Imprenditore non versa l'Iva, confiscati beni per oltre 360 mila euro

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca per equivalente, per un valore superiore a 360 mila euro.

La misura è stata emessa dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, nei confronti di un imprenditore condannato per il reato di omesso versamento dell'Iva.

Il provvedimento, eseguito dalla Compagnia di Palmi sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, scaturisce da un’attività d’indagine eseguita nei confronti di un’impresa individuale operante nel settore del trasporto merci su strada, il cui titolare ha omesso di versare l’Imposta sul valore aggiunto, dovuta in base alla dichiarazione annuale relativa all’anno d’imposta 2010, per un importo di oltre 361 mila euro.

In esecuzione del decreto di confisca, le fiamme gialle hanno cautelato diversi conti correnti e beni mobili, nella disponibilità dell’imprenditore.

 

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Vende smartphone online, ma evade l'Iva per 500 mila euro

I finanzieri del Gruppo di Locri hanno accertato, al termine di una complessa attività ispettiva, un’evasione fiscale per oltre 500 mila euro perpetrata da un commerciante operante nel settore della vendita online di telefonia.

Le investigazioni, supportate da numerosi riscontri contabili, hanno consentito alle fiamme gialle di scoprire la vendita di prodotti ai quali non veniva applicata l’Iva.

Il commerciante acquistava regolarmente i prodotti tecnologici avvalendosi del regime del reverse charge, una modalità di assolvimento dell’Iva derogante le usuali regole che designano il cedente quale soggetto debitore dell’imposta ma, nel caso di inversione contabile, è l’acquirente a dover assolvere l’Iva.

Il controllo fiscale ha permesso ai militari di scoprire il meccanismo che l’imprenditore usava per evadere il fisco: al fine di non applicare l’Iva sulle vendite ai propri clienti faceva indebitamente ricorso, dopo aver acquistato con il sistema del reverse charge, al c.d. “regime del margine”, meccanismo contabile previsto dalla legislazione fiscale per le cessioni di beni usati.

L'illecito, realizzato evitando il pagamento degli oneri fiscali dovuti, ha così permesso di offrire prezzi economicamente più vantaggiosi, a discapito dei soggetti economici che operano nel pieno rispetto delle norme fiscali.

L’attività ispettiva si è conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle entrate per il recupero dell’Imposta sul valore aggiunto evasa per circa 500 mila euro, in ordine al fatturato realizzato per oltre 2 milioni di euro negli ultimi cinque anni.

 

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Scoperta evasione fiscale per circa 1.100.000 euro di una società del settore immobiliare

Le Fiamme gialle, a seguito di un’articolata verifica fiscale eseguita nei confronti di una società operante nel campo delle compravendite immobiliari, hanno accertato che quest’ultima aveva presentato infedelmente le dichiarazioni dei redditi per gli anni d’imposta 2012 e 2013, indicando ricavi irrisori rispetto al reale volume di operazioni commerciali ed immobiliari imponibili poste in essere, consentendo di accertare profitti occultati al fisco per circa 1.100.000 di euro. In particolare, i finanzieri, pur in presenza di una contabilità carente e frammentaria, sono riusciti comunque a ricostruire pazientemente l’intero ciclo delle operazioni di gestione e delle compravendite immobiliari eseguite dalla società verificata, ricostruendo l’effettivo giro d’affari realizzato dall’impresa, nei confronti della quale sono stati constatati, oltre ai predetti ricavi non dichiarati, anche un’imposta evasa ai fini Ires per circa 250.000 euro, un’Iva dovuta per circa 90.000 euro, omessi versamenti di varie imposte e ritenute fiscali per circa 35.000 euro, nonchè violazioni in materia societaria per omesso deposito di bilanci di esercizio presso la competente Camera di commercio. Inoltre, durante l’espletamento delle operazioni di verifica veniva accertato e contestato l’impiego di 4 lavoratori in “nero”, rinvenuti intenti a svolgere le proprie prestazioni lavorative presso il luogo di esercizio dell’attività, senza la preventiva comunicazione al competente Centro per l’Impiego. Prosegue incessantemente l’azione di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, finalizzata alla repressione degli illeciti in materia fiscale. Quest’ultima attività rappresenta uno dei principali obiettivi strategici delle Fiamme gialle, volta a tutelare i contribuenti onesti e, nel contempo, a contrastare le distorsioni del mercato prodotte da una concorrenza del tutto sleale posta in essere proprio dalle imprese che evadono, le quali sopportando un minor carico fiscale, si pongono in una evidente e ingiusta situazione di vantaggio competitivo.

