi addietro. E' il "diritto di tribuna" concesso on line a chiunque a spingere con forza verso la deriva di una polemica insistita che talvolta riesce a rimanere sui binari dell'ironia, ma troppo spesso sconfina nell'insulto gratuito, nella maligna provocazione e in queste circostanze la toppa è sempre peggio del buco. Il periodo più caldo della contesa si avvicina ed è facile immaginare che l'approssimarsi del 5 giugno contribuirà in modo decisivo ad alzare il tiro. Niente e nessuno sarà risparmiato. La ricerca di gloria personale produce l'effetto collaterale di essere lì, nudi, davanti all'ampia platea, attiva e passiva al tempo stesso, che non aspetta altro: sfogare i propri istinti derivanti da antichi e nuovi rancori. Qualcuno si è attrezzato in anticipo tirando fuori dal cilindro profili falsi da cui scagliare dardi avvelenati, altri sono sbarcati o si accingono a farlo, per la prima volta su Facebook. Senza dimenticare gli inviti inviati per accrescere il numero di fan delle pagine aperte dalle varie liste e che possono trasformarsi in incidenti diplomatici gravidi di accuse reciproche. Indicativi, in questo senso, appaiono i primi passi mossi dai neofiti. E' facile cogliere, già agli albori della loro esperienza sul web, le differenze di stile, di cultura, di preparazione: ulteriore esempio di quel percorso senza soluzione di continuità tra vita lontana da una tastiera o da uno smartphone e quella disegnata on line. Da una parte, c'è chi, fin da subito ha capito l'enorme potenzialità dello strumento e ne sfrutta appieno, con intelligenza efficace, le caratteristiche peculiari. Altri, invece, sono ancora imbalsamati, marziani che provano pigramente e senza successo a districarsi nei meandri di un pianeta ancora ignoto. Le giuste dosi di coraggio e prudenza politica, onestà intellettuale e rispetto nei confronti degli interlocutori, discrezione mai invadente e consapevolezza del ruolo: è con questi ingredienti che si ottiene il mix perfetto per preparare il piatto di una credibile visibilità. Se le dita corrono veloci è consigliabile fermarsi un attimo prima dell'impatto con il muro della pubblica opinione. 

La "bufala" delle minacce allo Sporting Locri è (l'ennesimo) favore alla 'ndrangheta

Era una "bufala", l'ennesima in verità, ma le conseguenze, come sempre, rischiano di andare ben oltre le originarie intenzioni degli orchestratori. Il riferimento è alla vicenda che aveva portato alla ribalta nazionale lo "Sporting Club" di Locri, una squadra di calcio a 5 femminile. Ferdinando Armeni, il presidente, aveva denunciato l'esistenza di messaggi intimidatori. Storia del Natale scorso e che aveva creato un tale trambusto da far scendere giù in Calabria i vertici federali con il consueto contorno di codazzi mediatici. Un "circo" messo su per qualcosa che oggi la Procura della Repubblica definisce una "montatura", chiedendo contestualmente la chiusura del caso. Il massimo responsabile del sodalizio jonico, del resto, si era platealmente esposto annunciando la volontà di ritirare il club dal torneo. Una mossa che provocò rapidamente la costruzione di quel muro di cartapesta, fatto di solidarietà superficiale e pietoso opportunismo, che sempre in casi analoghi viene eretto da istituzioni, giornali, politici, organizzazioni varie e altre amenità simili. In questo caso, buon per noi, la magistratura è riuscita a cogliere fin da subito gli elementi dell'inganno ed alle toghe, attente nella circostanza, va reso il giusto tributo. Ma in quante altre occasioni, al contrario, si è registrata una acritica adesione alle posizioni, prezzolate, di antimafiosi di comodo. O forse immaginiamo che sia la prima volta in cui ci trova di fronte, come spiegato dal Procuratore della Repubblica Luigi D'Alessio, a frasi minatore "costruite in casa"? No, naturalmente no, ma altrettanto normalmente il rischio concreto che in questa terra, si venga additati al pubblico ludibrio se non si esibisce l'adesione al gregge dell'antimafia parolaia, è troppo elevato. E allora, piuttosto che essere tacciati di connivenza, è meglio, molto meglio, accucciarsi sotto le calde coperte di questo o quel magistrato, di questo o quel giornalista: gruppi che agiscono per bande e che incassano denari e popolarità, verginità ed autorevolezza sulla pelle dei tanti silenziosi, e veri, eroi della lotta alla criminalità organizzata. Le penne starnazzanti e gli accigliati sacerdoti della giustizia che, prendendo in prestito le parole di Ligabue, "alzano il calice sentendosi Dio", sia pur costretti a rimanere ammutoliti per qualche giro di lancetta a causa di questo stop imprevisto al flusso ininterrotto di criminali banalità, riprenderanno presto voce, ben scortati da una parte consistente di opinione pubblica con il forcone in mano e l'ugola squarciata da grida ossessive. Ricoprire ogni storia con la patina tarocca della guerra alla 'ndrangheta è il più grande assist che si possa servire a boss ed affiliati. Banditi che non aspettano altro: avere come avversario l'esercito del nulla composto da arrampicatori sociali, siano essi armati di una tastiera del pc, di una tessera di partito o di una toga, ma tutti, rigorosamente, con la bandierina di questo o quel gruppo antimafioso da agitare in modo ostentato così che tutti possano vedere e non dubitare del loro candore.

