Chiusura del Centro per l’impiego di Vibo, Tassone presenta un’interrogazione: “La Regione ponga fine ai disagi”
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Dovrebbe essere il simbolo dell’efficienza in quanto snodo essenziale per l’incontro di domanda e offerta di lavoro, invece è l’emblema degli stenti del Vibonese, dove anche ciò che altrove è scontato diviene un’impresa titanica da realizzare.
Il Centro per l’Impiego (noto ai più come ufficio di collocamento) di Serra San Bruno è un ufficio pubblico che incarna la crisi del pubblico impiego e, soprattutto, dei servizi al cittadino in un’area in ritardo di sviluppo. Di prove terribilmente tangibili ce ne sono a iosa: i dipendenti, ad esempio, continuano ad aspettare le mensilità arretrate, ma intanto si autotassano per poter provvedere alla pulizia interna dei locali di via Guardiaboschi Mulè.
Contattare telefonicamente gli uffici è ormai impossibile: dopo circa un mese in cui erano rimaste abilitate alla sola ricezione, le utenze sono state staccate per morosità. Il messaggio per i disoccupati è devastante: che senso ha avvicinarsi ad uffici che sembrano messi peggio di chi è alla ricerca di un lavoro? Pensare a prospettive positive rischia di divenire così un triste esercizio autolesionista: la crisi qui non è un passaggio da una situazione ad un’altra, ma una condizione che appare perpetua.
E in questo senso, torna alla mente un vecchio slogan: “Vivi la Provincia di Vibo Valentia”. Vivila e, forse, riuscirai a renderti conto della sofferenza che c’è...