 

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Unimpresa: “Su accise benzina e Iva stangata da 54 miliardi”

L'Iva schizzerà fino al 25% e comporterà un aggravio di tasse, dal 2017 al 2019, di oltre 54 miliardi di euro. Rispetto al 2016, il prelievo legato all'imposta sul valore aggiunto salirà di oltre 15 miliardi nel 2017, aumenterò di 19,5 miliardi nel 2018 e di altri 19,5 miliardi nel 2019. Sono previsti, poi, incrementi delle accise sulla benzina, nel triennio, per 700 milioni di euro. Il giro di vite fiscale previsto dalle clausole di salvaguardia inserite nella manovra ammonta, pertanto, a 54,2 miliardi. Questi dati di una analisi del Centro studi di Unimpresa circa gli effetti delle misure inserite nella legge di stabilità all'esame del Senato. Il giro di vite fiscale è la conseguenza delle clausole di salvaguardia previste dalla manovra sui conti pubblici. Tali clausole sono state sterilizzate per il 2016 e il governo ha così evitato maggiori oneri fiscali a carico dei contribuenti per circa 16 miliardi che, senza tali interventi, sarebbero scattati il prossimo anno. Analogo intervento di sterilizzazione, tuttavia, non è stato per ora previsto per gli anni successivi e in particolare per il triennio 2017-2019, arco di tempo nel quale l'Italia è obbligata a raggiungere il pareggio di bilancio in linea con gli impegni assunti negli scorsi anni con l'Unione europea. Al momento, dunque, sono previsti ingenti aumenti di imposta a partire dal 2017 quando l'aliquota ordinaria Iva salirà dal 22% attuale al 24% fruttando 8,1 miliardi in più di gettito; sempre nel 2017 è previsto l'innalzamento dell'aliquota agevolata Iva dall'attuale 10% al 13% con maggiori entrate per 6,9 miliardi: nel 2017, dunque, nelle casse dello Stato entreranno 15,1 miliardi in più. Nel 2018, l'aliquota ordinaria Iva passerà fino al 25% e tale incremento comporterà ulteriori entrate fiscali per 4 miliardi; nel 2018 scatterà anche l'aumento delle accise sulla benzina parti a 350 milioni: in totale, nel 2018 ci sarà un giro di  vite per 19,5 miliardi che si ripeterà anche l'anno successivo. Complessivamente, tra il 2017 e il 2019, ci sarà un aumento di tasse per 54,2 miliardi di euro così ripartito: 20,8 miliardi arriveranno dall'aumento dell'aliquota agevolata  Iva dal 10 al 13%; 24,5 miliardi dall'aumento dell'Iva ordinaria dal 22% al 24% e altri 8,1 miliardi per l'ulteriore incremento al 25%. Dall'innalzamento delle accise sulla benzina arriveranno invece 700 milioni di euro. “È la manovra delle tre carte e delle incognite, a fronte di sforbiciate fiscali per il prossimo anno ci prepariamo a fare i conti con una vera e propria mazzata. I tagli di tasse devono essere strutturali perché da un lato devono dare fiducia alle famiglie dall'altro devono mettere le imprese in condizione di poter pianificare gli investimenti futuri" commenta il presidente di Unimpresa Calabria, Giuseppe Pratticò.

 

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