Liquami in un bosco, due denunce

I carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno denunciato due persone di San Demetrio Corone, per il reato di gestione non autorizzata di rifiuti.

Nello specifico, i militari della Stazione di San Demetrio Corone hanno scoperto che in un bosco di contrada Barbuzzo, venivano sversati liquami con gravi conseguenze per la vegetazione.

Predisposto un servizio d'appostamento ed osservazione, gli uomini dell'Arma hanno sorpreso un uomo che, a bordo di un trattore agricolo che trainava una grande cisterna, sversava  sul terreno i liquami.

Una volta bloccato, il responsabile ha dichiarato di lavorare per conto di un imprenditore locale, titolare di un frantoio che gli aveva commissionato di smaltire i residui oleari.

Sulla base delle dichiarazioni raccolte, i carabinieti hanno identificato il titolare della ditta.

Per entrambi è quindi scattata la denuncia per il reato di gestione non autorizzata di rifiuti.

L'area interessata dallo sversamento e la cisterna con i liquami sono state sequestrate.

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Liquami sversati in un fosso, sequestro e denunce

Una condotta, un fosso lungo alcuni chilometri ed un collettore che sfocia nel mare.

E’ quanto hanno sequestrato, a Corigliano-Rossano, i carabinieri forestale della locale Stazione.

Il provvedimento è stato assunto poiché, da diversi anni, l’amministrazione comunale avrebbe consentito lo sversamento nel fosso, di liquami fognari non trattati.

Per i militari, il fosso, denominato “Santa Lucia”, non sarebbe idoneo a svolgere le funzioni di corpo recettore, tanto da far configurare anche una gestione illecita di reflui urbani.

Peraltro, come confermato dagli esami effettuati dall’Arpacal, nelle acque  del fosso sarebbe stato riscontrato un tasso elevato di escherichia coli.

Pertanto, contestualmente al sequestro, i carabinieri forestale hanno denunciato sei persone, tra tecnici comunali ed amministratori. 

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Liquami fognari in un fiume, sequestrato depuratore

I carabinieri forestali della Stazione di San Pietro in Guarano hanno denunciato due persone, per violazione alla normativa ambientale.

Si tratta di due dirigenti della "Ge. Ko", società che gestisce l’impianto Coda di Volpe, nel quale confluiscono i reflui fognari di 27 comuni.  

I due, sospettati di aver contribuito alla contaminazione del fiume Crati, sono i responsabili dell’Ufficio tecnico e il Site manager della "Ge.Ko" che si occupa di un impianto di sollevamento liquami in località “Boccalupo” di Rose.

Il sistema che raccoglie i reflui fognari del comune è stato posto sotto sequestro.

La denuncia giunge in seguito ad un controllo effettuato nei giorni scorsi dai militari, dai responsabili della società e dai tecnici comunali.

Nel corso dell'attività ispettiva è stata constatata la presenza di un pozzetto fognario del comune di Rose, collegato all’impianto di sollevamento liquami.

I successivi accertamenti hanno permesso d'individuare una condotta che scaricava il tutto sul suolo, creando un flusso regolare e costante che sfociava direttamente nel fiume Crati.

Il processo avveniva senza alcun trattamento di depurazione, come confermato dalla presenza di residui solidi allo sbocco, dai segni di imbrattamento della vegetazione circostante, oltre che dall’intorbidimento delle acque di scolo e dal cattivo odore presente in zona.

Ulteriori controlli hanno permesso ai militari di scoprire la presenza di una condotta di scarico attiva proveniente dal sistema fognario, il mancato funzionamento dell’impianto di sollevamento e la presenza di reflui urbani all’interno dei pozzetti d’ispezione.

Tale stato ha provocato l’intasamento dei reflui urbani nella camera di pompaggio, con il conseguente scarico sul suolo, senza idoneo processo di depurazione. 

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Smaltimento illecito di rifiuti zootecnici, denunciato titolare di un allevamento del vibonese

I carabinieri forestali delle Stazioni di Spilinga e Vibo Valentia hanno denunciato una persona, accusata di aver smaltito illecitamente rifiuti zootecnici, quali liquami e deiezioni di bovini.

Il controllo ha presso le mosse in seguito ad una serie di segnalazioni con le quali è stato denunciato l’inquinamento subito dai terreni località Polarizzi - Poro di Spilinga, contigui al luogo  in cui sorge l’allevamento.

All’interno dell’azienda zootecnica, i militari avrebbero accertato che le deiezioni ed i liquami prodotti, stoccati su un’apposita platea impermeabile, collegata ad un pozzo di raccolta dei reflui per la successiva fertirrigazione, tracimavano.