Comunali Serra: A.A.A. cercasi "Primarie delle Idee"

"Il 3 aprile celebreremo le 'Primarie delle Idee' chiamando a raccolta esponenti del mondo della cultura, del volontariato, dei comitati, di tutte le categorie che hanno a cuore le sorti del paese e metteremo in campo dei tavoli per scrivere insieme il programma". Era il pomeriggio di sabato 19 marzo e Luigi Tassone annunciava l'iniziativa durante la manifestazione organizzata a Palazzo Chimirri per presentare il simbolo della lista "La Serra rinasce" (cliccando qui è possibile leggere l'articolo in questione). Un evento interessante ed originale al tempo stesso, che lasciava presagire entusiasmo e passione civile. Un'idea che, se concretizzata, avrebbe, la forza di canalizzare attivamente la partecipazione popolare in vista del voto del 5 giugno. Eppure, qualcosa deve essersi inceppato nell'ingranaggio. Da lì a qualche giorno delle "Primarie delle Idee" si sono perse le tracce. A ridosso della data prefissata l'iniziativa si è trasformata in un pubblico comizio in Piazza Monumento per "dire basta" all'Amministrazione Rosi che nel frattempo aveva già esalato l'ultimo respiro, certificato l'indomani mattina dalle dimissioni di sette consiglieri comunali. Di fronte al cambio in corsa del programma, le domande poste per comprenderne le ragioni hanno ricevuto una risposta univoca: le 'Primarie delle Idee' si svolgeranno la domenica successiva perché la crisi interna alla maggioranza imponeva una rapida presa di posizione pubblica. Appuntamento, dunque, al 10 aprile. Ma anche oggi tutto tace e questa volta di motivazioni, vere o di comodo, nessuno è disposto a darne. Naturalmente non può essere addotta come giustificazione la previsione che in queste ore le condizioni meteo non sarebbero state delle migliori. Un raduno così rilevante da essere reso pubblico in una sala affollata di militanti e simpatizzanti avrebbe avuto, come è giusto e ovvio che fosse,  già nei giorni precedenti una adeguata cassa di risonanza sui media e sui social network. E invece, silenzio su tutti i fronti. Cosa sia accaduto dal 19 marzo in poi è avvolto in una misteriosa bolla sospesa nel vuoto del segreto enigmatico. Una gestione ambigua che fa il paio con il paradossale enigma che ruota attorno all'oscurità nella quale è avvolta l'inafferrabile scelta del candidato a sindaco. Da una parte il tam tam di voci, ormai tutte convergenti sul nome del giovane Luigi Tassone, la cui sovraesposizione è sotto gli occhi di tutti, eccezion fatta per coloro che non vogliono vedere. Dall'altra, una bizzarra chiusura a riccio che lambisce i confini dell'assurdo se solo si pensa che in tutta Italia, anche nelle metropoli, il PD, ha da tempo reso noti i propri aspiranti Primi Cittadini. Ovunque, ma non a Serra San Bruno, dove pure ha avviato la campagna elettorale in netto anticipo rispetto alle altre liste. E dire che nelle altre località in cui si apriranno le urne tra otto settimane il Partito Democratico ha avuto anche il tempo di rispettare se stesso celebrando le Primarie, un passaggio che nella cittadina della Certosa è stato giudicato superfluo. 

 

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