Alunno minaccia il Prof: "non mi faccia incazzare, mEtta sei. Chi comanda qui, s'inginocchi" (VIDEO)
"Non mi faccia inca..are, metta sei". Questa la frase con cui ha inizio un ignobile video, subito diventato virale, nel quale si vede un alunno che bullizza un docente.
Il fatto è successo a Lucca in una classe di primo anno dell'Itc "Francesco Carrara" dove, con ogni probabilità, l'alunno, autore del deprecabile gesto, aveva appena ricevuto un'insufficienza che ha fatto scattare la rabbia. Nel video, pubblicato in rete dagli stessi compagni di classe del ragazzo, si vede l'alunno in piedi alla cattedra, a pochi centimetri dal professore che è intento a segnare il cattivo voto sul registro elettronico.
Il bullo non ci sta e gli urla due volte "prof, non mi faccia inca...are" tentando di strappare il tablet dalle mani dell'insegnante. A quel punto il professore si alza e il ragazzo, urlando più forte continua "non mi faccia inc...are, metta sei". Dopo di che il giovane si allontana qualche passo dalla cattedra, dando le spalle all'insegnante, poi si rigira e puntandogli il dito in faccia insiste "lei non ha capito nulla, chi è che comanda... s'inginocchi!". Il tutto mentre il resto della classe ride e riprende.
Non è finita qui, il video continua con la classe che prende parte al vile atto di bullismo mettendo sulla cattedra i cestini della spazzatura mentre un altro ragazzo, dopo aver indossato un casco da motociclista, simula delle testate all'indirizzo del professore.
Il video, che ha fatto il giro della rete indignando l'Italia intera, è ovviamente arrivato anche tra le mani del dirigente scolastico, il professor Cesare Lazzari, che ha commentato "Stiamo monitorando la vicenda per comprendere ciò che è successo, da sempre lavoriamo per la prevenzione di fatti simili". Sempre il dirigente ha assicurato che "saranno presi provvedimenti, ci sono già 2-3 procedimenti disciplinari in corso, è un fatto gravissimo, l'insegnante è sconcertato. Ed è grave anche che non sono venuto a saperlo dall'interno della classe, ma da persone esterne. Questo silenzio, se non addirittura complicità della classe, è altrettanto grave rispetto al fatto in sé".
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