Una parte dei rifiuti ristagnava nei terreni limitrofi, mentre un’altra parte finiva, attraverso un fosso naturale, nella fiumara Ruffa, per poi sfociare nel mar Tirreno. I carabinieri forestali hanno, pertanto, sequestrato la platea ed il pozzo ad essa collegato e, contestualmente, hanno segnalato all’ Autorità giudiziaria il proprietario dell’allevamento per aver smaltito sul suolo, e nel sottosuolo, illecitamente rifiuti speciali non pericolosi costituiti da reflui zootecnici.

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Posta sotto sequestro parte della rete fognaria di Saracena

Gli uomini del Nipaf (Nucleo investigativo di Polizia Ambientale del Corpo Forestale) di Cosenza hanno accertato lo scarico sul suolo di parte delle acque reflue provenienti dalla rete fognaria pubblica del Comune di Saracena.

L'attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, che ha visto impegnati anche gli uomini dei Comandi Stazione di Laino Borgo e Castrovillari, è scaturita a seguito di una denuncia ed ha interessato gran parte della rete fognaria del Rione San Pietro. In particolare si è accertato che i liquami, maleodoranti e di colore torbido e con residui di materiale solido, provenienti da una condotta della rete fognaria, dopo essersi incanalati, formano una cascata che attraverso un costone scende fino al letto del Torrente Garga, con conseguente danneggiamento ed alterazione dell’equilibrio chimico e biologico delle sue acque. Un ulteriore punto di scarico delle acque reflue, che confluisce sempre all’interno del Torrente Garga, è stato inoltre scoperto nei pressi della centrale idroelettrica di proprietà dell’Enel a valle dell’abitato di Saracena.

A seguito di tali accertamenti si è provveduto al sequestro di un pozzetto e di una parte della condotta fognaria oltre allo scarico rinvenuto nei pressi della centrale idroelettrica. Si è inoltre provveduto al deferimento del siindaco e del responsabile dell’Ufficio Tecnico per violazione alla normativa ambientale. In particolare è stato violato il divieto di scarico di acque reflue sul suolo e negli strati superficiali del sottosuolo, omettendo il trattamento delle acque provenienti dagli stessi con conseguente immissione nel Torrente Garga.

L’attività di controllo ha interessato anche l’impianto di depurazione comunale situato in località San Vito nel quale sono stati rinvenuti all’interno dei letti di essiccamento un cospicuo quantitativo di fanghi di depurazione ricoperti di vegetazione i quali non sono stati smaltiti per come previsto dalla normativa vigente. Per tale motivo si è provveduto al deferimento per “gestione illecita di rifiuti” del responsabile dell’Azienda Pluriservizi del Comune che gestisce l’impianto.

Questi controlli  rientrano in una vasta attività d’indagine sulla depurazione che il Corpo Forestale da mesi sta effettuando in Provincia di Cosenza e che ha portato a diversi sequestri. A Saracena gli accertamenti stanno proseguendo poiché dai primi riscontri pare che tutto il rione oggetto del controllo non sia connesso al depuratore.

Liquami su terreno e torrente, sequestrata parte di un’azienda agricola

Personale del  Commissariato di P.S., unitamente a personale del Comando Polizia Municipale e al Dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Rossano,  ha proceduto al sequestro penale di una nota azienda agricola di P.G., di 51 anni, in quanto ritenuto responsabile dei reati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e Distruzione o deturpamento di bellezze naturali, abbandono di rifiuti (art. 256 comma 1°, art.137 comma 1° T.U.L. Dlgs 152/2006 e ss.  Mod. e 734 C.P.). In particolare,  il personale operante,  a seguito di ispezione ed accertamenti all’interno dell’azienda, ubicata in contrada Trapesimi in Agro di Rossano,  ha accertato, che a circa 10 metri dalla stalla adibita a ricovero  bovini, con annessa vasca per la  raccolta di rifiuti liquidi, il titolare dell’azienda aveva realizzato un deposito di letame (codice CER 02.01.06) di circa 25 metri cubi, adagiato su superficie non pavimentata e priva di ogni sovrastante copertura, dalla quale si è originato un riversamento di acque reflue, che dopo aver attraversato un porzione della superficie aziendale e proprietà private, è sfociato  nel torrente Coserie. È stato richiesto anche  l’intervento di personale Arpacal per il campionamento. È stato accertato lo spandimento sui terreni, dei liquami,  senza possibilità di assorbimento, che hanno dato luogo a ruscellamenti e riversamenti, integrando  il reato di abbandono di rifiuti. Si è proceduti, pertanto, al sequestro di una parte dell’azienda e precisamente della superficie di 1500 mq.  ove si trova l’abbanco di letame, lo scarico ed i successivi ruscellamenti. L’area oggetto di sequestro è stata affidata in custodia giudiziale a P.G., il quale è stato reso edotto dei doveri di custodia.

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